"E così, tu sei qui da... quanti giorni?" Aveva incalzato Emma, nel tentativo di avviare una conversazione. Certo era difficile iniziare un discorso finalizzato a conoscersi se l'unica cosa che accomunava le due era il fatto che entrambe si trovavano in un centro riabilitativo. Che poteva chiederle per cercare di farle stare intrambe a loro agio? Qualche minuto prima il dottor Hopper gli aveva suggerito di passare per i giardini e magari di andare a prendere una bevanda rinfrescante, dopo aver terminato il giro, ma Regina a gli occhi della bionda appariva fermamente contrariata. Infatti ddall'altra parte ella se ne stava con le braccia incrociate sul petto, rivestite da quella giacca grigia, che solo Dio sa quanto Emma avrebbe voluto sfilargliela, per poter ammirare quelle braccia, così toniche e perfette.
Le due donne, si trovavano adesso in una pineta, a passeggiare su un sentiero tra alti arbusti. L'atmosfera era particolarmente silenziosa, se non per il cinguettio incessante di uccellini tipici di quel posto e il frinire delle cicale.
"Sono qui da circa due settimane" rispose con tono leggermente arrogante, continuando a camminare e a fissare il suolo terroso.
C'era silenzio tra le due, forse anche troppo: Emma non si sentiva a suo agio, non riusciva ad instaurare una conversazione decente con quella donna. Così, grattandosi la nuca in modo indifferente ammise...
"Guarda, se non ti va di continuare non sei obbligata da nessuno, certo, a meno che Hopper non ti dica di..." A quel punto Regina si bloccò di scatto, poggiando le mani sui fianchi e assumendo un espressione irritata, se non arrabbiata sbottò: "Ascolta Swan, prima che tu arrivassi e che calpestassi le mie adorate scarpe, ero a mio agio, mi dedicavo alla mia vita privata e quel che c'era da sapere lo raccontavo all'analista Hopper. La mia routine era completa, ogni mattina mi recavo nel bar del centro, lo stesso che ti ho fatto vedere un minuto fa, a meno che tu non te ne sia già dimenticata. Avevo i miei orari da rispettare, senza Nessuna Altra Interruzione." Le ultime tre parole vennero scandite una ad una. La più giovane non capiva come mai quella donna le stesse parlando con quel tono così arrogante e perché fosse tanto infastidita.
"Non voglio continuare, mi sembra chiaro no?! Non vedo cosa ci sia di tanto interessante, quindi perfavore se non vuoi che te lo dica in modo troppo esplicito, vedi di trovarti qualche attività ricreativa, magari lontana da me, grazie."
Quelle parole, seppure tirate fuori da una persona in parte sconosciuta, furono letali: Emma sentì quasi il suo cuore spezzarsi: lei voleva stare con quella donna, voleva conoscerla e non le sembrava per nessuna ragione la ragazza dei suoi sogni. Era passato troppo tempo dall'ultima volta che si era sentita così umiliata da qualcuno. Un in momento ricordò episodi della sua infanzia, tempi in cui suo padre la considerava una nullità, giorni in cui se la prendeva con quella bimba dai riccioli d'oro per poi chiudersi in camera sua a bere, a soffocare le sue frustrazioni nell'alcool. Erano momenti in cui Emma si sentiva più sola che mai, sua madre avrebbe potuto aiutarla, certo, ma ella aveva un lavoro a cui pensare. E in quell'istante, quel solo instante in cui Regina si voltò per andarsene, realizzò che anche lì, in quel boschetto, circondata da sani ed alti arbusti lei si sentiva sola ed indifesa, proprio come quando era piccola, che si chedeva cosa avesse e perchè le persone non la volessero intorno.
Scoppiò a piangere, era un pianto silenzioso, lo stesso delle altre volte. Cercò di sopprimere due singhiozzi mentre si portava una mano a coprire la bocca, singhiozzi che però Regina riuscì a sentire e voltandosi, per osservarla meglio, scorse le lacrime su quel dolce viso. La ragazza aveva il viso rosso e due lunghe ciocche di capelli glielo nascondevano, in parte. Con le braccia avvolte attorno al busto, tentava di autoconsolarsi, facendo pigri cerci con le dita sulla pelle bianca, fin quando non iniziò a considerarsi triste e deprimente agli occhi di Regina e decise di scappare nella sua stanza.Non ci credo questa donna non è l'angelo che mi ha salvato la vita, è così ostile, è cattiva e priva di umanità. Non ci posso credere di essermi ossessionata così tanto per una persona di questo genere. Cazzo Emma riprenditi, tu sei più di così, non dargliela vinta e torna indietro.
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Portami a casa
RomanceEmma è una ragazza con una vita fatta di problemi, Regina la sua cura. Lei affonda nel suo dolore, l'altra ha imparato a conviverci. La prima è in cerca di felicità, la seconda ormai non sa più cosa sia.