Io uccido

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Erano di nuovo a Hogwarts, di nuovo a casa. Hermione nemmeno si fermò a salutare, salì per le scale saltando il terzo gradino ormai in automatico, era venerdì e quasi urlò la parola d'ordine alla Signora Grassa, che dormiva.
WhiskyIncendiario.

Era un periodo che il ritratto era fissato con quella bevanda.

Salì nel suo dormitorio e si buttò sul letto, per poi iniziare a disfare la valigie. Il suo secondo pensiero fu Draco. Prese carta e piuma per scrivergli un veloce biglietto.

Se vogliamo vederci, prima di cena, nella Stanza. Non firmo con il mio nome, la prudenza non è mai troppa. Per le prossime volte usiamo il tuo gufo.

Lizzie.

Lui avrebbe capito, ne era certa, prese in prestito il gufo di Calì Patil e lo seguì con gli occhi fino all'uscita del dormitorio. Phula, così si chiamava il gufo, a Hermione sembrava significasse "fiore" in indi anche se non ne era sicura, uscì dal dormitorio e scese per tutte le scale della scuola, urtando qualche studente, poi entrò nei sotterranei. Fece qualche curva a destra e entrò attraverso un ritratto stranamente aperto, fino a una stanza del dormitorio Serpeverde, e iniziò a beccare una chioma bionda appartenente a un ragazzo riverso in modo scomposto nel letto.

"No, ho sonno"

Phula non sembro preoccuparsene e continuò imperterrita a beccare.

"Ehhh!" Draco si alzò, i capelli scarmigliati e la cravatta allentata "Ah, sei un gufo." mugugnò poi, slegando dalla zampa il pezzetto di carta.

Leggendo il biglietto gli scappò un involontario sorriso, stava sorridendo troppo spesso ultimamente, e questo gli piaceva. Rispose di fretta.

Confermato.

Darcy.

Era di poche parole, ma era assonnato. Il giorno dopo sarebbero riniziate le lezioni, e con esse anche la finzione. Si guardò allo specchio, i capelli che gli ricadevano in modo disordinato fin sopra gli occhi - avrebbe dovuto tagliarli, prima o poi - il sorriso leggero e la divisa sbottonata. Si ricompose per uscire, non sarebbe stato difficile sfoggiare il ghigno made-in -Malfoy davanti a tutti, ma davanti a lei si. Nella sala comune tutti si voltarono a guardarlo, i ragazzi con rispetto e le ragazze con ammirazione e lui rispose stizzito a tutte le domande.

"Ehi Draco dove vai?" quello era Blaise.

"A dannarmi la vita" fu la gentile risposta.

"Hai pensato più a noi sappiamo chi dai capelli, e il carattere, indomabili?"

"Non è il suo sangue." rispose accorto Malfoy, facendo capire all'amico ma non agli altri.

Salì al settimo piano e si fermò davanti all'arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll, cercando di trovare un'idea carina per farle una sorpresa. Il ballo lo aveva già usato e lei non avrebbe avuto il vestito adatto, poi gli venne in mente una cosa. Hermione amava? La prima risposta erano i libri, ed era anche la risposta al suo dilemma. Chissà se ci sarebbero stati libri babbani dentro...

Hermione corse per le scale, cercando disperatamente di capire perché avesse fatto tanto ritardo; si ricordava di aver iniziato quel libro che sua madre le aveva mandato su semidei greci e poi, di colpo, si era fatto tardi. Poco male, non sarebbero scesi a cena, ma le dava fastidio il ritardo, così quando si ritrovò davanti all'arazzo di Barnaba il Babbeo con il viso arrossato e i capelli al vento, mormorò un incantesimo per domarli e si diede un contegno.

In mezzo alla sala c'era un unico tavolo per due, ma era il resto che la lasciò a bocca aperta.

Si trovava davanti a una biblioteca di dimensioni immense, il bianco abbacinante delle pareti e delle colonne marmoree era equilibrato dal decorazioni dorate di squisita delicatezza, e il soffitto era illuminato da affreschi allegorici, persino i libri erano rilegati in colori che si accostassero perfettamente con la struttura. (Biblioteca dell'abbazia di Admont, Austria)

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