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Touya's Pov

- Perché ci mette così tanto? -

«(t/n), apri la porta!» batto violentemente sulla soglia.

Impreco, continuando a percuotere bruscamente contro la porta, ma non apre nessuno, così prendo le chiavi di riserva sotto lo zerbino. Sbuffo. Non so cosa stia facendo, ma mi urta essere ignorato così palesemente da (t/n).

Entro varcando l'ingresso del mio appartamento, chiudendo l'uscio furiosamente con il piede sinistro.
Mi gira il cazzo. Non bastava essere snobbato da quel bastardo, ma adesso ci deve mettere del suo anche lei?

C'è silenzio, troppo per i miei gusti. Ad essere illuminato dalla luce è solamente il soggiorno, mentre nelle altre stanze regna l'oscurità, donando alla casa un tocco di tetricità che mi preoccupa.

Lancio le chiavi dell'alloggio su un mobile, osservandomi intorno per vedere cosa stia combinando la mia ragazza, ma non la trovo da nessuna parte. La invoco più e più volte senza alcun responso, girando per il salotto con il batticuore a mille. È insolito che non risponda ai miei richiami, non è da lei, o meglio, quando non è arrabbiata.

«(t/n), dove sei?» mi guardo intorno, non vedendo la sua figura raggiante.
«(t/n)?!» grido, avvertendo un brutto presentimento. «Non fare scherzi, esci fuori!» mi avvio verso la cucina. «(t/n)!»
«Ei, non urlare. Ti sento.» mi parla la voce femminile che tanto attendevo di sentire, portandomi a voltarmi indietro.
«Sei qui...» tiro un sospiro di sollievo.
«Dove pensavi che fossi?» sorride.

Rilasso i muscoli contratti mentre lei cammina verso di me, aiutandomi a sfilare la giacca in pelle per riporla sopra il divano in soggiorno. Mi avvicino, raggiungendo il sofà con le mani che stropicciano la faccia stanca, buttandomi con sfrontatezza su di esso, godendomi il confort che mi conferisce.

«Vieni qui.» gli faccio cenno di salire sulle mie gambe, mettendomi comodo per accoglierla al meglio su di esse.
«Va tutto bene?» fa come dico, sedendosi sopra le mie cosce.
«Quel bastardo non c'era. Riesci a crederci? Ha avuto il pudore di non presentarsi... Che figlio di puttana.»
«Dici davvero? Ma non mi dire...»
«Pazienza, c'era da aspettarselo.»
«La prossima volta andrà meglio.»
«Lo spero. Saperlo vivo mi fa ribollire il sangue.» le accarezzo i capelli. «E tu invece?»
«Io cosa?»
«Che hai fatto?»
«Ti ho aspettato.»
«E basta?» chiedo.
«Sì. Non che avessi molta scelta...»
«Allora perchè non mi hai aperto?»
«Non ho sentito, ero sotto la doccia.»
«Ma hai detto che mi hai aspettato.»
«Sì, sotto la doccia.» afferma sicura.
«Da quando sei così veloce a lavarti?»
«Cosa fai? Mi cronometri?» ridacchia.

La conosco fin troppo bene e posso giurare che quella risatina acuta sia estremamente falsa. Studio l'aria che emana, insieme alla fisionomia rigida che accompagna la fronte imbrattata dal sudore. È agitata, non c'è dubbio.

«(t/n), è successo qualcosa?»
«No. Perché me lo chiedi?»
«Sei strana.»
«Non è vero.»
«Sì, lo sei.» ribatto.
«Ti dico di no.» mi bacia furtivamente la guancia ustionata. «Sono solo felice di stare con te. Mi sei mancato, tutto qui.»

- Forse vedo fantasmi dove non ci stanno. -

La stringo a me, insinuando le mani dentro la sua maglietta, sfiorando con dita abili la pelle morbida che ospita il suo corpo femminile. Automaticamente poso la faccia sull'incavo del suo collo, percependo una fragranza diversa dal solito... Non è per niente il suo odore.

«(t/n).»
«Dimmi.»
«Sai di vischio.»
«Dici sul serio?»
«Purtroppo sì.»
«Non ti piace?»
«Per niente.»
«Forse il tuo bagnoschiuma ha alterato il profumo della mia pelle.» giustifica.
«Dubito. Non comprerei mai qualcosa del genere. Odio l'odore che effonde.»

Il silenzio imbarazzante venuto a crearsi rimane, fino a quando non comincia a regalarmi una serie di teneri baci sulle labbra. Cerco di mettere da parte la questione del profumo che porta, ma è difficile dal momento che penetra le mie narici sebbene lo detesti.

«(t/n), mi sembra di stare in compagnia di quel bastardo, si può sapere che hai fatto?» mi stacco, sfregandomi il naso.
«Te l'ho già detto, una doccia. E poi non è così male... Non ti piace il vischio?»
«Preferisco quello che si fa sotto...» gli premo il naso con premura, stringendola maggiormente a me.
«Touya, vai subito dritto al punto te, eh?» sorride mordendosi le labbra, scuotendo la testa così dal trattenersi dal ridere. «Dimmi, che piani hai per stasera?» sorpassa la questione 'vischio'.

- Bella domanda... -

«Avevo intenzione di portati fuori.»
«Ma...?» mi sprona a continuare, guardandomi dritto negli occhi.
«Non credo sia una buona idea.»
«Sempre per il solito motivo?»
«Gli sbirri ci stanno alle costole e-»
«Va bene così.» mi interrompe. «A me basta restare con te, dove non ha importanza.» rassicura con tono dolce.

Si posiziona a cavalcioni su di me, sfregando la punta del naso contro la mia, obbligandomi ad alzare lo sguardo così da sostenere il suo retto da lumi brillanti di una passione ardente.
(T/n) è bella, non smetterò mai di dirlo, mi sento l'uomo più fortunato del mondo ad avere tutta per me una creatura così fottutamente affascinante.

- Amo questa donna. -

«Piccola...»
«Dimmi...»
«Qualunque cosa accada, tu starai per sempre con me, non è così?» domando.

Sorride e, con l'intento di baciarmi da responso al mio dubbio, avvicina il viso al mio, intrecciando con le mani le mie falangi in cui esegue gesta erotiche.

Il respiro caldo e irregolare che diffonde si scontra con la pelle ruvida della faccia ustionata che mi ritrovo ad avere, aumentando l'eccitazione con l'attesa dell'impaziente unione delle nostre bocche tanto desiderose.

«Sì, per sempre...»
«Sicura?» chiedo.
«Sicurissima.»

È a un passo da me, ma ancor prima che possa incollare le nostre facce, un rumore secco mi riporta alla realtà, facendomi sussultare dalla sorpresa.

«Cos'è stato?» mi interrogo, voltando il capo per capire da dove provenisse.
«Che cosa?» domanda.
«Non hai sentito nulla?»
«No, nulla.» prosegue, prendendomi il mento a coppa così da costringermi a girarmi. «Dove eravamo rimasti...?»
«(t/n), ferma un attimo. Veniva dal bagno.» mi alzo con calma dal divano, avanzando verso l'origine del rumore.

- Ho sentito qualcosa e fino a prova contraria, il mio udito funge alla perfezione. Non sono stupido. -

«Touya, aspetta!» mi segue con un po' troppa agitazione (t/n). «Sarà stato un brutto uccellaccio che non sa stare fermo dove gli si dice di stare.»
La ignoro, continuando a camminare.
«Magari ha capito il pericolo in cui sta andando incontro ed è già tornato a volare con i suoi simili, Hehe...» dice testuali parole con enfasi, gridando come se comunicasse in codice con qualcuno totalmente diverso da me.

- E adesso che gli prende? -

«Non c'è uccellaccio peggiore di quel bastardo.» proseguo verso il bagno.
«Aspetta un secondo, Touya!»
«Cosa c'è, (t/n)?»
«Vieni qui...» si getta tra le mie braccia, stringendomi a sé. «Torniamo di là...»

La respingo. Questo suo atteggiamento tanto ambiguo mi puzza, voglio andare infondo a questa storia. Procedo, con (t/n) che cammina al mio fianco per tutto il breve tragitto che mi separa dal bagno, continuando a farneticare parole futili e di nessuna importanza.

Arrivo alla fonte del rumore. La mia mano calda avvolge la maniglia fredda della porta, mentre avverto l'agitazione di (t/n) crescere sempre di più. Si copre gli occhi, come se si fosse arresa dal trattenermi lontano e, quando apro la soglia con un movimento impavido, rimango disorientato da ciò che vedo.

- Ma che diavolo...? -

SICK LOVE // (Dabi x Hawks x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora