Attraverso lo specchio magico

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Hermione corse nella sua stanza quasi in lacrime. Lo sapeva, lo sapeva che era una finzione ma faceva male lo stesso, e anche più di prima, ora che aveva imparato ad amarlo. Amarlo? Già era arrivata all'amore?

La mia fantasia corre troppo.

Non sapeva che fare, non sapeva cosa avrebbe fatto da quel momento in poi, aveva paura che non sarebbe riuscita a rispondergli, a schiantarlo o a insultarlo. Si mise davanti allo specchio.

"Lurido schifoso Mangiamorte. Feccia della società. Furetto imbecille. Vai, vai a raccontarlo a tuo padre, codardo. Hai così tanta paura di avvicinarti senza i tuoi amici, Malfoy? Sei così spregevole, Mangiamorte, idiota e... bellissimo"

Neanche allo specchio riusciva a vedersi insultarlo.

Cosa farebbe Jane? Cosa farebbe Jane? Cosa farebbe Jane? (PS Jane è Jane Austen, l'autrice di Orgoglio e Pregiudizio)

Avrebbe fatto quello che sarebbe stato necessario. Si riguardò allo specchio, e vide una ragazza felice.

Scese le scale, tenendo stretto il libro che le aveva spedito la madre per Natale: Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo, il ladro di fulmini. Quello scrittore aveva così tanto sarcasmo che non si poteva non amare, e non rimpianse il suo bellissimo "Alice nel Paese delle Meraviglie" di Lewis Carrol sul comodino, lo aveva già letto; quel libro sulla mitologia greca rivisitata in modo tanto ironico la faceva calmare. Lo aprì e si immerse in quel mondo perfetto.

"Hermione!"

Quel tono di voce, quella particolare cadenza sulla prima "e"...

"Luke. Eh, ciao."

"Ehi Mione, che fai stasera, cioè ora?" ridacchiò lui.

"Scusa, come mi hai chiamato?" la ragazza sperava di aver sentito male.

"Mione, non ti piace?"

"Non sono un gatto quindi, no, non mi piace." rispose fredda lei.

"Ehi come siamo gelidi stasera!"

Beh sai, dover insultare e sentirsi insultata dal proprio ragazzo non fa bene alla salute.
Erano fidanzati loro due? Non avevano detto nulla al riguardo, ma il pensiero di poter chiamare Draco il suo ragazzo, la faceva impazzire.
"Sono stanca, Luke."
"Ti faccio compagnia." le rispose il ragazzo raggiante e si accomodò sul divano accanto a lei. Hermione si trattenne dell'urlargli contro.
Osava disturbarlo mentre stava leggendo, nessuno era mai sopravvissuto a una cosa del genere.

"Sto leggendo."

"Vedo, cosa? Wow, il nome mi ispira, è un libro babbano?"

"Sto leggendo."

"Sbagliato, stavi leggendo. Ora stai con me."

La ragazza decise subito di odiarlo, ma allora perché non se ne andava? Il suo inconscio le diceva di rimanere.

Sesto senso femminile? Oppure pigrizia? Inconscio dammi una mano!

"Bene, Luke. Che volevi dirmi?" rispose allora Hermione, con tono accondscendente.

"Beh, avevi detto che ci saremmo frequentati, ma non ti trovo mai in giro e stasera non sei scesa a cena."
"Studio."

"Si, ma domani esci con me, alle quattro."

"Co-?"

"L'ho organizzato ormai, alle quattro, e avevi accettato a conoscermi meglio."

Hermione si maledisse. Certo aveva accettato, una sera dopo il ballo con Draco, con i suoi sentimenti in subbuglio e il bisogno disperato di staccarsi da quella serpe; ma era stato prima delle vacanze, prima dei regali, degli abbracci, dei baci e delle parole sussurrate all'orecchio, era stato prima dell'amore.
Luke trasfigurò una tazzina da tè in specchio.
"Guarda quanto sei bella, e quanto sei sola. Non è giusto."
Hermione rivide il suo riflesso per la seconda volta quella sera e ora si concentrò invece sulle occhiaie, sul sorriso spento e il volto tirato, le labbra gonfie come dopo un pianto.
Non era sola... non lo era stata in quelle vacanze e ora non sarebbe cambiato nulla. Ma se si fosse sbagliata? La sua parte razionale faceva ancora fatica a lasciarsi andare.

"Domani alle quattro. Una promessa è una promessa." sorrise di rimando lei.

Il volto di Luke si illuminò e la salutò, baciandola sulla guancia, sussurrandole "a domani, mia bella Hermione", lasciandola davanti allo specchio, a guardardi sorridere, mentre la sua mente confondeva le storie.

Quando Draco si alzò, alle due di notte, nella Sala Comune non c'era nessuno. Prese "Il Conte di Montecristo", il secondo libro babbano da cui era rimasto stregato, e si sedette in una poltroncina foderata da velluto verde in fondo alla stanza. Davanti a lui la Sala Comune si estendeva in tutta la sua maestosità, dal camino antico ai drappeggi verdi, dagli arazzi preziosi agli specchi intarsiati che riflettevano la maestosità di quel luogo. La Sala di ogni casa rifletteva lo spirito della Casa stessa, e non poteva esistere arredamento migliore per i Serpeverde.

Quella serata con Hermione era stata perfetta, e doveva dire che neanche lui aveva saputo resistere al fascino di quella biblioteca intarsiata, in fondo erano simili lui e la bella Grifondoro, tutti e due stregati dai libri, tutti e due vivevano attraverso le parole che altri avevano scritto per loro. Il pensiero della sua Hermione lo riscaldò, finchè un brivido gli percorse le membra. Non sarebbe stato facile insultarla, e nemmeno ricevere insulti da lei. Se ripensava alle sue parole, al modo schifato con cui le aveva pronunciate, alla cattiveria nel suo tono di voce e al suo rimanere impassibile, senza nessun tentennamento, nonostante il dolore che lui aveva provato, aveva paura, paura che lei potesse imparare a odiarlo di nuovo. L'aveva chiamato Serpe, e sarebbe arrivato il turno di Mangiamorte, Draco lo sapeva, e si chiedeva quanto sarebbe passato prima che lei si rendesse conto che era vero, che aveva veramente sul braccio tatuato il suo destino. Hermione sapeva che era figlio di Mangiamorte, ma non sapeva che il Morsmorde era impresso nel suo avambraccio, non sapeva che aveva tradito anche un giuramento unendosi all'Ordine. Draco non rimpiangeva la sua scelta, ma aveva paura di nuovo. Aveva anche scoperto che San Potter non era pieno di sè, anzi, e a Draco piaceva come era riuscito a mettere da parte l'odio di anni, quello insopportabile era invece Weasley, Lenticchia, perché Ginny era più alla mano; invece il rosso lo odiava, era geloso.

Gli specchi disseminati nella stanza riflettevano il volto tirato, le sopracciglia aggrottate e la bocca tesa, come sempre quando qualcosa non andava, mentre gli occhi, il cui colore andava scurendosi a seconda dell'umore, quella sera si avvicinavano pericolosamente al fumo nero delle automobili babbane, densi, pastosi e bui. Aveva bisogno di lei, del suo profumo semplice, della sua risata allegra e del coraggio, di quello stupido coraggio Grifondoro che l'aveva portata a baciare una serpe. Anche i capelli di Hermione avevano riflessi ramati, come i colori della sua Casa, ma così leggeri che nel crespo cespuglio non si notava, mentre quando il sole rifletteva la luce sulla chioma piastrata della sua ragazza, ecco che si illuminava di quel rosso particolare.

La mia ragazza?- si chiese Draco - la mia ragazza.

Poi rimase a guardarsi attraverso lo specchio, immaginando di avere davanti a se due occhi marroni e uno sguardo sveglio.

Angolo autrice

Oggi volevo consigliarvi una storia. E' la prima volta che lo faccio ma me ne sono così innamorata che devo dirlo a tutti, si chiama "riflessioni di un'adolescente innamorata" di aryaeragon98, è la sua prima storia e, vi giuro, è poesia. Passate da lei:)

First ImpressionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora