Nostalgia Squallore Imbarazzo

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Mela e cannella.
Due profumi, due sapori, eppure un duo perfetto.
Il primo, un singolare frutto in grado di saziare lo stomaco di chiunque.
La seconda, una comune spezia, ma in grado di trasformare ogni piatto.
Regina ed Emma erano così, come spicchi di mela mischiata a dolce cannella. Un gusto tanto dolce quanto nostalgico.

Nostalgia.

La nostalgia che si prova annusando della semplice polvere di cannella; nostalgia di casa, di un focolare e tranquillità, che la bionda, disperatamente, andava cercando.

Emma desiderava una casa, solo questo. Amore e la compagnia della sua persona.
Quella persona che le avrebbe cambiato la vita, che molto probabilmente aveva incontrato nei suoi sogni e che in quell'istante, continuava ad abbracciare, a stringerla a se, lungo un semplice corridoio.
La stringeva come se non volesse perdere la cosa più importante al mondo, come se non ci fosse cosa che valesse più del fatto di poter rimanere così il più a lungo possibile.
Abbracciava quella fragranza di mela. Regina profumava di mela ed Emma ci si stava quasi perdendo, inebriandosi di questa, quasi fosse una droga.
Quella piccola, dolce ed indifesa mela, per Emma era tutto.

Fin dalla prima volta che la vide per lei quella donna fu sinonimo di casa, il perché non lo conosceva neppure lei, sapeva solo che Regina sarebbe stata la sua cura, il pezzo mancante del suo puzzle, colei che le avrebbe fatto respirare nuovamente profumo di vita.

Emma aveva le braccia della bruna avvinghiate attorno al collo, stretto forte in un abbraccio disperato, quasi come un'ancora tiene ben saldo il suo vascello in un posto. Un unico posto, proprio come quello in cui nessuno crederebbe mai di poter trovare la felicità, in una clinica di matti.
Beh, Emma e Regina avevano appena capito di non poter fare a meno l'una dall'altra. Di essere, per l'appunto, come un pasticcio di mela e cannella.
La bionda la reggeva con le braccia ben salde sulla sua schiena, quasi schiacciandola contro il suo corpo, come a voler sentire il suo cuore battere con il proprio.
Regina, per la prima volta, dopo molti, moltissimi anni, si stava finalmente facendo abbracciare da qualcuno, da qualcuno che sapeva l'avrebbe fatto in modo sincero. Così senza pensarci troppo seguì l'istinto, fondendo le sue lacrime tra quelle braccia, che sapeva non l'avrebbero delusa.
Certo, per la bruna l'atmosfera non era del tutto silenziosa, come appariva ad Emma: di sottofondo ai suoi singhiozzi, riusciva a sentire ancora la sua coscienza opporsi, facendo raffiorare i rimproveri che le faceva sua madre sull'amore, ma in quel momento, una spalla su cui piangere e delle braccia forti che l'avrebbero sorretta erano l'unica cosa di cui aveva bisogno.

Qualche attimo prima le aveva sussurato "stringimi..." ed Emma non se l'era fatto ripetere due volte.

Quindi eccole lì, avvinghiate in un'immagine perfetta, lungo uno squallido corridoio, davanti la porta di una qualsiasi stanza di una casa di cura.

Passarono secondi, forse minuti, ma le due non si accorsero del tempo che volava. Regina era più bassa di Emma di pochi centimetri, aveva la testa sepolta tra le spalle toniche dell'altra, aggrappata al suo collo proprio come faceva con suo padre quando era piccola. Emma, al contrario, si era irrigidita davanti quella situazione e seppur intimorita e non sapendo come agire, non perse l'occasione di sentire per la prima volta la sua anima sfiorarsi con quella della bruna, avvolgendo con le sue braccia la vita dell'altra, accarezzandola ogni tanto con i polpastrelli.
I singhiozzi cessarono dopo poco, ma quell'abbraccio no. Si sentivano così bene, cullate l'una dall'altra, ma Emma decise di sussurrare qualcosa all'orecchio di Regina.
"Calmata adesso?" Disse continuando a cullarla, dondolando con lei sul posto.
Regina tirò su con il naso, ancora abbracciata ad Emma, con la guancia poggiata su una spalla dell'altra.

"Si, più o meno"

"Stai tranquilla, quando vorrai."

Rispose l'altra. "Quando vorrai...cosa?" Chiese la donna interrogativa, alzando leggermente la testa e guardando oltre le spalle di Emma.
"Quando vorrai aprirti, io ci sarò" spiegò la bionda.
Regina a quel punto rise di gusto "Ovvio che ci sarai, sei obbligata a restare qui per i prossimi giorni, non ti biasimo." E sciolse l'abbraccio, guardandola negli occhi.
"Regina..." Emma inclinò leggermente la testa e piantò i suoi occhi in quegli ambrati "Ho capito Emma." Confermò pacatamente l'altra, guardandola prima negli occhi e poi a terra.

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