Hermione odiava il martedì. Prima aveva Pozioni con Lumacorno, che adulava Harry. Oh, se solo si fosse deciso a usare il libro nuovo e non quello completamente scritto del Principe Mezzosangue! Come al solito Harry sottovalutava la pericolosità dei libri scritti, soprattutto di quelli di magia.
Dopo Pozioni, sarebbe toccato a Divinazione, che lei saltava sempre e il pomeriggio avrebbe anche dovuto studiare al campo di Quidditch, per via delle selezioni per il portiere. A quanto pare Ron sarebbe rimasto piuttosto offeso dalla sua mancanza.
Non era però il caso di distrarsi a pensare al pomeriggio, la pozione era piuttosto difficile. In quel momento la sua stava assumendo proprio il colorito giusto e non le andava di rovinarla per una disattenzione, Harry aveva già finito grazie al libro del Principe e il liquido di Ron stava camminando fuori dal calderone. Tutto normale.
Aspetta... no, quella era una pozione esplosiva, il liquido di Ron non doveva assolutamente uscire dal calderone.
"A terra!" riuscì a gridare prima che un grumo viola, che sarebbe dovuto essere un liquido giallo, si sparpagliasse per tutta la sala. Ron non fece in tempo a ripararsi e prese l'esplosione in pieno, coprendosi il viso con il braccio, che iniziò a riempirsi di vesciche. Lumacorno era evidentemente in panico e continuava a chiedere a Harry cosa dovesse fare, mentre il suo amico non sapeva cosa rispondere. Ron intanto continuava a lamentarsi rumorosamente per via delle vesciche. Hermione sbuffò, che branco di incompetenti.
"Lo porto in infermieria io" urlò la ragazza allora, prendendo in mano la situazione, lasciando al resto della classe il compito di pulire l'aula, trascinando Ron nel corridoio e poi da Madama Chips. A quanto pare il problema si sarebbe risolto in qualche ora, eppure doveva rimanere a letto: la Pozione che serviva per guarirlo aveva un effetto collaterale piuttosto fastidioso e Ron non riusciva a tenersi in piedi.
Stava leggendo accanto al letto del rosso, quando arrivarono due Serpeverde.
"Questo stupido si è trasformato il naso in una teiera" sbraitò un biondo impossibile da non riconocere verso Madama Chips. Goyle si stava lamentando in un angolo mentre Draco Malfoy sbuffava annoiato, battendo rumorosamente il piede contro il pavimento. Idiota.
"Com'è il libro Malfoy?" non riuscì a trattenersi dal chiedere Hermione. In fondo, era suo primario interesse sapere come procedeva la scommessa. Non si sprecò a guardarlo in faccia, ma se lo avesse fatto, avrebbe notato un lampo d'interesse negli occhi del ragazzo, un lampo che mai si era visto: Malfoy risultava sempre annoiato dal mondo, eppure quel libro non faceva altro che stuzzicare la sua curiosità.
"Vuole concedermi questo ballo?" rispose lui palesemente sarcastico. Pensò a quello che sarebbe significato un ballo con la Granger, immaginò le sue mani cingerle la vita minuta, troppo minuta, perennemente coperta da camicie larghe. Draco Malfoy si prese la briga di guardarla, invece, e notò quanto fosse effettivamente magra, quanto i suoi capelli fossero in disordine, quanto le occhiaie scavavano quel volto scarno. Ci fu un momento in cui forse Hermione si sentì osservata, quasi trtafitta da quello sguardo, e si coprì ancora di più con il cardigan. Il Serpeverde distolse lo sguardo, infastidito.
"Sono così addolorata, ma non ho intenzione di ballare - la ragazza prese fiato - Lizzie due, Darcy zero." Sarcasmo contro sarcasmo, quella Serpe non l'avrebbe avuta vinta.
"Miss Bennet non è bella, né alla moda, e viene da una famiglia dubbia." si avvicinò a lei, per evitare di urlare per tutta l'infermieria.
"E' intelligente" ribatté Hermione.
"E a quanto dice Darcy ha begli occhi, semplici occhi marroni. Immagino che solo le brutte e disperate leggono quel libro, per sperare nel loro principe, ma non arriveranno mai a Mr Darcy."
"Lizzie Bennet ha occhi vivi, non è un'oca."
Draco rimase un attimo in silenzio. Ora erano in piedi, uno davanti all'altro, con le mani sulle bacchette. Era divertente vedere come non riuscivano a far altro che piccarsi, trattarsi male, avevano subito voglia di battersi, di dimostrare la loro superiorità sull'altro.
Alla Serpe passò un pensiero per la testa, un guizzo troppo veloce per essere preso, ma che lo lasciò stranito, qualcosa che riguardava i begli occhi.
Erano decisamente troppo vicini per i loro standard e la ragazza si scostò di fretta, come se Draco fosse una malattia infettiva.
"Mi odi come Lizzie odia Darcy?" chiese allora il ragazzo, divertito. Lui sicuramente la disprezzava come Darcy disprezzava Lizzie: per le sue origini, per la sua bravura, per il suo perfezionismo.
Oh se sapessi cosa c'è tra Lizzie e Darcy! - pensò Hermione, poi sorrise, di quel sorriso cattivo che le veniva solo contro di lui, e sussurrò:"Leggi, noi non abbiamo nulla a che fare con loro, Malfoy! Tu non sei Darcy."
Draco rimase in silenzio per la seconda volta in quella conversazione. Lei lo aveva colpito e lui non sapeva come. Lo aveva insultato e non poteva capire, perché non aveva finito il libro. Sentì il bisogno di leggerlo, e poi quello di vincere. No, aveva bisogno di vincere in quel momento, voleva umiliarla, cancellare quello sguardo fiero.
"Weasley lo sa? Sa perché gli stai sempre appiccicata? Lenticchia e la Sanguesporco, bella coppia."
Vide la ragazza arrossire e se ne andò senza aspettare risposta, aveva colpito, aveva vinto; non sapeva ancora quale fosse il pensiero che gli era sfuggito, non sapeva ancora nulla.
Quel pomeriggio, alle selezioni per il portiere dei Grinfondoro, Malfoy voleva vedere che incapaci si sarebbero presentati, non pensava di trovarci la Granger.
Appena riconobbe quella figura, gli rivenne in mente il libro, che ormai lo seguiva come un'ossessione: non lo avrebbe mai ammesso, ma lo incuriosiva, poi voleva sapere perché loro due non avevano nulla a che fare con i due protagonisti, a lui sembrava perfetto, a parte il fatto che lei non aveva i begli occhi.
Risentì quel guizzo, come se qualcosa gli sfuggisse. Si arrabbiò, i suoi pensieri dovevano sempre ubbidirgli, questo invece sembrava fare a modo suo; se solo l'avesse catturato, se solo avesse capito quale fosse!
L'aveva inquadrata dal primo anno, quella Sanguesporco, tutto in lei parlava dei Babbani: i denti storti non aggiustati con la magia, le forcine messe alla rinfusa visibilmente babbane, l'espressione sorpresa e sparuta, l'insopportabile saccenza.
Hermione intanto stava camminando.
Lo odiava dalla prima volta che aveva incontrato i suoi occhi superbi, nel treno. Undici anni e già presuntuoso, con il ghigno che ora riconosceva come made-in-Malfoy stampato sulle piccole labbra, mentre la squadrava con disgusto. Era intelligente - oh - Hermione non lo poteva negare, ma la sua aria di prepotenza uccideva la sua presunta vivacità.
Stava camminando verso il campo da Quiddich con i libri sotto braccio, salutanto Harry con la mano libera e sperando di vedere Ron trionfare. Era nervosa per lo studio, nervosa per le selezioni, stanca, arrabbiata con Malfoy.
"Oh hai camminato in mezzo al fango Granger? Perché i tuoi stivali sono improponibili" gracchiò una voce femminile dietro di lei. Oca giuliva.
Pansy Parkinson.Hermione fece una smorfia, se c'era la Parkinson c'era anche il suo degno compare.
"Malfoy" disse la Grifonforo, sfoggiando la sua migliore faccia disgustata "Sempre tra i piedi".
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First Impression
Fanfiction"Orgoglio e Pregiudizio è la storia di come ci si provi a capire l'un l'altro" J. Wright Una Dramione un po' diversa, che nasce da un libro babbano, un libro da mezzosangue. E' per Draco, per quello che sarebbe potuto essere. PS: non so perché ogni...