8. Puttana

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«Il maschilismo è una malattia che attacca gli uomini, ma è trasmessa dalle donne

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«Il maschilismo è una malattia che attacca gli uomini, ma è trasmessa dalle donne.»

Quando nella vita sei sempre stato costretto a cavartela da solo, il pensiero che qualcuno voglia accostarsi a te, è irrisorio.
Può scatenare diverse reazioni, a seconda dell'individuo in questione.
C'è l'incredulità, la felicità e il conforto; oppure la negazione, l'astio e lo sbigottimento.

Forse l'unico vero problema, quello che sta alla base della mia disequilibrata vita, è proprio che non sono mai stata abituata a contatti umani autentici, degni di nota. Ad essersi occupati di me, solo per un puro interesse verso la mia persona, sono solo pochi familiari - cerchia ristretta di cui ovviamente i miei genitori non fanno parte.

Mia zia, mia cugina e mio zio.

Marie - la sorella di mia madre da cui ho anche ereditato il nome - è sempre stata la mia certezza, l'ancora di cui ogni persona, volente o nolente, ha inevitabilmente bisogno.
Con una madre superficiale e un padre anaffettivo, ogni sua piccola mancanza nei miei confronti veniva colmata dal mio bisogno viscerale di avere una figura di riferimento.

Sophia - letteralmente l'unica persona che sia rimasta al mio fianco - è colei su cui ho sempre potuto contare, nonostante rimanessi troppo riservata per poterle esternare ogni più piccolo pensiero. Ma, anche se non siamo cresciute insieme per i primi anni di vita, il nostro legame è innegabile. Le voglio bene come ad una sorella, e senza il suo supporto sarei morta anch'io.

James - forse la persona che mi comprende di più nella catastrofe che è la mia famiglia. Tante volte mi sembra di guardare in uno specchio quando lo osservo. Fisionomicamente siamo agli antipodi, ma la mia apparenza è uguale al suo più profondo essere. Misurato, calmo, controllato.

In sedici anni di vita, queste sono le uniche persone con cui ho intrattenuto contatti anche solo vagamente umani, e averne persa una è stato ciò che di più devastante io abbia mai provato.

Generalmente, però, sono sempre stata costretta a gestirmi da sola, ho imparato a dosare le parole persino per loro tre, e non perché io sia una macchina - una specie di robot mandato da chissà dove - ma solo perché gli sguardi vagamente disorientati quando cominciavo ad esprimere uno dei pensieri che stanno alla base di ogni mio ragionamento, mi hanno sempre disincentivato ad aprirmi.

D'altronde è vero che è farsi passare per degli stupidi superficiali è più facile, piuttosto che farsi vedere per ciò che si è realmente.

Tornando al discorso principale, c'è modo e modo di reagire alla variazione del proprio ecosistema, e il mio è lo sbigottimento, la restia - il pentimento.

Nel mio caso, la nuova specie ad essersi unita al fragile ecosistema che è la mia vita, ha dei ricci indisciplinati e uno sguardo che è capace di farmi tremare il cuore tra i battiti. La stessa persona per cui sto correndo fuori dalla mia porta, ma le mani, più che per la sua presenza, mi tremano per la consapevolezza di chi si trovi al piano inferiore al mio, e per l'imprevedibilità che le sue prossime mosse rappresentano per me.

𝘚𝘢𝘭𝘵𝘺 𝘚𝘬𝘪𝘯 ʰˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora