Chapter 22

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La sveglia quel giorno iniziò a suonare incessantemente alle 5:30 facendomi sbuffare contrariato e facendo mugolare di fastido Lou che mise la testa sotto il cuscino per provare a non sentire il suono stridulo. La spensi controvoglia e mi alzai, quel giorno avrei dovuto aprire io il forno ma non non mi andava proprio.

Mi feci una doccia fredda per provare a svegliarmi e mi vestii con una delle mie solite camicie, gli skinny jeans e i chelsea boots che Lou mi aveva regalato per il compleanno rendendomi felicissimo.

Feci colazione con uno yogurt al mirtillo, mi lavai accuratamente i denti e salii nuovamente al piano di sopra per dare il bacio del buongiorno, almeno per me, a Lou. "Ti ucciderei e ti vorrei odiare per avermi svegliato così presto ma ti amo così tanto che proprio non ci riesco" sussurrò assonnato sulle mi labbra prima di baciarmi appassionatamente. "Non andare" disse ancora. E forse avrei dovuto ascoltarlo...
"Non posso, amore, lo sai" avrei voluto ma non potevo proprio. Annuì velocemente prima di baciarmi ancora e buttarmi sul letto.

"Ti amo ti amo ti amo ti amo" affermó baciandomi dopo ogni volta che lo aveva sussurrato. "Anche io amore tantissimo. Mi stai tentando, sai che non posso. Il tempo volerà, te lo prometto" gli promisi. "mh, va bene, a dopo" parlò imbronciato. Lo baciai ancora una volta e poi uscii definitivamente di casa con il mio zaino in spalla.

Mancava poco a marzo, alcune giornate erano ancora un po' fredde ma solitamente il tempo era soleggiato nonostante qualche vento freddo la mattina. Non capii il motivo di tutto quello, Louis quella mattina era diverso mentre solitamente si limitava a darmi un bacio e ad augurarmi un buon lavoro. 'Probabilmente avrà sognato qualcosa di brutto stanotte' pensai, era l'unica spiegazione logica. Mi aveva riempito di calci, manate e si muoveva in continuazione, io avevo dormito poco e niente e quella mattina ero davvero distrutto.

Quel giorno in strada non c'era caos, qualche macchina di tanto in tanto passava portandosi dietro una folata fredda di aria e risvegliandomi dai miei pensieri. Vidi il vicolo cieco e capii che dopo poco sarei arrivato. Aumentai il passo ma proprio quando ci passai davanti qualcuno mi trascinò dentro.

Provai ad urlare, mi coprirono la bocca con un panno

Provai a calciarli via, mi bloccato o le braccia con corde strette.

Mi sforzai a vedere chi fosse, mi bendarono.

Ma io lo avevo capito, mio padre più pronto di prima a farmi fuori.
L'incubo era tornato.
Quelli che sembravano due uomini potenti mi buttarono come se non fossi importante in un furgoncino, chiusero le porte e partirono. Mi feci male, presi una botta alla testa e volevo piangere ma la fascia stretta forte sugli occhi me lo impediva. In quel momento volevo morire. Non so bene quanto tempo passai lì dentro perché dopo poco persi i sensi.

Louis
Da quando quella mattina la sveglia di Harry era suonata avevo un brutto presentimento dentro di me. Un peso sullo stomaco mi impediva di fare qualsiasi cosa senza essere preoccupato. Quel giorno lo avevo baciato per bene credendo che lui potesse eliminare ogni mio pensiero negativo come sempre faceva ma niente, quella mattina iniziò malissimo.

Mi svegliai presto, non appena Harry uscì di casa provai a mangiare qualcosa cercando di convincermi che avessi solo un po' di fame. Non era così. Passai la mattina assonnato sulle divano, non mi sarei comunque riuscito ad addormentare. Non appena scoccare le 8 di mattina, mentre io continuavo a rigirarmi sul grande divano con le televisione ancora spenta, decisi di fare qualcosa, sarei andato a trovare Harry.
Mi vestii con dei skinny jeans, una maglietta grigia e le mie vans, come dimenticarlo...

Il traffico mattutino riempiva la città, dopo poco sarei arrivato. Appena mi trovai davanti al forno, però, notai che non fosse aperto. Cosa succede? Dov'è Harry? Mi domandai. Il dolore allo stomaco si fece sempre più forte. Spaventato presi subito il telefono e lo chiamai. Cellulare staccato. Non mi sembrava vero, non poteva essere, sarà una coincidenza pensai. Stavo mentendo a me stesso provando a convincermi ma sapevo che non era così.

Chiamai Niall, immaginai avesse sue informazioni ma non era così. Anche lui preoccupato per il suo amico si mise in moto per aiutarmi a cercarlo. Chiamai Liam, niente. Chiamai addirittura Zayn, non sapeva dove fosse.

Partirono anche loro per raggiungermi, stavo impazzendo. Piansi, piansi forte pensando al peggio. Arrivarono tutti i miei amici, Zayn mi abbracciò forte per calmarmi ma ormai niente sembrava più farlo a parte lui. Non appena mi fui leggermente calmato andammo dalla polizia, ero sicuro che il padre fosse in mezzo a quella storia.

Harry
Quando mi risvegliai mi trovai legato ad una sedia, la bocca tappata da dello scotch e il mio zaino con dentro il GPS troppo lontano da me, dannazione! Non ci vedevo bene, la benda che poco prima mi avevano messo era davvero troppo stretta.

Una risata che mi fece rabbrividire risuonò nella stanza ed io la conoscevo benissimo quella risata. Lui era tornato. "Ma chi si rivede" ironizzò con la sua voce da sporco ubriaco "come va? eh puttanella?" arrivò ad un centimetro dalla mia faccia facendomi sentire il suo alito puzzolente di alcool mischiato a canne, strizzai forte gli occhi. "E guardami negli occhi quando ti parlo" disse ancora prendendo con la sua grande mano a stringermi forte il mento, non cedetti. "Non te l'hanno insegnata l'educazione?" mi tirò uno schiaffo che mi fece lacrimare, volevo subito tornare a casa a vivere la vita come avevo sempre fatto con Louis al mio fianco.

Quando se ne andò via un po' barcollando scoppiai in un pianto liberatorio, non volevo vivere quello di nuovo. Preso dalla rabbia provai a strattonari forte i miei polsi "ci devo riuscire cazzo" sussurravo a denti stretti, solo quando vidi la mia pelle lattea diventare quasi viola mi fermai e con gli occhi ancora gonfi mi addormentai.

Louis
"Cosa cazzo vuol dire che non potete fare niente" urlai, il mio ragazzo doveva essere trovato al più presto.
"Mi dispiace ma fin quando non attiva il suo GPS non sappiamo proprio come trovarlo"
"Fottetevi tutti" ero furioso, Harry non si meritava quello, nessuno lo meritava.

Ero sicuro fosse suo padre, gli avvenimenti dei giorni prima erano fin troppo strani, c'era qualcosa sotto.
I ragazzi provarono di tutto per farmi distrarre ma niente. Loro erano spaventati quanto me, soprattutto Niall che sapeva quello di cui il padre era capace e lo aveva vissuto prima di noi.

L'ansia saliva ogni istante, non sapevo dove fosse ma sapevo che qualcuno lì fuori voleva ucciderlo. Non si poteva stare tranquilli. Non mangiai per tutta la giornata, non ne avevo voglia e nemmeno fame.

Arrivò presto la sera, i ragazzi tornarono a casa, ero solo. Niente coccole sul divano o baci che ti facevano perdere la testa, nessun riccio da accarezzare e nessuno da coccolare, niente occhi verdi e nessun tipo di fossette. La casa senza lui era vuota. Piansi abbracciato al suo cuscino perché ormai era una parte di me e non ne potevo fare a meno. Sapevo fosse in pericolo e non potevo accettarlo perché io dovevo proteggerlo. Glielo avevo promesso e così avrei fatto. Per la prima volta dopo tempo il letto era terribilmente vuoto ed io non avevo nessuno da abbracciare. Inutile dire che quella notte non dormii.

*spazio autrice*
ho avuto un po' di problemi con questo capitolo, ditemi se si vede male e proverò a vedere come fare.
Eccoci qui con il ventiduesimo capitolo. Spero vi sia piaciuto nonostante quello che successo e vi volevo ringraziare tantissimo per le visualizzazioni, in poco siamo arrivati ai 2K.
Se vi è piaciuto il capitolo lasciate una stellina, alla prossima settimana!

I'll protect you || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora