40# The end.

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SCARLETT POV:
Spencer si comportava in maniera ambigua da tutta la mattina. Faceva chiamate di nascosto, sembrava frenetico, ed ora mi stava fissando con un'espressione preoccupata dall'ufficio di Hotch.
Presi da parte Derek e gli chiesi se sapesse qualcosa.
«Non saprei ragazzina, ma sai come è Spencer! Magari stanno discutendo di qualche caso con Hotch!» disse Derek.
«Ha un'altra?» chiesi preoccupata.
«Un'altra? Un'altra cosa?» rispose Derek.
«Ragazza! Un'altra ragazza!» chiesi scaldandomi.
«Scarlet!!» esclamò ridendo Derek.
«Avresti dovuto vederlo quando non c'eri! Parlava solo di te. Scarlett di qua, Scarlett di la! L'ho odiato per due interi mesi!» affermò.
In quello stesso momento uscirono dallo studio Aaron e Spence e vidi Aaron dare una pacca sulla spalla a Spencer e lui con la faccia bastonata scendere le scale.
CHE COSA STAVA SUCCEDENDO?
Si avvicinarono a noi e Spencer mi ricordò che in 20 minuti saremmo dovuti essere al ristorante per pranzare, visto che avevamo prenotato.

Entrammo in ascensore in silenzio, e nel mentre la porta si chiudeva vidi Aaron dire qualcosa agli altri e tutti avere una reazione sorpresa. Garcia aveva ancora la bocca aperta quando la porta dell'ascensore si chiuse.
«Spence! Tutto okay?» chiesi in ascensore.
«Eh? Cosa? Si sì, tutto bene!» rispose Spencer.
Quando uscimmo, poco prima di salire in macchina lo bloccai.
«C'è un'altra? Cosa mi stai nascondendo?» chiesi arrabbiata.
«Un'altra cosa?» chiese Spencer confuso.
«Un'altra ragazza!» risposi ancora arrabbiata.
«No!» rispose Spencer schifato anche solo all'idea.
«Che cosa mi stai nascondendo allora? Ti giuro che non metto piede in macchina finché non mi racconti cosa c'è con va. Ti ho visto sai? Ti ho visto oggi mentre facevi mille telefonate, ti ho visto mentre eri in ansia nello studio di Aaron. Che succede? Dimmelo!» dissi tutto d'un fiato con un tono agitato.
«Scarlett, volevo parlartene al ristorante in realtà!» rispose sbarrando gli occhi per la mia reazione eccessiva.
«E non sono ansioso, ma nervoso perché non so come trovare le parole!» disse portandosi la mano al collo dall'imbarazzo.

In silenzio salii in macchina e lo mantenni per tutto il tragitto. Arrivati al ristorante continuai a restare in silenzio perché preoccupata.
«Ehi, parlami!» disse Spencer prendendomi la mano mentre eravamo seduti a tavola.
«No, parlami tu! Non vuoi continuare più questa relazione? No perché ti stai comportando come se boh, dovessi lasciarmi!» risposi abbassando lo sguardo.
«Va bene, volevo farlo appena finito di pranzare, ma mi sa che tocca farlo adesso!» mi rispose.
«Fare cosa?» chiesi.
Lui frugò nella sua tracolla e tolse fuori un pacchetto regalo.
Io sbarrai gli occhi e sorrisi.
«Sono andata fuori di testa per niente?» gli chiesi ridendo nevroticamente.
«Non lo so, apri e poi dimmi!» rispose Spencer più nervoso di me.
Aprii il pacchetto, era relativamente piccolo. Non ci entrava neanche un libro lì dentro, ed era troppo grande per un gioiello.
Lo aprii e rimasi a bocca aperta.
Guardai spencer e poi rivolsi uno sguardo al regalo. Ripetetti questa dinamica per almeno quattro volte.
Nel pacchetto c'era una placca, una di quelle che attacchi alle porte di casa con scritto "Reid Spencer & Rodriguez Scarlett". Per la prima volta mi resi conto che entrambi i nostri cognomi e nomi iniziavano con le stesse consonanti.
Prima ancora che potessi parlare o meglio, chiedergli spiegazioni Spencer disse: «C'ho pensato spesso in questi giorni in cui eri lontana. Sentirti aprire la porta di casa e sentirti dire "Sono a casa!" era la cosa che più mi rendeva felice. Poi ho pensato che sarebbe arrivato il momento quando saresti tornata qui a Quantico che avresti trovato un tuo appartamento e che, non ti avrei più sentito dire quella frase. Quindi ho pensato: E se questo potessimo farlo tutti i giorni? Se tutti i giorni potessi sentirti aprire il portone e dire "Sono a casa"? Ed ero felice all'idea!». Era nervosissimo. Se lui normalmente parlava con una velocità doppia a quella normale, questa volta stava parlando a una velocità quadrupla.
Il mio cuore invece, scoppiava di gioia. Non sapevo come dirgli di si, non riuscivo a dirgli di si. Ero fisicamente impossibilitata dal nervoso e dalla felicità. Lo baciai, e gli sussurrai all'orecchio invece la notizia che avrei dovuto dargli io, ma che avrei preferito aspettare con più certezza prima di dirglielo. Ero così felice però, che non riuscii a trattenermi.
Era anche per questo che prima avevo avuto una reazione eccessiva prima!

«Si... papà!» gli sussurrai all'orecchio.
Alla mia sorpresa Spencer credo smesse di respirare.
Non era programmato quello che gli avevo appena raccontato, ma era successo.
Ero incinta di tre settimane e l'unico a saperlo era Aaron! Per questo tornai prematuramente anche se di un solo giorno.

«Pa-pa-papà?» rispose incredulo Spencer.
Non gli risposi, ma il mio sorriso parlava da se.
«Tu-tu sei...i-io diventerò...?» chiese Spence riuscendo a mala pena a parlare.
Annuii.
Di colpo Spencer si alzò, poi si sedette di nuovo.
Io ridevo al vedere la scena. Era totalmente in panico, ed io insieme a lui.
Quando si sedette gli presi le mani e gli dissi: «Solo se entrambi lo vorremo!».

Quando presi le sue mani nella mie Spencer si calmò.
Dopo di che mi prese la mano e mi fece alzare. Lui abbracciò la mia pancia e disse «Ciao amore di papà!».

*DUE MESI DOPO*.
SPENCER REID POV:
Eravamo agli sgoccioli del terzo mese, e la pancia di Scarlett iniziava a vedersi un po'.
Decidemmo quindi di dirlo alla squadra.
Erano ormai sette mesi che io e Scarlett stavamo insieme. Avevamo affrontato la nostra buona dose di preoccupazioni, la nostra buona dose di litigi e momenti di felicita.
Qualche settimana fa eravamo tornati da un viaggio durato due settimane. Chiedemmo ad Hotch questo tempo per andare prima in Italia e poi in Argentina per dare la notizia alla famiglia di Scarlett. A mia madre lo avevamo detto quasi subito dopo quel giorno.
Aaron capì la situazione e ci concesse quei giorni togliendo una scusa su un probabile ritorno in accademia mio e di Scarlett.
Conoscere il fratello di Scarlett mi aveva spaventato in un primo momento. Josè era alto, possente e con uno sguardo sempre arrabbiato anche se poi si dimostrò caloroso e simpatico! Le nipoti al vedere la zia le corsero incontro da metri di distanza e Scarlett non smise di piangere per tutta la giornata per ogni volta che le vedeva o le rivolgeva la parola. Gli ormoni della gravidanza l'avevano resa più sensibile.
Ero sul divano a leggere un libro su come si sviluppasse la psiche dei bimbi appena nati, quando Scarlett mi abbracciò da dietro e mi disse: «Ti andrebbe di alzare un po' il culo e aiutarmi con la cena di questa sera?».
La gravidanza non l'aveva resa solo più sensibile ma anche più suscettibile. Mi misi a ridere e l'aiutai aspettando che i ragazzi arrivassero. Eravamo entrambi in ansia per la loro reazione alla notizia.
Arrivarono intorno alle 20:00 e alle 21:00 eravamo a tavola a mangiare e bere!
Con l'aiuto di Aaron avevamo organizzato un modo decisamente originale per dargli la notizia.
Aaron alla fine della cena si alzò da tavola e disse: «Ragazzi, so che è una cena per staccare dal lavoro, ma ho davvero bisogno di un parere su questa consulenza su un profilo che mi sta tormentando da mesi!». Distribuì i file per ognuno di noi sul tavolo, ed all'aprirlo invece che un profilo trovarono le foto dell'ecografia di Scarlett.

«Che cosa significa questo?» disse Derek confuso.
«Non ci credo!» esclamò JJ alzandosi da tavola ed abbracciandoci.
«Diventerò di nuovo zia?» disse urlando Penelope.
«A quanto pare diventeremo tutti zii!» rispose David.
Emily si commosse prima ancora che potesse dire qualcosa.
«Mi state dicendo che è in arrivo un piccolo genio?» disse Derek abbracciando forte me e Scarlett e congratulandosi.
«In realtà.. sono due piccoli geni!» rispose Scarlett.
«Oh mio Dio! Non riesco a trattenere le lacrime!» disse Emily asciugandosi il pianto.
«A Scarlett e Spencer... e ai piccoli geni in arrivo!» brindò alzando i calici al cielo Derek.
«Scusa Derek, c'è un'altra notizia in realtà!» annunciai.
Scarlett si voltò verso di me con fare confuso.
«Apri anche tu il file e gira pagina!» le dissi.

Nella seconda pagina, subito dopo la foto dell'ecografia c'era scritto: Vuoi sposarmi?

Toccava a me questa volta lasciarla senza parole!
Poteva sembrare un gesto avventato e un gesto di circostanza visto la sua gravidanza. Ma non lo era.
Ogni notte, da quando mi diede la notizia io mi accostavo a letto prima di dormire sapendo che tutto quello che desideravo era affianco a me, che russava delle volte, ma pur sempre affianco a me. Anche durante i nostri litigi a causa del lavoro o di altro, ogni sera io mi addormentavo al suo fianco, e non importava quanto fossimo arrabbiati l'uno con l'altro, prima di addormentarci ci abbracciavamo e davamo un bacio.
Durante il lavoro, ogni volta che ci separavo per mansioni diverse stringevamo le nostre mani e ci scambiavamo un sorriso!
Non era una scelta circostanziale o frettolosa. Era la promessa che entrambi ci meritavamo. Voleva dire rinascere, e farlo insieme.
Volevo prometterle che ci sarei stato sempre.
«Si!» rispose baciandomi.

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