capitolo 3

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È lunedì mattina e a svegliarmi è una irritante sveglia che molto probabilmente non arriverà intatta a fine anno perché la voglia di prenderla e lanciarla al muro è tanta.

Durante la domenica non ho fatto molto: mangiato, visto netflix, stata in chiamata con Chloe e dormito. Intenso vero?

Mi lavo, mi trucco leggermente e poi infilo al volo un jeans stretto nero, una felpa grigia semplice e le Vans. Come al solito papà mi accompagna a scuola e, dato che non mi sono ancora fatta degli amici, entro direttamente in classe trovando, stranamente, il mio compagno di banco già lì. Non abbiamo parlato molto nella mia prima settimana qui, anzi per niente, perciò credo sia il momento di fare conoscenza. Mi siedo al mio posto e lo saluto girandomi verso di lui
'Ciao' mi risponde sorridendo leggermente. È oggettivamente bello: capelli corti marrone scuro, occhi scuri quasi neri, muscoloso, attraente, buon profumo e con qualche tatuaggio che si intravede dalla maglietta.
'Jacob giusto?' domando porgendogli la mano per gentilezza
'Giusto Hope' mi stringe la mano
'Come mai già qui?' solitamente arriva pelo pelo con l'inizio della prima lezione
'Sono arrivato prima del solito e sono entrato, tu invece?'
'Non ho ancora fatto amicizia perciò ho preferito entrare invece di rimane fuori da sola'
'Sono qui da cinque anni e neanche io ho un amico qui dentro' ride
'Beh adesso si' - gli sorrido - 'Sempre se vuoi ovvio'
'Compagna di banco e amica, perché no!' ricambia il mio sorriso. Primo amico nella nuova città trovato.
Distratti dalla conversazione non ci siamo accorti che la classe si è riempita e anche la prof sta entrando.
Le lezioni sono noiose come sempre ma ogni tanto io e Jacob ci divertiamo giocando a tris su un foglio. Alla fine della sesta ora ci salutiamo e io vado alla solita fermata dell'autobus dove c'è anche Ethan.
'Ehy' lo saluto ma lui mi risponde semplicemente con un gesto della testa
'La moto ancora da riparare?' domando cercando di fare conversazione
'Già' ma lui a quanto pare non ha voglia. Lascio perdere e aspettiamo il mezzo in totale silenzio. Ovviamente scendiamo alla stessa fermata ma niente di niente, nessuno sguardo e nessun saluto, lui cammina per la sua strada e io per la mia.
'Aspetta' lo sento urlare alle mie spalle e così mi giro per guardarlo
'So che i tuoi non ci sono oggi, vieni a pranzo da noi' ed è vero, papà è ad un pranzo di lavoro con tutti i suoi colleghi e, dato che sono presenti le loro mogli, mamma lo ha accompagnato.
'Sicuro che non disturbo?' domando raggiungendolo ed eliminando i metri di distanza tra di noi
'A mia madre farà piacere averti a casa'
'D'accordo' gli sorrido ma lui non ricambia, o almeno non lo fa vedere. Arriviamo a casa sua e apre la porta d'ingresso
'Mamma Hope pranza da noi' le dice semplicemente entrando in cucina dove si trova lei per poi dirigersi verso le scale
'Oh cara che bello che tu sua qui! Avevo già pensato di passare a portarti qualcosa per pranzo così non rimanevi a stomaco vuoto dato che i tuoi non ci sono'
'Grazie per l'ospitalità signora Andrews'
'Chiamami Abby, Hope'
'Va bene Abby'
'Va pure da Ethan e poggia le tue cose in camera sua, vi chiamo io quando è pronto' annuisco e vado verso le scale. Mi avvicino alla stanza del ragazzo e la trovo con la porta socchiusa. Prima che possa entrare sento un pezzo di conversazione tra lui e il fratello.
'Non so come comportarmi con lei' dice Ethan
'Non la vedi da otto anni, è logico, fa semplicemente ciò che ti senti e supera le tue paure per una volta' risponde Liam
Busso prima che possano continuare a parlare e che quindi io possa sentire qualcosa che non dovrei. Si da quel che ho capito l'argomento sono io, ma è comunque la loro privacy.
'Avanti' dicono entrambi e io apro di più la porta entrando
'Abby mi ha detto che posso poggiare la mia roba qui, va bene?'
'Si certo, dammi pure' Ethan si avvicina e prende il mio zaino poggiandolo sulla sedia davanti la scrivania. Resto lì in piedi, non so minimamente cosa fare, forse dovrei andarmene...
'Ci vediamo gi-' dico mentre mi giro per uscire ma vengo interrotta da Liam
'No resta qui, io vado a vedere se mamma ha bisogno di aiuto' e così in un batter d'occhio mi sorpassa e mi ritrovo da sola nella stanza con Ethan. E adesso?
'Siediti' dice indicando il letto su cui si trova e facendomi posto accanto a lui. Faccio come dice e ci mettiamo l'uno di fronte l'altro. Silenzio. Nessuno parla, c'è solamente imbarazzo.
Dio che brutto! Io e lui eravamo amici, migliori amici, praticamente due fratelli, e qualsiasi cosa uno faceva o diceva l'altro lo seguiva. Eravamo inseparabili, le peggiori pesti messe insieme, e ora neanche ci salutiamo. Siamo passati dall'essere una cosa sola a essere due sconosciuti e tutto questo per il fottuto lavoro di mio padre. Ormai siamo semplicemente sconosciuti con dei ricordi...

'Sai questo posto non è per niente come me lo ricordavo' dico spezzando il silenzio e i miei pensieri.
'Sono cambiate molte cose in otto anni Hope, io sono cambiato' incrocia il mio sguardo
'Non credevo di poter perdere il mio migliore amico, non lo avrei mai voluto'
'Neanche io volevo perderti' - di nuovo silenzio - 'Almeno sei tornata' eccolo lì, il sorriso che ricordavo. Fa una cosa totalmente inaspettata: si avvicina e mi abbraccia.

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Liam ha ragione, era la mia migliore amica, la mia unica amica, e ora che la ho davanti a me la sto ignorando per non affrontare le mie paure. Mi era mancata, cavolo se mi era mancata. Mi è bastata osservarla due minuti di più quel lunedì scorso sull'autobus per riconoscere i suoi capelli biondo naturale e i suoi occhi azzurri talmente chiari da poter vedere il mio riflesso. 'È ritornata, ha mantenuto la promessa' ecco cosa mi sono detto appena ho capito che fosse lei.

*FLASHBACK OTTO ANNI PRIMA*
Hope sta partendo a causa del lavoro del padre ed ora è venuta a casa mia a salutarmi.
'Ethan ti faccio un promessa: io tornerò da te e saremo migliori amici per sempre'
'Allora ti aspetto Hope' ci abbracciamo
*FINE FLASHBACK*

Una stupida promessa tra bambini di 10 anni,eppure me la ricordo tutt'ora, non me la sono mai dimenticata. È vero molte cose sono cambiate, specialmente io e non in meglio, ma non posso essere indifferente a lei. Magari è ciò che mi serve o forse è semplicemente qualcos'altro che mi distruggerá, non lo so, dipenderà solamente da me e dai miei traumi.

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