Buio. Vedevo nero e una nube violacea che si faceva strada dal fondo di una stanza, la stanza in cui mi trovavo. Questa nube divenne sempre più fitta e più si avvicinava, più io cercavo di allontanarmi, ma mi raggiunse, inebriando l'aria con un odore fresco, simile a quello del muschio. Così chiusi gli occhi e quando gli riaprii vidi un uomo.
Questo era di spalle, immobile, e di bell'aspetto: alto, con ampie e forti spalle, gambe muscolose capelli che variavano dal castano chiaro al biondo. Indossava uno smoking color crema e dei mocassini di cuoio, sembravano molto costosi. Non sapevo dove mi trovassi, ma ciò nonostante presi coraggio e cercai di avvicinarmi molto lentamente.
Ero quasi vicina all'uomo e mancavano pochi centimetri affinchè lo toccassi, quando questo girò la testa di scatto verso destra e con uno strano ghigno sul viso e le mani in tasca iniziò a canticchiare un motivetto inquietante "Whisky il ragnetto sale la grondaia..." e passo dopo passo, con una lentezza spaventosa e le mani nelle tasche dei pantaloni pregiati si diresse nella direzione in cui stava guardando continuando a canticchiare quel motivetto. "Whisky dove sei finita?" , fece una breve pausa.
"...crolla la grondaia, Whisky cade giù... AH! Trovata!" urlò all'improvviso. Udii anche un'altra voce subito dopo:"No!Ti prego non di nuovo!". Spalancai gli occhi. Ma a cosa stavo assistendo?! Diamine chi erano quelle persone e perchè quell'uomo sembrava così cattivo? Quando sentii gridare una donna sobbalzai, quella voce io già l'avevo sentita, era la stessa del sogno precedente, la stessa ragazza che veniva picchiata dall'altra donna più anziana. Per vederla dovetti seguire quell'uomo e girare un angolo che mi sembrava quasi inesistente in quella stanza.
La ragazza si trovava rannicchiata a terra , dietro un grande divano e vicino a lei c'era una lampada che la illuminava a malapena con la sa luce fioca e potei osservare che era seminuda. Vestita da una lunga camicia da notte di seta, color perla che la copriva fin sopra le ginocchia e dai graffi e lividi sparsi qui e la su tutto il corpo, in particolare sulle gambe. Su quel meraviglioso viso invece aveva del sangue ormai secco, probabilmente ricorrente al labbro superiore spaccato.
La donna guardava l'uomo con paura e con la speranza che non le avrebbe più fatto nel male, per il momento, ma come lei azzardò ad aprire bocca lui la ammutolì con un bacio vorace, afferrandola per il collo, il che mi fece venire il voltastomaco e a giudicare dall'espressione della ragazza martoriata, anche a lei. Presto un altro urlo squarciò il silenzio, questa volta era di rabbia, poichè nel tentativo della mora di tirare un calcio a l'uomo lui le prese i capelli in un pugno e gli tirò, leccandole poi la base del collo fino al lobo dell'orecchio e sussurrandole in un orecchio "Tu mi appartieni".
La povera donna era schifata dall'uomo e quando lui se ne andò lasciandola con uno strattone, abbandonandola a terra, lei guardò verso di me, come nel sogno precedente, ma questa volta con occhi carichi di lacrime e di odio. Mi guardò e si alzò, ignorando il sangue sulla veste e i polsi ancora legati da una cinta, per non parlare dei suoi capelli corvini, completamente arruffati e che le coprivano quasi mezzo volto, seppure corti fin sopra le spalle.
La vidi avvicinarsi lentamente mentre mi fissava, io ero pietrificata davanti a tutta quella bellezza , una bellezza sprecata per quelle condizioni, non meritava questo quella povera donna, nessuno lo meritava. Era ad un palmo dal mio viso, era alta come me e dopo aver annegato tutti i miei pensieri dentro quegli occhi che sembrava che parlassero, ella disse semplicemente "Aiutami a cambiare" facendo cadere un'ultima lacrima. Io annuii ma poi scoppiai a piangere davanti a quella creatura perfetta. Era troppo vederla così, non la conoscevo nemmeno che già provavo pena per lei, volevo aiutarla con tutta me stessa, "Non riesco nemmeno a correggere me stessa" . I miei singhiozzi si fecero più frequenti e anche uoi iniziavano a farsi sentire.
Mise una mano sulla mia guancia e avvicinando la sua fronte alla mia sospirò un flebile "Ce la farai" e poi sparì, lasciandomi per un attimo in quella stanza buia, che presto iniziò a tremare, come se ci fosse un terremoto ed un rumore assordante mi riempii la testa.
Sobbalzai e incanalai più aria possibile, mi trovavo ancora a bordo della Mercedes su cui mi ero addormentata durante il viaggio, evidentemente quel terremoto era dovuto ai dossi che avevamo appena superato, ma quella donna invece, chi era? Perchè la ritrovavo sempre nei miei sogni e ogni volta che mi svegliavo ero sempre sudata fradicia. Il desiderio di conoscerla mi invase di nuovo, come quella stessa mattina. Quasi mi venne una crisi di nervi, decisi di non pensarci, fortuna volle che l'autista mi informò che eravamo appena arrivati.
"Signorina Swan..." disse, usando dell'ironia , "Spero tu sia felice di vedere in che posto ti ho portata, qui potrai fare tante di quelle conoscenze che tu non hai idea...mph!", mi schernì, alludendo al fatto che quel posto fosse pieno di matti. "Sai Thomas, ci sono persone che sanno chiedere aiuto quando a loro serve, a differenza tua." Mi autoconvinsi di ciò che avevo appena detto, lasciandolo senza parole, prendendo il mio borsone e abbandonando la vettura. "E' stato un piacere dormire sul retro della tua auto Sir. Thomas; gliela consiglio al posto di inclinare il sedile per i passeggeri e magari accenda dell'aria condizionata se le è possibile, sa per evitare che si congeli." "Swan..." girò gli occhi al cielo e fece retromarcia uscendo dal cancello. Non è mai stata una persona di mio gradimento quel tale: sbruffone e senza un tetto che pretende di giudicare chi è più agevolato di lui. Verme insignificante che pur di ricevere una certa assistenza da parte delle suore più giovani, preferisce vivere in un auto.
Percorrendo il viale alberato arrivai davanti la porta d'ingresso: c'era un insegna con su scritto Brooklyn Psychic Hospital e una grossa campana da tirare molto vecchio stile. Sulla destra c'era un giardino e delle scale sotto le quali c'era il cartello che indicava le varie direzioni da prendere, tra cui quella della piscina. Sarei andata più tardi a fare un giretto per conoscere meglio il posto, ma prima avevo bisogno di parlare con qualcuno, quindi bussai.
Bussai una seconda volta e questa volta qualcuno mi aprì, il cigolio della porta era veramente fastidioso. Diamine due gocce di olio su quei cardini no?!
Mi trovai davanti una donna sulla trentina, capelli ricci rossi, tinti e lunghi fin sopra al seno. Un sorriso a 32 denti, che sembrava aver visto Johnny Depp in persona e vestita in un completo verde dettato da un pullover smanicato sopra ad una camicetta ed una gonna semi aderente dello stesso colore. Insomma mi fece pensare subito ad uno dei folletti dei cartoni che guardavo da bambina.
" Oh salve! Lei deve essere la signorina Swan se non sbaglio, giusto?" Disse tutto ad un fiato, facendomi accomodare quasi fosse un imposizione. "Emh, s-si sono io, volevo chiedere se poteva sempliceme...." ma mi interruppe subito. "Oh certamente, presto la porterò a fare un giro qui intorno, si per conoscere la struttura." La sua euforia quasi mi fece invidia, ma come faceva a ridere così per ogni cosa? "Ecco in realtà io volevo solo sapere quale fosse la mia stanza, per beh poggiare questa.." dissi indicando con la testa la borsa " ..e magari darmi una rinfrescata. Sa cosa intendo, dopo un viaggio in auto..." "Oh ma certo, va bene, non si preoccupi" sembrava leggermente offesa dalle mie parole, ma io che avevo detto poi di tanto male? " Ecco le chiavi della sua stanza, è la numero 815, se ha bisogno di qualcosa contatti pure il centro assistenza dal telefono fisso della camera." Terminò poi con voce fredda, ma se non altro lasciandomi andare.
Ah non sapevo proprio cosa fare per primo se chiamare Neal o farmi una doccia. Avrei dovuto innanzi tutto prendermi cura di me stessa dal momento che avevo un bagno privato e potevo divertirmi ad usarlo tutto per me per una volta.
All'improvviso mi tornò in mente il motivetto che stava cantando quell'uomo nel sogno e mentre lo canticchiavo, lasciando andare i miei pensieri, una porta si aprì all'improvviso e urtai contro qualcosa, o meglio qualcuno, cadendo all'indietro e sbattendo la schiena al suolo.
"Ma che diamine...non può evitare di correre lungo un corridoio?!..." Dopo essermi ripresa dalla forte botta alzai lo sguardo e..."Non può essere...ma...."
To be continued...
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Portami a casa
RomanceEmma è una ragazza con una vita fatta di problemi, Regina la sua cura. Lei affonda nel suo dolore, l'altra ha imparato a conviverci. La prima è in cerca di felicità, la seconda ormai non sa più cosa sia.