"Hey ragazzino..." dissi cautamente entrando nella sua camera. Era triste, non potevo sapere il motivo di quel piccolo broncio. Sembrava più piccolo rispetto agli altri bambini della sua età il che lo rendeva così tenero, quasi a volerlo riempire di baci. "Ciao Ems.." Come non detto: era successo qualcosa, teneva la testa china e lo sguardo al pavimento. Aveva in mano uno dei suoi peluche preferiti, ovvero uno a cui era stato affibbiato il mio stesso nome: glielo regalai io una sera, quando vivevamo ancora nella nostra vecchia casa. La mamma si era arrabbiata con me perchè avevo rovesciato della pasta al sugo sul tappeto nuovo e lui si era spaventato per via delle sue urla, così decisi di regalarli questo pupazzetto di pezza per farlo calmare e che presto lui chiamò "Ems".
"Campione cos'è successo? Qualcuno ti ha dato fastidio? Perché se è così posso sistemarlo io" dissi appoggiandomi alla cornice della porta e incrociando le braccia sotto al seno. Non sono mai stata una ragazza degna di essere definita tale, determinati atteggiamenti eleganti non erano minimamente presenti nel mio DNA, l'unica cosa che richiamava la mia femminilità era il corpo: snello e allenato, e i miei lunghi capelli biondi. Anche il trucco rifiutavo di usare, mi faceva sentire sporca, quindi preferivo vedere un brufolo sulla mia fronte per tre giorni piuttosto che coprirlo con del fondotinta.
"Seh come no, non faresti male ad una mosca tu ahahah". Forse non aveva torto ma se non altro ero riuscita a farlo ridere. "È allora cosa c'è che non va?"dissi terminando la frase accennando un sorriso.
"Niente..." disse con la sua piccola vocina e malgrado il suo volto fosse coperto dai riccioli castani, riuscii a scorgere una lacrima farsi strada sulla sua guancia. "Neal..." "Che cosa è successo dentro il suo ufficio?...C-cosa ti ha detto la madre superiora?...Perché diceva che devi a-andare...dove devi andare Emma!?".
Mi spaventai davanti la forza di quelle parole dette tutte di un fiato. Le aveva sputate con tutta la rabbia che aveva dentro, capivo quanto fosse spaventato solo dopo, quando mi si buttò addosso e scoppiò in lacrime, senza riuscire a tener a freno i singhiozzi. "Shh piccolo, va tutto bene..." "No! Se tu te ne vai non andrà bene!".Bene. Non era mai andata bene nella nostra vita. Bene è quando hai qualcuno su cui contare, Bene è quando sai di essere amato. Stai bene, non ti riduci a cercare disperatamente una lametta con cui tagliarti per poter porre fine alla tua sofferenza, potrei stare bene, certamente senza dubbi, ma per farlo dovrei andare...
"Ascolta tesoro" Cercai di essere forte e di non fare uscire le lacrime che stavo trattenendo. "Io devo andare in un posto." Dissi mentre lui si stringeva più a me. "E' un posto dove chi sta male viene aiutato da dei dottori" e spaventato alzò lo sguardo verso di me "perchè cosa ti succede?"
E adesso come glielo spiego...
"Vedi quando una persona non sta bene, non sempre significa che abbia la febbre, come quella che spesso hai tu o che gli faccia male lo stomaco..."
Ok Emma sembra che si stia calmando
"...ma tante volte succede che il cuore non sta bene e quindi fa male, a volte per colpa di qualcuno o maga..." subito Neal mi interruppe " ti ho fatto qualcosa io?!". Eccolo lì, pronto a venir fuori il lato del Semprecolpevole che accomunava entrambi. "No piccolo, non ti devi preoccupare affatto tu ma stavo dicendo che magari, tante volte può essere colpa nostra se ci sentiamo così. So che sembra una cosa molto difficile per te da comprendere e questo solo perchè sei ancora troppo piccolo per capirlo, ma se mi vuoi veramente bene devi fidarti di me e sapere che tornerò prima che te ne renda conto." A questo punto dopo essersi calmato tirò su con il naso e mi porse il suo pupazzetto "tienilo tu, hai ragione, non riesco a capire perchè te ne devi andare ma se mi dici che tornerai io credo in te e poi se lì ci sono dei bravi dottori spero ti guariscano e ti facciano stare meglio."
Non mi capaciterò mai di sapere quanta dolcezza nasconde quel bambino, è un bene che abbia capito, altrimenti ci sarebbe rimasto veramente male e non voglio che pensi a me come l'ennesima persona che lo ha abbandonato. "Forza dai adesso voglio un bel sorriso, dicono che lì ci sarà anche la piscina sai..." o per lo meno così c'era scritto sulla brochure, certo non mi aspettavo di trovare un residence per le vacanze, ma l'idea della piscina mi entusiasmava leggermente. "Davvero? allora voglio venire pure io ahah" "Piccolo se si potesse fare ne sarei felicissima, ma purtroppo non possiamo." "uffa, vabbè aspetto una tua lettera allora..." "senz'altro" e gli diedi un bacio. "Vado a parlare con la madre superiora e torno a salutarti ok?" "No dai, dammi solo un altro bacino e non ti darò più fastidio, promesso" Come potevo lasciarlo andare, lo strinsi forte tra le braccia e due baci schioccarono sulle sue guance leggermente paffute. "Ti voglio bene ometto" e gli sorrisi. "Anch'io Ems".
Abbandonai la stanza e tornai ad essere la solita fredda Emma, non avrei mai permesso a certe persone lì dentro di vedermi con un sorriso, non se lo meritavano affatto, chi non ha mai vissuto in orfanotrofio non potrà mai capire come ci si sente.
Spalancai la porta dell'ufficio e più sicura che mai dissi "Sono pronta per partire". La donna alzò la testa e mi guardò: solo un cenno ricevetti e il mio borsone venne preso da un uomo e portato il piano di sotto. "Emma, prima che tu vada volevo dirti che baderemo noi a tuo fratello." Certamente quello era il loro dovere in quanto avevano badato anche a me fino ad un giorno prima, ma riuscii a leggere tra le righe e a capire il significato profondo di quelle parole, così risposi con un semplice "Grazie".
To be continued...
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Portami a casa
RomanceEmma è una ragazza con una vita fatta di problemi, Regina la sua cura. Lei affonda nel suo dolore, l'altra ha imparato a conviverci. La prima è in cerca di felicità, la seconda ormai non sa più cosa sia.