Aria: parte seconda

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"Pronto?...."

"Qualcuno parla?...."

"Eiii...ah! Ma è mai possibile che mi capiti una cosa che vada per il verso giusto!?"

Girava a vuoto per la sua camera, Emma. Ormai aveva quasi il fiatone, come se avesse appena ottenuto il premio per la maratona degli ottocento metri.

Non appena si svegliò, poche ore dopo che Regina ebbe lasciato il suo appartamento e avesse raggiunto quella misteriosa persona che doveva incontrare, Emma si accorse di aver rovesciato parte del contenuto della tazza a terra, macchiando l'orrenda moquette blu. Fortunatamente aprendo qualche stipo quà e là, si rese conto che indipendentemente dal fatto che chiunque avesse arredanto quella stanza avesse gusti stomachevoli secondo lei, se non altro avevano allestito una sola stanza come se fosse un vero e proprio monolocale: trovò utensili da cucina, rifornimenti per il bagno, cibi confezionati per sfamare quasi un esercito e vari oggetti, tra cui pezze, stracci e scope con cui dedicarsi alle pulizie di primavera... e non solo in quel caso.

Più tardi però il cellulare squillò, "Ormai è inutile sperare, sarà qualche call center". Emma prese il telefono in mano, lo schermo era illuminato, ma a questo non badò e senza leggere chi fosse che la chiamava, rispose. Mentre riponeva gli oggetti nel suo stanzino, teneva il telefono nell'incavo tra il collo e le spalla. "Si? Emma Swan...Pronto?" disse , ma non udì alcun suono ,iniziava a pensare che il quel luogo, probabilmente non prendesse affatto, ma ad un certo punto, quando stava per riattaccare sentì una voce provenire dal suo cellulare: "Em-ma!?" "Emma, mi senti?" "Neal?!". Non riusciva a crederci "Neal, sei tu?" "Si, si Emma sono io!" "Hey, ciao ricciolino!" "Emma mi manchi tanto..." "Piccolo anche tu mi manchi tantissimo, vedrai che presto torneremo insieme...ricordi cosa ti ho detto?" "Si, che ci saremmo visti prima di...subito." A quella risposta la ragazza sorrise, facendosi sfuggire una lacrima; seppure di appena dieci anni, Emma trovava talmente dolce e singolare, il suo fratellino. Come pochi bambini dell'orfanotrofio, lui non aveva peli sulla lingua e di conseguenza parlava e agiva spontaneamente. Per questo Emma aveva iniziato a far cadere qualche lacrima non appena aveva sentito la sua vocina provenire dall'apparecchio. "Esatto ragazzino, esatto- fece un colpo di tosse per schiarire la voce-...ehm come stai? Lì come vanno le cose?" "Io sto bene...cioè...faccio sempre le stesse cose, però ho fatto amicizia con un nuovo bambino, si chiama Tom." " Davvero? Sono contentissima, almeno hai trovato qualcuno che giochi con te a nascondino!" "Mh, a lui non piace molto, però lo fa ogni tanto...perchè sa che a me piace e dopo facciamo la sfida delle macchinucce, ricordi? Quelle blu e gialle che usavamo io e te?" "Si, certo che mi ricordo, io mi rubavo sempre quella con il turbo ahah" "E ora la uso io ihih" disse il bambino con finto tono da saccente. "Le vecchie in vestaglia sono sempre arroganti con tutti?" domandò la bionda riferendosi alle suore che gestivano l'orfanotrofio, udendo dall'altra parte il bambino ridere a crepapelle, "Emma perchè non facevo queste battute più spesso quando eri qui? Ahahah" "Mah ragazzino io le ho sempre viste così, anche se non te l'ho mai detto ahah" Quanto avrebbe dato in quel momento, pur di vedere il sorriso del suo fratellino. "Insomma Emma, sono sempre le stesse, anche se mi manchi già tanto sono passati solo pochi giorni, quindi è difficile che le cose cambino in poco tempo". Davanti l'impeccabile logica usata dal bambino appena decenne, Emma non potè darli torto, in effetti quelle vecchie non sarebbero cambiate nemmeno se il loro Dio si fosse realmente manifestato sulla terra, in carne e ossa. "In effetti non hai torto, sciocco da parte mia chiederti una cosa simile ahah." "Ems, ti dispiace se ci sentiamo domani? Mi stanno chiamando per andare a cena." "Ma certo riccio, adesso che il mio numero ce l'hai non esitare a chiamare, va bene anche di notte, tranquillo." "Va benissimo, allora domani sera ci sentiamo?" "Ma certo" "Evvai! Sto meglio adesso Ems" "Ti voglio bene pulce" "Anch'io, ciao ciao"

Emma riattaccò e poggiò il cellulare sul tavolo della cucina, ricordava gli orari ferrei della cucina dell'orfanotrofio, se non si arrivava in tempo a mensa spesso si rischiava di saltare il pasto e rimanere a stomaco vuoto. Riflettendoci un momento, appena dopo aver guardato l'orologio Emma si rese conto che in effetti non metteva nulla sotto i denti da ore, così decise di scendere di sotto e prendere qualcosa al bar del centro.

Nel frattempo nella Mercedes verde smeraldo di Zelina, appena dopo aver superato il cancello dell'ingresso  del centro, Regina passava il tempo guardandosi le unghie perfettamente curate e laccate di smalto rosso. Non aveva idea di che discorso intraprendere, poiché parlare di sua madre poco le andava e conoscendo l'irruenza di sua sorella aveva quasi timore di chiederle del suo fidanzato, effettivamente notava che aveva qualcosa da dire, ma non lo faceva,  come se volesse trattenersi.

Quel silenzio  venne però presto interrotto dalla rossa che intavolò uno dei suoi discorsi preferiti.
"Allora, signorina...Novità?" Regina si destò dai suoi pensieri, tirando indietro il sedile e abbassando leggermente lo schienale, sapeva che quel pomeriggio l'avrebbero passato molto tempo a parlare del più, del meno e di...Emma, quindi tanto valeva mettersi comodi.

"Beh, sssi...Ammetto che c'è qualche leggero cambiamento nella mia vita e..."

"Momentiamoci un attimo"
"Momen-che? Zelina ma come..."
"Nella tua vita?" Disse entusiasta e sorpresa da quella frase.
"Attenta alla macchina! Fermati è sua la precedenza! Ma ti ricordi come si gui..."
"Si si hai ragione scusa, ma ammetto che questa frase mi ha un attimo sconvolto"
"Non ancora passa un quarto d'ora da quando siamo salite in macchina e già ti ho sconvolta" disse Regina con mezzo sorriso divertito, guardando fuori dal finestrino.
"...e non ancora arriva il bello" continuò consapevole che avrebbe rischiato di perdere la vita in quella macchina quello stesso pomeriggio.

Si creò un attimo di silenzio ma poi...
"Eh...Quindi!?" "Zelina non voglio finire contro un albero, te lo racconto dopo ok?"
"E daiii" "Zel..."
Rispose la bruna alzando un sopracciglio e guardandola.
"E va bene - disse poi arrendendosi la rossa- ma a patto che dopo mi racconti tutto nei minimi dettagli" "okok"
"Tu piuttosto?" Sapeva che doveva tirarlielo fuori prima o poi il motivo per cui era preoccupata.
"Oh emh, si diciamo che anch'io dovrei raccontarti un pò di cosine"
"Perfetto, sto qui!"
" Si, lo so- accennò un sorriso e si girò un attimo per guardare la sorella, che le strinse la mano da sopra il cambio-...è solo che speravo di parlare di cose belle oggi, di andare a mangiare qualcosa con te e passare un pomeriggio sereno..." "Ei, ho capito che c'è qualcosa che non va, appena ti ho vista, anche se ti ho urlato contro. Hai sempre avuto quell'espressione quasi disgustata, ogni volta che c'era qualcosa che non andava e le labbra ti si fanno più sottili, quindi, sputa il rospo, avanti."
"Sai che ti odio per questo, si?"
"Si!" Sorrisero entrabe "Forza" la incoraggiò la bruna.
"C'entra Chad..."

Lo sapevo

Pensò Regina

"L'altra parte però riguarda...Robin"
Zelena guidò prestando maggiore attenzione alla strada, per evitare di essere presa troppo dall'emozione, d'altra parte non voleva che anche Regina venisse troppo scombussolata dalla notizia.
Ma dal momento che, contrariamente a ciò che potevano dire in giro tanti altri che non la conoscevano affatto, lei aveva un cuore  che aveva iniziato a pulsare anche troppo forte non appena ripensò a quell'uomo, al suo ex marito.
"Gina?" La chiamò la rossa
"S-si? Vai continua"
"Ei il cruscotto si regge da solo" Cercò di sdrammatizzare notando come la mano della bruna si trovasse sul cruscotto come per mantenersi.
"Che vuole questa volta?" Disse poi ricomponendosi, con tono nervoso.
"Ecco è complicato da spiegare e non vorrei nemmeno io finire contro un albero quindi se ne parlassimo più tardi mentre prendiamo qualcosa va bene?"
"Va bene va bene" disse tranquillizzandosi, ma facendo correre la mente a ipotetici piani perversi che sarebbe stato capace di realizzare.

To be continued...



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