16. Visioni diverse

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«I'm no beauty queen,I'm just beautiful me

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«I'm no beauty queen,
I'm just beautiful me.»

Fisso assorta il soffitto, sdraiata sul materasso tanto morbido da farmi dimenticare dove comincio io e dove finisce lui. La visione che ho di quella semplice parete bianca, posta a sovrastarmi è nettamente differente rispetto a quella che solo qualche giorno fa mi animava il cervello.

Mi è sempre sembrato che, più tempo io la fissassi, più lei si avvicinasse, fino a stringermi nella sua morsa e finire per fracassarmi il cranio e comprimermi qualsiasi organo vitale - e da una parte ne sarei stata anche felice.
Invece adesso tutto è differente e la mia visione del mondo è cambiata in così poco tempo, ma talmente tanto che la parete soprastante sembra alzarsi e lievitare fino ad esplodere a permettermi di vedere il cielo e immergere la pelle in un mix tra carta da zucchero ed oro.

Mi alzo sui gomiti fino a ritrovarmi seduta sul letto che non sembra più troppo grande, e volgo il mio sguardo verso la toletta bianca che mia madre ha piazzato nella parete opposta alla scrivania, e osservo il vari cosmetici inutilizzati, ordinatamente riposti in confezioni colorate che regalano anima a quel mobile mai utilizzato.

Così, esitante mi alzo, rabbrividisco al contatto con il pavimento freddo e compio dei silenziosi e cauti passi avanti senza distogliere lo sguardo. A vedermi da fuori sembrerebbe che io abbia a che fare con una qualche strana specie di animale pericoloso alla vita.
Lentamente e in maniera titubante mi ritrovo davanti alla toletta su cui mi siedo in uno scatto di puro nulla.

Oggi ho una faccia diversa.
Le sopracciglia fini mi sovrastano gli occhi che paiono troppo grandi, ed è quasi come se contenessero qualcosa di nuovo all'interno e realizzo di cosa si tratti solo quando mi sporgo in avanti verso lo specchio - la vita. Oggi c'è qualcosa di diverso perché mi sento inspiegabilmente bene con me stessa. Le guance paffute ed arrossate si sollevano sotto l'azione delle labbra, naturalmente rosate, che si perdono in un sorriso che mi crea dolore al petto per l'emozione che ci butto dentro come un pentolone pieno di tutto.
Le ciglia sembrano persiane che si aprono al mio sguardo sul mondo, di una lunghezza elegante e quasi ammaliante.
I capelli ramati li sposto in dietro per osservare la forma elegante del collo, e mi perdo in un altro sorriso quando mi ritrovo a dare ragione ad Harry. Dovrei sorridere più spesso.

Abbasso improvvisamente lo sguardo, arricciando le labbra e aprendo tutti i piccoli cassetti che compongono il mobiletto, presa dall'impeto di una nuova voglia di sentirmi ancora meglio con la figura che abita lo specchio in questo momento.

Ossero il tubetto che mi rigiro tra le mani con aria circospettosa, e mi perdo in un sospiro non appena lo svito, non impegnandomi a guardare anche lo scovolino, conscia che più tempo impigherò a fare ciò che voglio, più ci sarà la possibilità che trovi qualche scusa per rimandare.
Solo che quando sto per mettere il mascara vengo quasi ustionata dalla consapevolezza che non sia la prima cosa che voglio mettere.
Afferro la matita nera e senza ripensamenti faccio una linea decisa sotto all'occhio, replicando poi sulla palpebra superiore e compiendo gli stessi gesti sull'altro occhio. Riprendo il mascara e lo applico ricordando vagamente le parole di mia zia, stando attenta a non sporcarmi. Applico poi ciò che mi metto tutte le mattine: un lucidalabbra vagamente rosato e il profumo alla pesca che mi impera nelle narici.

𝘚𝘢𝘭𝘵𝘺 𝘚𝘬𝘪𝘯 ʰˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora