Borderline

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(Capitolo Multimediale)

Si consiglia di ascoltare l'audio durante la lettura, grazie.

Regina camminava lungo la via del ritorno, passo dopo passo, prestando attenzione ai ciottoli che incontrava lungo il suo sentiero.  Pensava, forse troppo, o forse troppo poco. Non riusciva a dimenticare quegli occhi cerulei, simili a quelli di un cerbiatto, che la guardavano come un bambino ammira il suo eroe preferito, mentre lei la teneva tra le sue braccia. Un mix di cielo e terra, ecco che cos'erano. Il verde come la speranza, speranza di continuare a vivere, di ricominciare a respirare aria pulita. Gliel'aveva  trasmetteva attraverso quello sguardo di leggerezza, mischiato al blu del mare in burrasca, come alla paura di rimanere soli durante un naufragio, per non parlare delle altre sfumature di grigio che amalgamavano il tutto, quasi come fossero pitture su una tela, da stendere e infine ammirare. 

Erano il mondo quegli occhi, pensava Regina. 

Si era girata più volte ad osservare la bionda percorrere la strada per il ritorno, preoccupandosi che non inciampasse e cadesse. Rise a quel pensiero: sembrava una bambina che cercava di comportarsi da grande, con quel piccolo broncio sulle labbra tentava di strecciare le cuffie, quasi sbraitando a causa della scarsa pazienza. Per non parlare di quella goffaggine che Regina reputava orrenda, ma addosso alla ragazza era adorabile; d'altronde lei era donna di classe e molto raffinata, non avrebbe mai lasciato andarsi a certi atteggiamenti pur di passare del tempo con Emma. Si bloccò e riflettè un momento, stava seriamente pensando di passare altro tempo con lei? E perchè mai l'aveva appena chiamata "Emma" e non "Ms. Swan"

Il suo cuore quasi perse un battito, stava iniziando a spaventarsi. Lei non poteva lasciarsi andare in quel modo con qualcuno, non poteva aprirsi...

Non di nuovo Regina, non cadere un'altra volta, si ripeteva nella testa, a martello. Doveva capirlo una volta per tutte che se si fosse lasciata andare in balia dei sentimenti non sarebbe arrivata da nessuna parte, se non alla autodistruzione.
Certo, in ogni modo, quella donna era già più che distrutta al suo interno: era ormai un puzzle da dover ricomporre per poterle restituire un leggero sorriso sincero. Una matriosca da dover ricomporre, per riempire il vuoto nel suo cuore. Un pezzo di ghiaccio da sciogliere con calore e amore. Ma la cosa più importante, era che tutto questo Emma l'aveva in parte capito, in quei pochi attimi che i suoi occhi incontrarono quelli ambrati della mora, che celavano tutto il suo dolore che provava da tempo, troppo tempo. Proprio questo fece scattare in Emma la voglia di rincontrare il prima possibile la mora, invitandola così a prendere un caffè, cercando di non scombussolarle troppo la routine e sperando di conoscerla davvero. Lo voleva più di ogni altra cosa.

Così mentre quest'ultima si dirigeva verso il bar, dove avrebbe preso qualcosa da mangiare e approfittato del tempo libero per chiamare il piccolo Neal, Regina, tormentata dai suoi pensieri e lottando contro la sua coscienza si recava verso lo studio del dottor Hopper, al quale molto presto avrebbe raccontato l'accaduto e i sentimenti che provava, da cui cercava di scappare. 

Regina conosceva l'analista da poco e seppure, contro suo volere, fu obbligata ad aprirsi, quando arrivò al centro, ammetteva che parlare con lui la faceva sentire a suo agio. Sapeva che con quell'uomo avrebbe potuto parlare di tutto, d'altronde lui conosceva tutta la sua storia e comprendeva quanto poteva essere difficile, per una donna come quella in questione, aprirsi con chiunque. Ma quello, secondo lui e la sua terapia, era uno scoglio che andava superato prima o poi, per questo quella stessa mattina le consigliò di uscire con la bionda, anche se alla fine questo "appuntamento" per così dire, non era andato proprio a buon fine, non completamente almeno. Ma ce ne sarebbe stato un altro e Regina per quanto stesse facendo a cazzotti con le sue emozioni, la voglia di rincontrare la bionda vinceva su tutto ed era per questo che aveva l'urgenza di parlare con il suo medico, in quel momento.

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