13. Smalto per unghie

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«Ti porto a vedere il luogo con il sapore dolceamaro delle caramelle finite.»

Ma voi l'avete mai provata la magia della sabbia che si mischia con l'oceano?
Prendersi un attimo per immergersi in quell'acqua e disperdersi come se fossimo sale, ancorare le mani al fondo friabile e sentire la polvere fin sotto le unghie, sollevare la mano ricolma di sabbia e vederla disperdersi in piccoli granelli scintillanti che sanno di mera illusione.

Mi piacerebbe poter dire che io e Harry siamo l'acqua d'oceano e la sabbia, ma la realtà è che nessun essere umano a questo mondo è fatto per essere la metà di qualcun altro.
È Harry stesso a rappresentare l'immagine che ho descritto.
Harry è il fondo sabbioso che rimane piatto e si lascia sovrastare da ciò che tutti vedono in un misto d'acqua e sale.
La sua apparenza, è la stessa che ha consumato gli scogli che prima lo rappresentavano in pieno, le fondamenta della persona che era prima.

Harry è l'acqua che ti fa pizzicare la bocca e serrare gli occhi, ma allo stesso tempo e la sabbia che ti si infila ovunque e non se ne va più.
E quando smuovi il fondale, lui torna ad essere più lui.
Trovi la sua bontà, quella che ha dimostrato ogni volta che si è preso cura di me. Ma allo stesso tempo trovi i granelli neri, come la furia che gli anima lo sguardo, e la suscettibilità che dimostra su certi argomenti.

Harry è un oceano con il suo fondale, e io posso accontentarmi di nuotarci dentro e smuoverlo. Io posso evitare di essere un gerrido, posso evitare di rimanere a camminare sulla superficie senza andare a fondo.

Mi è difficile spiegare ciò che è successo. Anche a distanza di giorni non riesco a capacitarmene.
Harry mi ha difeso per l'ennesima volta.
Un uomo è venuto a cercarlo con il suo secondo nome per conto di un certo Otis.
Harry si è finto un altro, modificando persino il suo accento.
E poi mi ha urlato contro.

Non so come mi sento riguardo a tutto questo. Però so che quando ieri sono uscita da quella macchina, assieme alla malinconia, appiccicati addosso avevo i granelli di sabbia misti a del sale.

Mi rigiro, dando le spalle al sole, innervosita dalla tremenda quantità di calore che percepisco sulla pelle, così decido di raccattare tutto e spostarmi verso gli scogli, dove un po' d'ombra sembra non demordere, e, dopo aver sistemato tutto, mi risiedo e accosto la schiena alla roccia graffiante. Mi serve a capire che non sto svanendo.

È dall'attacco di panico che ho avuto a scuola che questa sensazione che mi perseguita. È un boccone amaro di vuoto e insoddisfazione, dovuta ad una voglia di vivere che ancora non sono riuscita a sfamare. Ho voglia di trasgredire, di ridere, di capire chi sono - semplicemente non ce la faccio più ad essere rinchiusa in questo posto.
Oggi anche la baia mi sembra una prigione di ingannevole incanto.

Sbuffo e alzo gli occhi al cielo, nel tentavo di distrarmi trascino la tracolla verso di me e mi metto a frugare, finché trovo la pochette che dovrebbe servire a distrarmi.
Tiro fuori le varie ampolle colorate, e cerco lo smalto che più mi piace. Sono passata dall'evitare di guardarmi allo specchio, a concedermi costantemente piccole attenzioni. Ieri sera mentre studiavo ho fatto una maschera facciale, ed è da una settimana a questa parte che mi coloro le unghie appena ho un po' di tempo libero. Mi fa sentire meglio. E la cosa più importante è che lo faccio per stare bene, non per seguire i consigli assillanti di mia madre.

Comunque il colore di oggi non riesco a sceglierlo e incrocio le braccia al petto indispettita. Mi osservo le unghie, notevolmente cresciute e valuto se posso lasciarle al naturale. No, poi finirei per mangiarle.
Allora gonfio le guance e mi rimetto a cercare il colore giusto che oggi sembra non esistere.

𝘚𝘢𝘭𝘵𝘺 𝘚𝘬𝘪𝘯 ʰˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora