Quand'ero piccola, trovai una conchiglia e cogliendola da terra mi tagliai.
Restai ferma, a guardare il taglietto che mi ero provocata sulla mano, con i piedi affondati nella sabbia e bagnati dall'acqua dell'oceano mossa dalle onde.
Le goccioline di sangue scivolavano via via, una dopo l'altra, immergendosi nelle acque sottostanti.
Le osservavo attentamente, ricordo che non sentivo il dolore della ferita, anzi mi sentivo rinascere: osservare quelle goccioline dissolversi nell'acqua mi faceva credere che tutti i problemi, irrisolvibili o meno, in realtà, con il passare del tempo, in un certo senso è come se si cancellassero autonomamente, scivolando via dal nostro corpo.Con il tempo però, diventai più realista e capii che per fare si che questo accada occorre avere molta speranza e crederci intensamente, e che il vero problema è quando questa viene a mancare.
Regina sapeva che doveva andare avanti, cercando si lasciarsi il passato alle spalle. Gliel'avevano detto molte volte, ma non era mai riuscita a convincersi che questa cosa potesse essere mai possibile. Adesso però sentiva che c'era una speranza, sentiva odore di aria diversa, si sentiva diversa: certo quella non era la prima volte che fronteggiava sua madre, Cora, ma il punto era che Regina, per la prima volta dopo molto tempo sentiva di avere qualcuno dalla sua parte, qualcuno su cui, probabilmente avrebbe potuto fare affidamento e di cui sapeva per certo che la stesse aspettando, come luce in fondo ad un tunnel.
Così a passi svelti, percorse l'entrata dell' edificio, mentre si asciugava le poche lacrime rimaste agli angoli degli occhi. Seguiva l'istinto e sapeva che cosa stava facendo, era consapevole che questa cosa l'avrebbe condotta su un'altra strada, forse migliore o forse piena di sofferenza, ma ormai aveva sofferto già molto, tanto valeva provare.
Salì le scale e percorse altri due corridoi, trovadosi davanti la stanza numero 815. Bussò e appena dopo aver sentito sbuffare, dall'altra parte della porta capì che forse non era una buona idea, ma improvvisamente la porta si aprì, mostrando la figura slanciata della bionda, vestita di semplici abiti comodi, uno short di cotone ed una canotta aderente, che attirarono l'attenzione della mora, lasciandola boccheggiare per qualche istante.
"Emh...hai un momento?" Chiese subito dopo essersi ripresa, Regina e avendo distolto lo sguardo da quel corpo mozzafiato.
"Oh, c-certo..." Rispose l'altra, osservandola negli occhi con stupore.
"Raccontami di quei sogni"Di getto la mora tirò fuori quelle parole, quasi fossero dei razzi. Si sentiva a disagio: poco prima quasi si stavano per sotterrare con le parole ed adesso Regina chiedeva spiegazioni ad Emma di quell'argomento dei sogni.
C'è da stupirsi qui
Pensò Emma, la quale, captando il disagio della donna di fronte a sé la fece accomodare subito nella sua stanza, abbandonando il cellulare sul tavolo, vicino alla cucina."Oh, vedi cerca di ignorare il disordine...se puoi Regina sai sono rientrata da poco e stavo per fare una chiamata..."
"Se..se sei impegnata non serve che ti disturbo troppo Emma, grazie lo stesso" Regina aveva appena cambiato idea, si stava dando della stupida da sola per aver preso quella decisione.
Che idiota
Si ripetevaA quel punto girò per fare dietrofront, indirizzandosi verso la porta dalla quale era appena entrata, ma Emma insistette per tenerla lì ancora un po'. Non voleva lasciarla scappare un'altra volta.
"Ti prego non andare, se è per il disordine possiamo andare al bar qui sotto..." Tentò.
"No Emma , non è per questo...è che ...non so se..." Un attimo di silenzio e " ...Non sai se darmi peso o meno" terminò la frase la bionda.
"Ecco" rispose sovrappensiero Regina perdedosi nel vuoto del panorama che le mostrava la finestra del mini appartamento della ragazza.
Come faceva quella bionda a sapere cosa le passasse per la testa ogni volta?
"No aspetta Swan..." Esclamò risvegliandosi dai suoi pensieri. Capii che la ragazza le aveva appena letto la mente. Era imbarazzata, forse troppo.
"Ahah ti prendevo in giro Regina, so di essere una a cui nessuno rinuncerebbe" disse con fare scenico, come se stesse recitando una parte, mentre svitava la macchinetta del caffè, trovata quella stessa mattina nella mensola dei piatti.
"Che idiota" sbuffò la bruna, guardando in aria e sedendosi sul letto della bionda, se non altro ordinato e con le coperte rimboccate.
"Non serve darsi dell'idiota Regina, tutti pensiamo di fare degli sbagli, ma il fatto di essere venuta qui per chiedermi dei sogni, non è di certo una cosa per cui darsi dell' idiota. Poi certo, dovresti ammettere che sono piuttosto..." Disse continuando a sorridere di sbieco, mentre armeggiava con la busta di zucchero stavolta.
"NON PARLAVO DI ME SWAN!" esclamò Regina " Mi riferivo a te!...aah, lo vedi come sei?!" Sbraitò rialzandosi e andando verso la finestra.
Emma rise di gusto: la divertiva vedere Regina così.
"Insopportabilmente..." Rispose la bionda.
Perfetta, aggiunse la vocina nella testa della mora.
"...me?" disse continuando a ridere.
"Già" assertí Regina con le mani sul volto, come se stesse avendo un emicrania.
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Portami a casa
RomanceEmma è una ragazza con una vita fatta di problemi, Regina la sua cura. Lei affonda nel suo dolore, l'altra ha imparato a conviverci. La prima è in cerca di felicità, la seconda ormai non sa più cosa sia.