26# Cat

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SPENCER REID POV:
Chiamai imbarazzato Scarlett e la avvisai.
Ci trovammo dopo venti minuti in ufficio, e Hotch iniziò a informare di quanto accaduto.
«Cat Adams, una dei sicari, che conosciamo molto bene, oggi è evasa. Ancora non riusciamo a capire come, visto che è successo 40 minuti fa, ed è per questo che saremo divisi in due squadre: la prima si focalizzerà sul come abbia fatto ad evadere, l'altra invece dove potrebbe essere. Reid, tu non ti muoverai da qui per il momento, lavorerai dall'ufficio insieme a Scarlett che non sono riuscito a far reintegrare totalmente!».
«Ragazzi ho letto il suo file, ma non capisco.. perché Reid deve rimanere qui?» chiese Scarlett confusa. Pensai che dopo quello che era appena successo tra di noi... non era il momento perfetto per parlarle di Cat.
In realtà tutti mi rivolsero lo sguardo, aspettando che le raccontassi e spiegassi il perché.
«È ossessionata da me!» dissi schiarendomi la voce e abbassando lo sguardo. Nonostante non avessi colpe, mi sentivo tremendamente colpevole per questa cosa, soprattutto dopo quello che mi aveva confessato questa mattina.
«Ossessionata? È tossicamente innamorata di Reid. Fu lui ad arrestarla e da allora finse inizialmente di essere incinta di lui, dopo averlo drogato e fatto finire in carcere, rapì sua madre per farlo parlare con lei, e poi rapì la sorella di Max, ai tempi la ragazza con cui si frequentava Spencer per avere un appuntamento con lui l'ultimo giorno della sua vita. Era stata condannata a morte ma poi disse di avere altre informazioni sui sicari e rimandarono l'esecuzione. Questa dinamica va avanti da un anno e mezzo!» disse tutto d'un fiato Garcia.
Scarlett era incredula alle parole di Penelope ma si ricompose subito. Era così tesa che potevo sentirla deglutire la saliva.
«Cosa vi fa pensare che invece Reid sul campo non possa farla avvicinare?» chiese Scarlett.
Effettivamente concordavo con lei, io ero la loro unica opportunità per prenderla.
«Tutte queste volte lei era in prigione e sapevamo dove fosse, controllavamo noi i suoi spostamenti! Adesso invece è libera, e potrebbe aggredire e rapire Spencer e noi non riuscire più a trovare entrambi!» rispose Rossi.
«Spencer e Scarlett, voi parlare con le guardie del carcere, controllate la sua stanza, cercate di capire come possa essere uscita; Garcia, cerca tutti i suoi alias in qualsiasi hotel o motel. Controlla i veicoli rubati, non può essere andata lontana! Non senza Reid almeno. Emily e Derek andate a parlare con le sue ultime partner, scavate anche nel passato di chi gli ha fatto visita a quest'ultime o anche di chi solo gli scriveva delle lettere. David, tu vieni con me dalla Strauss, sento che sta per succede il finimondo!» disse Aaron.

Ognuno si divise e si diresse verso la propria meta, io e Scarlett invece restammo per qualche secondo in silenzio nella sala riunioni.
«Senti Spencer..», «Senti Scarlett..».
Parlammo entrambi nello stesso momento, così gli feci cenno di parlare prima lei.
Si passò la mano tra i capelli ed abbassò lo sguardo quando mi disse «Per quello che è successo questa mattina, forse chiedo troppo, ma preferirei che facessimo come se non fosse successo nulla, anche perché... il lavoro è più importante, ed in più non voglio perderti come amico!». Appena finito di parlare mi fece cenno che aveva finito e che quindi potevo dirle quello che dovevo.
«... io.. ehm.. io stavo per dirti la stessa cosa, ma mi piacerebbe discuterne con te a fine caso!» gli dissi. Lei annuì.
In che senso non voleva più parlarne? Io invece avrei voluto, avrei voluto chiederle scusa per il mio atteggiamento e darle una risposta.
«Secondo te da dove dovremmo iniziare?» mi chiese subito dopo Scarlett mettendosi al lavoro.
«Dalla vita personale delle guardie. L'ultima volta aveva ne aveva sedotto una!» risposi.
Chiedemmo a Garcia di investigare sulla vita privata delle guardie e nel frattempo ci dirigemmo nella sua cella.

Mentre io parlavo con il direttore del carcere, Scarlett che aveva la mente più fresca e senza pregiudizi sul caso andò ad analizzare la sua cella.
L'unica cosa che trovò furono delle cassette musicali ed una radio.
Quando tornai, Scarlett aveva già capito come aveva fatto ad uscire.
Aveva utilizzato le cassette per demagnetizzare i badge di aperture delle porte delle guardie e non dare modo alla porta di chiudersi del tutto. L'unica cosa che non tornava era come avesse fatto a non uscire nelle riprese di video sorveglianza. Doveva aver avuto per forza qualcuno all'interno per aiutarla. Indagammo sul turno delle guardie e scoprimmo che c'era stato un buco di 30 minuti dovuto al malfunzionamento elettrico del carcere.

Scarlett si avvicinò a me per sussurrarmi una cosa all'orecchio e in quel momento non potei far a meno di notare che buon profumo avesse. Lavanda credo che fosse.
Si avvicinò e mi disse sotto voce «Guarda il braccio della guardia, se non mi sbaglio, quelle sono bruciature da scossa elettrica!».
Prima di allarmare la situazione, chiedemmo a Garcia di fare un controllo sulla vita di Antonio Alvarez, la guardia in questione.
Risultò che Antonio Alvarez avesse la fedina pulita, ma che due giorni prima aveva affittato una casa in centro. Lo interrogammo, e dopo qualche ora sotto pressione crollò. Risulta che era stato lui a staccare la corrente in quei 30 minuti di buco perché Cat aveva fatto rapire la sua famiglia. A quanto pare, chi stava aiutando Cat era al di fuori del sistema giudiziario.

Era sera, e al tornare gli altri non avevano trovato molto, solo dei nomi per García da controllare. Mi vietarono di tornare a casa, visto che Cat sapeva dove abitassi, e Aaron mi aveva invitato a prendere una branda e dormire qui in ufficio. Nessuno di noi in realtà tornò a casa quella sera per riposare, continuammo tutti a lavorare senza sosta. Ci prendemmo solo una pausa di 78 minuti per cenare e schiarire i nostri pensieri.
Mentre stavo preparando il caffè per la squadra, Scarlett si avvicinò a me e fece una battuta per smorzare la tensione tra me e lei. «Allora non sono l'unica ad avere ex psicopatici!». Sorrise genuinamente ed io non volevo che smettesse di farlo.
«Almeno tu sapevi di avere una storia insieme a Marco, io invece non sapevo di avere una relazione con Cat!» risposi facendone anche io una di battuta.
L'atteggiamento di Scarlett durante la giornata era stata piuttosto sulle difensive. Non mi toccava, stava attenta alle vicinanze e alle parole che utilizzava: questo era simbolo di imbarazzo.
Quando Scarlett mi diete le spalle per dirigersi verso la sala, non riuscii a contenermi.
«Scarlett!» la chiamai.
Lei si girò, io le afferrai ai braccio, l'avvicinai e la strinsi a me in un lungo abbraccio. Appoggiai la mia testa tra il suo collo e le spalle, e lei fece altrettanto.
Il mio battito era davvero accelerato!
In quel momento stava passando Derek che era diretto verso il team. Nel vederci abbracciati lui si fermò, ci scattò una foto di nascosto e se sorrise sotto i baffi.

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