La parete

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Ci tengo a precisare che per ragioni ovvie sono stata costretta a dover cambiare l'io narrante. Spero non sia problema, scusate il leggero disagio ;)

"Mh...pff..."

Un grugnito seguiva l'altro, la stanza era illuminata da pochi fasci di luce diurna, che filtravano attraverso le alette delle persiane semichiuse, la vetrata della finestra, al contrario era spalancata così da permettere che più aria possibile entrasse durante la notte.

"Pff...Mh-a..."

Lenzuola disfatte, disordinate, gran parte di esse erano finite ai piedi del letto, attorcigliate attorno alle caviglie e ai polpacci della bionda che dormiva beatamente come un fanciullo in fasce, coccolato dal canto di una donna. Le coperte senape venivano continuamente tirate e respinte via, per via del caldo estivo. Adesso le coprivano appena il fondoschiena coperto da semplici slip, che spesso la ragazza lasciava esposto, non badando al fatto che ci fosse qualcuno ad osservarla. I suoi lunghi capelli erano sparsi su gran parte dei cuscini, gonfi e morbidi; la testa seppellita su uno di esso, rivolta verso sinistra e una leggera bavetta che andava scendendo dalla bocca semiaperta, impregnando la federa.

Un suono echeggiò nella stanza: lo schermo del suo cellulare si illuminò, segnava le 8.45 e...

"Put your hands on my shoulder..." La voce di Elvis Presley riempiva la stanza, mentre le imprecazioni della ragazza inziavano a farsi sentire anche lungo il corridoio, gran parte insonorizzate dalle mura spesse.

" Cazzo, la sveglia!"

Diamine Emma, possibile che non riesci mai ad organizzarti in modo decente?

Alcuni vestiti del giorno precedente giacevano sul pavimento, insieme alle numerose giacche di pelle che si era portata e a cui era affezionata.

La giovane balzò con un solo salto dalla parte opposta del letto, infilandosi velocemente nella doccia e puntandosi il getto d'acqua fredda sulla schiena. Era più che consapevole di essere in netto ritardo, perlopiù il primo giorno di terapia.

Che figura pensi di farci eh Emma?!

Che idota. Si era ripetuta più volte nella testa che avrebbe dovuto comportarsi in modo discreto e dare poco nell'occhio. Ma invece no! Ella preferiva farsi ricordare dal terapista come quella ritardataria.

Terminata la doccia, durata circa due minuti, prese i primi jeans che le vide nella borsa non ancora svuotata ed una T-shirt azzurina, con delle leggere balze sui lati delle maniche , le sue immancabili converse blu notte ed era pronta, con i capelli ancora mezzi umidi, ma in fin dei conti faceva ancora caldo, quindi non era importante.

Stava terminando di mettre le ultime cose nel suo zainetto di cuoio quando delle voci la fecero arrestare, mentre la curiosità saliva piano piano: dall'altra parte del muro portante del suo appartamento, una donna stava animatamente parlando al cellulare, questione comprensibile dal fatto che non ci fu una seconda voce a controbattere in quel luogo. Quasi non le sembrava vero ma la voce che stava ascoltando era proprio quella di Regina, la sua Regina. Emma si stupì del fatto che quella fu la seconda volta che riconobbe quella donna dal tono della sua voce, ma questo pensiero passò in secondo piano quando iniziò ad ascoltare la conversazione, che si faceva sempre più animata, almeno da una parte della cornetta.

"Mamma, qui ora non può farmi nulla" Diamine sembra si tratti di una cosa seria, pensò Emma "...Si è stato lui...Decido io per quanto mi riguarda..." Regina stava alzando la voce, quasi urlava contro l'altra persona, questo fece leggermente strizzare lo stomaco di Emma e non seppe nemmeno lei il motvo. "Adesso non tirare in gioco papà...sai come andò..." la voce di Regina mutò di colpo, si era improvvisamente affievolita, era tremante. Ma quello, no Dio perchè sta singhiozzando...poverina vorrei essere dall'altra parte con lei. E poi la chiamata terminò. La donna che fino a poco prima stava sfogando la sua frustazione contro il telefono aveva ormai il trucco colato a causa delle lacrime ed era seduta sul letto, come se non avesse le forze per reggere tutto quel peso che si trascinava dietro da anni. Dall'altra parte del muro invece, una Emma ancora indecisa sul da farsi si mangiava le unghie, mentre dentro di se stava arbitrando un discorso che faceva con la sua coscienza.

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