17# Razionalizzare

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Eravamo appena atterrati a Quantico, sulla pista d'atterraggio quando Spencer mi chiese che programmi avevo quella sera. Gli risposi che ero diretta verso casa di Anthony per parlargli. Mi chiese spiegazioni ma cercai di non dirgli molto. Semplicemente gli dissi che le cose tra me e lui non andavano e che sarebbe stato meglio chiudere questo tipo di relazione.
Ne parlai molto approssimativamente perché Spencer oltre ad essere un buon amico, era anche un profiler. Avrebbe capito che c'era qualcosa che non andava, e onestamente, discorde al consiglio di Derek, non avevo nessuna intenzione di parlagli o provare a portare questa mia infatuazione per le lunghe. Prima ancora di essere una cotta, prima ancora di essere amici, eravamo colleghi.
Me e Spencer eravamo un capitolo chiuso prima ancora di iniziare.
Mi presi il mio borsone e mi incamminai verso la porta d'uscita, quando proprio lui prima di scendere mi bloccò afferrandomi il braccio destro e mi disse: «Non so cosa stia passando nella tua mente, ma se hai bisogno di parlarne, sai che sono qui!» gli sorrisi, mi liberai dalla sua presa e mi incamminai verso la mia auto.
Durante il viaggio fui travolta da tante emozioni che mi spinsero ad accostare vicino ad un'area di servizio e fumarmi una sigaretta.
Ero arrabbiata con Spencer, anche se senza una reale motivazione.
Non ero arrabbiata con lui personalmente, ma con le circostanze, con gli attenuanti, con i limiti che questo lavoro spesso ti pone.
Provai a trasformare le sensazioni ed emozioni in pensieri oggettivi, psicoanalizzandoli e sminuendoli.
Prima di rimettermi alla guida provai a ripensare a queste sensazioni come senso di gratitudine e dipendenza creato da ciò che ho subìto e affrontato per Marco, ed ad essere sincera... provare a vedere queste emozioni da questa prospettiva mi alleggeriva quel senso di sconfitta personale che si cela dietro ogni persona che spera sempre in qualcosa di buono, ma che alla fine è sempre e solo un cane che cerca di mordersi la coda girando in tondo senza mai riuscirci.
Arrivai senza accorgermene davanti casa di Anthony, probabilmente ero così soprappensiero che fui presa da un'ipnosi da strada. Mi fermai fuori casa sua, in macchina, a pensare per altri dieci minuti prima di prendere coraggio e bussare alla sua porta.
Anthony mi aprí la porta, già consapevole di ciò che ci saremmo detti. Glielo lèggevo in viso.
Ci sedemmo entrambi sul divano, uno di fronte all'altro, ma prima di sedersi mi porse un bicchiere di vino e mi chiese come fosse andato il viaggio.
Divagammo un po', come se entrambi non volevamo arrivare al punto; io per mancanza di coraggio e lui probabilmente perché era preso.
«Devo parlarti!» gli dissi.
«So già cosa vuoi dirmi!» disse lui prendendo i bicchieri ormai vuoti e mettendoli nel lavabo.
«Lo sai già?» chiesi sbalordita.
«Scarlett, siamo stati in due in questa relazione! Lo avvertivo!» mi disse accennando un sorriso. Io abbassai la testa per i sensi di colpa. Non avevo fatto niente di male lo so, anzi, quello di essere sincera era la cosa più giusta e corretta da fare, ma la sensazione di aver sbagliato qualcosa mi assaliva ugualmente. Forse chissà se ci avessi provato un po' di più.
«Vorrei spiegarti ugualmente!» insistetti.
«Ascolta Scarlett, sei una bella donna. Sei sensibile, intelligente, simpatica. Non voglio rovinare questa mia immagine di te per un discorso che avevo visto arrivare già dalla terza volta che siamo usciti. È okay, può capitare sai?» mi disse sorridendo e prendendo le mie mani nelle sue.
«Spero solo che chi abbia avuto così tanto coraggio da rubare la tua mente, e chissà, anche il cuore, possa essere alla tua altezza!» aggiunse.
Rimasi in silenzio.
«C'è ancora vino?» chiesi ironicamente con una faccia che traspariva disperazione e leggerezza allo stesso tempo.
«Vado ad aprire subito una bottiglia!» mi rispose sorridendo Anthony.
Si alzò, andò ad aprire un'altra bottiglia e ci mettemmo a parlare del più e del meno. Passammo una bella serata tra risate e racconti di cose nostre passate. Si fece tardi dopo poco e decisi di tornare.
«Vedi, questo possiamo rifarlo!» Affermò Anthony sulla soglia della porta mentre io mi dirigevo verso la macchina con le chiavi penzolanti tra le mie mani.
Mi fermai a guardarlo senza dire niente. «Due risate da buoni amici intendo!» aggiunse lui.
«Non mancherà l'occasione!» gli risposi voltandomi e tornando a casa.

Mentre ero diretta verso casa, decisi di cambiare rotta. Mi presentai alle 10:30 pm a casa di Derek. Al vedermi Derek fu molto sorpreso, poi vide l'espressione in viso che avevo e disse: «Whisky?» facendomi segno con la mano di entrare in casa.
«Va bene, ma devo avvisarti che ho già bevuto vino!» dissi ridendo.
Devo dire la verità, Derek era bello anche in pigiama. Aveva un pantalone di pigiama grigio e una maglia a maniche corte nera.
«Come sapevi che fossi a casa?» mi chiese mentre versava un po' di whisky nel bicchiere.
«Non lo sapevo, ma l'ho sperato!» gli risposi sorridendo.
Mi porse il bicchiere.
«Ho parlato con Anthony sai?» Gli annunciai, soffermandomi per qualche secondo.
«Cioè in realtà non gli ho parlato. Lui aveva già capito tutto e per non rovinare..» virgolettai la parola rovinare «... l'immagine che aveva di me, ha preferito che non gli dessi spiegazioni! Ma aveva capito tutto!» terminai. «Ha capito che hai una cotta per Reid?» mi rispose domandandomi.
«No, non per Reid... almeno credo!» dissi sorseggiando il whisky.
«E tu come stai Scarlett?»
«Non lo so Derek! Ho provato a razionalizzare i miei sentimenti sai? Ho provato a farmi un profilo da sola. A vedere questa cotta come una conseguenza di quello che ho passato con Marco, e ho psicoanalizzato le mie vulnerabilità come un'aspirapolvere in cerca di stabilità. Stabilità che mi è stata data da Spencer in questo periodo!» iniziai a parlare senza rendermi conto di star facendo un monologo.
«Perché lo hai fatto?» mi interruppe, già pronto alla mia risposta.
«Per questa vita Derek, per questo lavoro. Prima di essere un sentimento, prima di essere una sbandata, o un'amicizia... Spencer è un mio collega. Andrebbe a interferire con il nostro lavoro e non è questo che il nostro compito come agenti richiede. Non sono qui dove mi trovo per amore di Spencer Reid, sono qui per salvare delle vite, per non far dare l'occasione alle persone di infliggere del male, e se già è difficile avere il sangue freddo davanti a qualcuno che non conosci, con cui empatizzi per lavoro, perché è il nostro compito empatizzare con il nemico, come posso affrontare tutto questo sapendo che ogni giorno ho affianco una persona con cui oggi potrei sentirmi alle stelle e domani alle stalle?» gli risposi arrabbiata.
Non ero arrabbiata con lui, mi ero innervosita perché più ne parlavo, più guardavo in faccia la realtà dei fatti, e più si allontana quella flebile speranza che rimane sempre con noi quando una cosa non va come vorremmo.
Lui mi poggiò le mani sulle spalle per calmarmi e rispose a tutto ciò con: «Scarlett, tu e Reid siete due dei migliori agenti che io conosca e abbia mai conosciuto. Capisco che una relazione sul posto del lavoro non è la cosa più etica ed adeguata, ma non puoi comandare i sentimenti, non puoi reprimerli. E non importa quanto ci proverai, ti logoreranno e questo sì che ti porterà a lavorare male. Stai immaginando uno scenario tragico di qualcosa che non è neanche iniziato. E anche se fosse, anche se questo scenario dovesse succedere, penso che al di fuori dei tuoi sentimenti, al di fuori di un'amicizia, tu e Spencer avete qualcosa che va oltre: la stima e il rispetto. E questo vi porterà a non essere d'intralcio.» mi rispose calmando decisamente la mia momentanea isteria.
«Viaggio troppo con i pensieri vero?» gli risposi sorridendo.
Derek annuì.
«Non so neanche se gli piaccio in realtà!» dissi guardando Derek e scoppiando a ridere.
Lui ridette insieme a me e mi versò un altro bicchiere.
«Mh, Reid eh? Il mio ragazzino sta facendo strike!» disse ridendo e scuotendo la testa incredulo.
«Geloso?» gli risposi provocandolo scherzosamente.
«Oh, no tesoro! Credimi, non ti invidio. Provare a capire quella testolina vagante? Avrei bisogno di uno stipendio decisamente più alto per provarci!» Disse ridendo.

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