Estate 1997
Caro diario, sono sempre io. Mi trovo ancora qui, da due ore circa, seduta su un vecchio tronco d'albero, lungo la riva dell'oceano. I miei piedini si stanno congelando, gli ho tenuti troppo tempo in acqua ed ora non me li sento quasi più, che buffo.
"Papà, papà guarda cosa ho trovato!" Gli feci vedere una delle conchiglie che avevo riposto in un vaso di vetro trasparente. Amavo andare lì con lui: ogni estate trascorrevamo delle settimane in una casetta rossa e bianca, in riva all'oceano, a Breezy Point poco più a sud di Brooklyn.
"E' bellissima tesoro, vedi se ce ne sono altre, ti va di montare su a cavallo tra un pò? Se vuoi preparo le selle", mi chiese con quello sguardo che non scorderò mai, talmente pieno d'amore, capace di donare qualsiasi cosa anche alla persona più malvagia di questa terra. Quasi mi emozionavo a vederlo dispensare tutto quell'affetto per chiunque, per non parlare della passione che metteva nel fare qualsiasi cosa, dalla più importante a quella più futile. Era l'unica persona che mi serviva per sopravvivere al caos che era mia madre, lui sapeva sempre come farmi ridere, sapeva farmi trovare sempre la forza di andare avanti e di credere nei miei sogni; tutta l'umiltà che conosco, la devo a lui.
Lui che c'è sempre stato,
Lui, che sarà per sempre il mio eroe, il mio principe azzurro e che mi salverà sempre da tutti i pericoli che saranno pronti in agguato ad aggredirmi.
Pensavo questo di lui e prima o poi avrei voluto dirlielo, anche se già sapevo che lui ne fosse al corrente.
"Sii papà, non vedo l'ora, ma la mamma non si arrabbierà vedendo il mio vestito sporco di paglia e fango?"
Mia madre era una fanatica dell'alta moda, amava comprare vestiti di stoffa pregiata, solo per mostrarle in giro e alle sue "amiche del the" e non mancava mai alle sfilate di moda che si tenevano nei ditorni o nella città. Era una donna molto materialista, c'era un lato di lei che sapeva amare, ne ero sicura, anche se non lo vidi mai affiorare dalle tenebre della sua anima.
Mi bastava lui, Henry, mio padre.
"Non ti preoccupare, a tua madre poi le parlerò io e se azzarda anche solo a lamentarsi, sta tranquilla che non verrà da te" mi disse facendo un occhiolino mentre terminava di sistemare la sella sul mio cavallo: un Tinker irlandese, amavo quel cavallo, fu il primo che cavalcai e beh anche l'ultimo. Ricordo ancora la sua coda e la sua criniera, folte e fluenti, il lungo pelo bianco e nero nella zona degli stinchi, che quasi ricopriva lo zoccolo. Ronzinante, era quello il suo nome.
Al contrario mio padre possedeva un cavallo, degno di un re: completamente bianco, caratterizzato da una lunga criniera del medesimo colore e da lunghe e affusolate, ma forti zampe.
"Opla! Stai bene lì su Regina?" mi aiutò a salire sul cavallo, ero ancora un pò bassa, dal tronde avevo solo 7 anni. "Si grazie, papà." Ero emozionatissima, quando cavalcavo mi sentivo libera, in balia del vento che mi attraversava i capelli, incantata dal suono degli zoccoli che affondavano nel terreno e felice di essere con il mio unico vero amico, Ronzinante.
"Forza reggiti forte alle redini e se ti senti in pericolo, urla il mio nome e cerca di fermare il cavallo, sai come si fa te l'ho insegnato la volta precedente, te lo ricordi?" "Si certo, qui sei tu un pò vecchiotto non io, papà!" Dissi tra una risata e l'altra, ma apprezzando la sua proccupazione "Guarda un pò te, questa piccola sbruffoncella..." disse altrettanto ridendo e montando sul suo destriero.
"Forza Regina, tieni il passo"
"Non preoccuparti, ti sto dietro, che ne dici se provassimo ad entrare nel bosco?", dovetti alzare la voce di un ottava per farmi sentire per via del rumore degli zoccoli "Si, possiamo provare se ne sei sicura, gira dopo il prossimo albero".
Percorremmo un tratto di strada molto fitto e più percorrevamo quella strada più gli alberi oscuravano il sole, rendendo l'ambiente sempre più buio. "Regina stammi vicino, non è stata proprio una buona idea quella di entrare nel bosco in realtà."Così decidemmo di rallentare l'andatura. "Forse hai ragione, scusa, ma non senti anche tu odore di bruciato? Si come se della legna stesse ardendo." "Ora che mi ci fai pensare si in verità, sarà la villa accanto alla nostra, forse stanno preparando qualcosa"
All'improvviso, il cavallo di mio padre, inziò a scalpitare, agitandosi su se stesso e mio padre, che non era molto giovane e per via di un mancamento cadde presto a terra. Io lo raggiunsi presto, lasciando che Ronzinante fuggisse con l'altro cavallo. Ma cosa gli era preso?
"Papà svegliati!...HEY! PAPA'".
Mio padre fu così privo di sensi ed io ormai in panico non sapevo come agire, cosa fare, chi chiamare. Lo provai a scuotere, ripetendo a me stessa che si sarebbe svegliato di lì a poco, ma così non fu: ero solo io in quel bosco, a piangere disperatamente sul corpo semi-morente di mio padre. Non meritava una morte così poco dignitosa, non la meritava affatto, continuavo a ripetermi nella mente.
I miei lunghi capelli mori erano sparsi su gran parte del suo viso, una mia mano avvolta attorno al suo collo e l'altra che gli accarezzava una guancia. Il mio eroe, non c'era più, chi mi avebbe salvato adesso dai pericoli e da mia madre? Su chi potevo più contare ora che lui era andato via?
Ero scioccata, non riuscivo a prendere pienamente coscienza di quello che stava accadendo, e come se non bastasse, le prime goccie di pioggia iniziarono a farsi sentire sulla mia pelle, ma non solo. Oltre allo scrosciare della pioggia riuscii ad udire delle voci maschili, speravo mi avrebbero aiutato, così corsi a chiedere aiuto.
Si trattava di due uomini di mezza età, mi spaventai solo guardandoli, avevano uno strano luccichio negli occhi e a stento si reggevano in piedi, barcollarono verso di me, guidati da una bottiglia di alcool in mano ciascuno. Il loro tanfo lo si poteva sentire da lontano, per non parlare del loro vestiaro molto trasandato, dovevano essere sicuramente due uomini "di strada" come osava chiamarli mia madre, ma malgrado le loro condizioni e il mio semi-cosciente stato mentale, tentai di chiedere aiuto. D'altra parte loro sembravano indifferenti alla notizia che lì ai loro piedi si trovava il corpo morente di mio padre, ma a loro non importò e dandomi uno sbuffetto sulla guancia decisero di lasciarmi perdere e ridendo se ne andarono.
A quel punto non vidi più per il nervoso e mi fiondai sui due prendendoli a morsi: come potevano lasciare una persona così a terra, senza soccorso, senza preoccuparti di nulla, senza un briciolo di umanità.
"Vi ho detto di aiutarmi!" Urlai e piansi come una pazza, mentre tentavo di strattornarli con le mie manine minuscole. "Come potete fare questo!?" continuai, fin quando il più grosso dei due rispose: "Senti ragazzina, a noi non ce ne frega proprio un cazzo del tuo vecchio! Quindi o ci lasci in pace o ti faremo sparire noi" "SIETE SOLO DEI MAIALI EGOISTI!" urlai con tutta la rabbia che avevo dentro e nel momento in cui avevano girato la testa, intenzionati ad andarsene ecco che tornarono marciando velocemente verso di me, come se gli effetti dell'alcool fossero spariti. "Come cazzo ti sei permessa puttanella eh?! Ora te la daremo noi una bella lezione, visto che il tuo amato paparino non ne è stato capace."
Non sapevo che gridare quelle parole d'istinto mi avrebbero marchiato per sempre il cuore.
Nonostante la mia innocenza, capì perfettamente di che si trattò.
Cercai di ribellarmi, feci a pugni con tutte le forze che avevo in corpo, ma fallì.
Tentai invano di urlare il nome di mia madre, con la speranza che mi avrebbe sentito, ma nulla.
Vuoto, buio. Così con le mani sugli occhi mi arresi e mi lasciai tirare i capelli da quegli esseri luridi e viscidi, alzare il vestito e invadere la mia parte più intima con violenza e rabbia.
Dolore, provai solo dolore, non capii nemmeno cosa fosse quella cosa o perchè mi trattassero così, solo qualche anno dopo capii e non ne rimasi particolarmente sorpresa se non riuscii a concedermi più a nessun uomo.
Quegli uomini avevano ormai invaso la mia anima e lasciato una cicatrice sul labbro superiore della mia bocca. Mi avevano cambiata, la dolce Regina che amava i cavalli e le passaggiate in riva all'oceano non c'era più, proprio come il suo papà, che era morto in quel mercoledì del 1997.
Adesso il mondo doveva fare i conti con una Regina del tutto diversa, piena di rancore e paura...
To be continued...
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Portami a casa
RomanceEmma è una ragazza con una vita fatta di problemi, Regina la sua cura. Lei affonda nel suo dolore, l'altra ha imparato a conviverci. La prima è in cerca di felicità, la seconda ormai non sa più cosa sia.