20# Dinamitardo pt2

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Al sentire lo scoppio Penelope ghiacciata inizio a piangere, io invece, chiesi rinforzi per Spencer. Subito dopo presi di fretta la giacca e corsi verso lui.
Arrivati lì, trovammo a terra due agenti e Spencer. Erano riusciti a far evacuare la struttura, ma loro non erano lontani abbastanza! Quando scesi dalla macchina chiudendo lo sportellò vidi Spencer su una barella che stavano per caricarlo in ambulanza per poi portarlo in ospedale. Appena arrivai li sul posto c'era già tutta la squadra. JJ stava salendo in autoambulanza e lo stava accompagnando in ospedale, mentre Derek di botto si girò verso di me e vide il mio viso. Non avevo espressione.
Ero confusa, impaurita per Spence, e mi sentivo in colpa.
Le mie gambe non reggevano lo stress e stavano per cedere! Derek se ne accorse e corse verso di me per prendermi giusto in tempo prima di cadere. Riuscì a prendermi dal bacino, mettendo il mio braccio sopra il suo collo! Mi face sedere.
«È colpa mia!» continuavo a ripetermi piangendo.
«Non è colpa tua Scarlett, hai fatto il tuo meglio!» mi ripeteva invece Aaron piegato chino di fronte a me.
«Voglio andare in ospedale!» Dissi.
«No Scarlett, c'è già JJ con lui! Lei ci avviserà per qualsiasi cosa! La cosa più importante adesso è quello di trovare e prendere quel figlio di puttana!» mi rispose Hotch.
Avevo perso il responso di ogni arto del mio corpo ed ero entrata in trans per i mille pensieri e sensi di colpa.
Spencer nel frattempo era entrato in sala operatoria. Una delle schegge dell'esplosione l'aveva preso al collo, vicino la carotide, graffiando un'arteria e lui tra l'altro era tra i più vicini allo scoppio. Per fortuna non era un taglio decisivo, ma aveva perso comunque molto sangue.
Non riuscivo a ragionare e a controllare i miei pianti, così Hotch decise di aprirmi una branda nello studio e provare a farmi riposare. Non avrebbe lasciato che tornassi a casa perché sapeva che mi sarei catapultata direttamente verso l'ospedale. Provai a dormire, e stranamente, ci riuscii anche se solo per venticinque minuti.

DEREK's POV:
Scarlett era finalmente andata a riposare e insieme a Garcia riuscimmo a ripercorrere tutto il ragionamento che insieme avevano fatto.
Io profilo del dinamitardo era sicuramente per motivi politici.
Quando si parla di motivi politici non si intende qualcosa riferito a un partito politico, ma identifica un messaggio e una missione per cui il dinamitardo sta compiendo questi gesti.
Garcia aveva triangolato la chiamata, ed era avvenuta da un telefono pubblico vicino alla National Bank, probabilmente subito dopo che aveva piazzato le bomba. Le chiedemmo di guardare le riprese delle telecamere di quell'isolato per vedere se avessero ripreso il nostro S.I.

«David, tu perché saresti arrabbiato con una banca?» chiesi a David nel tentativo di empatizzare con l'atteggiamento dell'S.I.
«Complottismo economico?» disse David.
«No, abbiamo già stabilito che non è delirante, anzi è super lucido!» gli risposi.
«Magari per la crisi economica!» intervenne Emily.
«In che senso? Spiegati!» le dissi.
«Stiamo affrontando una delle crisi economiche più grandi degli ultimi anni. E se l'S.I avesse chiesto aiuto con un mutuo e fosse stato rifiutato?» disse Emily.
«García, cerca tutte le persone a cui hanno rifiutato un mutuo negli ultimi sei mesi, incrociali tra tutte le sei banche di questa mattina. Cerca tra coloro che hanno perso un lavoro da poco, e magari hanno anche una famiglia. La sua rabbia è dovuta a qualcosa di personale.» ordinò Hotch alla mia bambolina.
«Cosa sappiamo della bomba?» mi domandò Aaron.
«Nulla che spicca! Costruita con un timer e la composizione era da manuale. Puoi trovare le istruzioni anche su internet!» gli risposi.
Ad un certo punto Scarlett si alzò, si avvicinò alla lavagna leggendola e disse:
«Garcia, cerca qualcuno che abbia lavorato a contatto con le banche! Aziende di pulizia, elettricista, anche lo spazzino che si occupa di quelle strade. Il cronometro delle bombe indicava la loro esplosione alle 9 precise. Solo coloro che hanno conosciuto l'ambiente o hanno un parente nell'ambiente bancario potevano saperlo!» disse intelligentemente.
Sembrava che la dormita le avesse fatto bene.
Dalla ricerca uscirono dieci nomi. Erano ancora tanti, ma decidemmo di portarli in centrale. Trovammo tutti tranne un certo Eddy Stuart. Facemmo irruzione dentro cada e trovammo tutto il materiale per creare una bomba, ed in più la cartina della Edison Bank. Mandammo una SWAT li, lui era armato e per prevenire una seconda esplosione aggirai il perimetro e mi trovai dietro di lui. Aveva il telecomando per fare esplodere in mano la bomba e mi trovai costretto a sparargli.
Morí sul colpo.
Non sapremo mai quale era il suo manifesto, ma almeno eravamo sicuri che non facesse più del male a nessuno.
Non appena il proiettile attraverso il cervello dell'S.I, Scarlett si spogliò della giacca antiproiettile e corse all'ospedale da Spencer.

SCARLETT POV:
Appena sentii lo sparo, e finalmente tutto era finito, mi tolsi la giacca antiproiettile e corsi immediatamente da Spencer.
Nel frattempo era uscito dalla sala operatoria e i medici avevano detto che era stabile.
Durante il tragitto verso l'ospedale, in macchina non facevo altro che piangere. Era colpa mia per davvero questa volta!
Arrivai, JJ mi abbraccio e le diedi il cambio.
Entrai in stanza, mi asciugai le lacrime e mi sedetti vicino a Spencer. Era pieno di tubi da ogni dove ed al collo, dove era stato preso dalla scheggia, aveva una fasciatura molto spessa e grande.
Gli presi la mano e mi appoggiai con la testa vicino a lui.
Iniziai a parlare ad alta voce, tanto non poteva sentirmi nessuno.
«È colpa mia Spence! Avrei dovuto capirlo molto prima e invece adesso tu sei qui a causa mia. Non voglio perderti, la squadra ha bisogno di te... io ne ho bisogno. » dissi cercando di trattenere le lacrime.
«Sai, l'altra sera ho chiesto consigli di cuore sai a chi?» chiesi aspettandomi una risposta, come se lui potesse!
«Si esatto a Derek! Si sì lo so, sono poco credibile, però lo sai che ha detto? Mi ha detto che sarei arrivata a un momento in cui non avrei potuto nascondere più i miei sentimenti, che sarebbero diventati ingestibili. Penso che quel momento sia arrivato!» e subito dopo aver terminato queste parole appoggiami la testa sul suo fianco. Dopo un paio di minuti lui si svegliò dicendomi «se funzionano così bene questi consigli di Derek dovrò chiedergliene anche io uno!».
Alzai il capo e finalmente si era svegliato! La mia felicità non aveva limiti.
Lui mi accarezzò le guance amorevolmente e con la mano mi sposto i ciuffi di capelli che avevo in viso.
«Ho fame, voglio le gelatine!» disse accennando un sorriso!
«Quale vuoi? Le verdi o le rosse?» gli chiesi.
«Entrambe!».

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