Fahrenheit 451

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Il resto della mattina passò relativamente  noioso e tranquillo, come anche il pranzo. Tutti continuavano a fare i complimenti ad Hermione per come aveva umiliato i Serpeverde e lei accettava quasi sorridendo quel momento di adulazione. Non le piaceva stare al centro dell'attenzione, eppure per averla fatta pagare a quel borioso, poteva sopportare i riflettori.

Il pomeriggio si trascinava stanco e annoiato per la maggior parte della popolazione di Hogwarts.

Malfoy strascicava i piedi controvoglia in biblioteca, per colpa di una stupida ricerca di Pozioni. Non ne aveva voglia, quindi vagava per gli scaffali cercando una scusa per perdere tempo.

Urtò qualcosa. O qualcuno non che importasse tanto.

"Malfoy" sentì sputare da terra. Avrebbe riconosciuto quel tono di voce dappertutto, così stridulo, così odioso.

"Problemi Granger?" disse con il suo peggior sorriso, poi notò un libro che non apparteneva alla biblioteca. Forse si sarebbe divertito, forse si sarebbe vendicato per quella mattina. La gamba ancora gli faceva male e ogni secondo gli ricordava che era stato battuto.

"E questo Granger? 'Orgoglio e Pregiudizio', che cosa è?"

"Una storia di una scrittrice dell'Ottocento." Rispose la ragazza, fredda, alzandosi da terra e dandogli le spalle pronta per andarsene. Questo no, Draco non lo poteva permettere, ora aveva voglia di divertirsi.

"Un libro babbano quindi. Inferiore ai nostri naturalmente, ma tu che ne puoi sapere, sei nata babbana."

"Non è un libro inferiore. E' uno di quei libri che hanno sempre ragione!" rispose stizzita la ragazza, girandosi di nuovo verso Malfoy e fissandolo dritto nei suoi occhi grigi.

"Scommetto sarà noiosissimo." Draco non sapeva perché stava ancora parlando con la mezzosangue, ma lei era riuscita a stuzzicare la sua curiosità. Che cosa voleva dire che un libro ha sempre ragione? La noia era una brutta bestia se lo stava spingendo a continuare un discorso con la Granger.

"Si, scommettiamo. Ti presto il libro Draco. Poi mi dirai se Jane Austen non ha sempre ragione." disse e affibbiò quel volume in mano alla Serpe. Era stizzita per il fatto che quel cretino osava mettere in discussione il genio della sua autrice preferita.

Non è lungo- pensò Draco - si può fare. Dopo la prenderò ancora più in giro.

La verità era che lei lo aveva incuriosito, voleva sapere perché Jane Austen aveva sempre ragione. Ma non lo avrebbe mai ammesso. Prese il libro quasi strappandoglielo dalla mani e si voltò per tornare al suo dormitorio.

Lo aprì subito, dimenticandosi di Pozioni. Davanti c'era una dedica.

Per la mia bambina
C'è il tuo Mr Darcy che ti aspetta, anche se spesso non è chi immaginiamo.

Bleah, la madre di Hermione. Draco voltò pagina.

"E' cosa orma risaputa che uno scapolo in possesso di un vistoso patrimonio debba necessariamente prender moglie."

Al ragazzo sfuggì involontariamente un sorriso: era ironia. Non era abituato a leggere libri con un velo di ironia. Conobbe Jane e Lizzie, e associò subito l'ultima alla Sanguesporco: non bella, solo carina, ma intelligence e svelta. Odiava ammetterlo, ma la Granger era sveglia per essere una Sanguesporco. Poi lesse di Darcy. Bello, ricco e orgoglioso, Malfoy lo prese subito in simpatia ma erano le sette, e doveva ancora fare Pozioni.
Scese in Sala Comune e Nott gli si avvicinò, sedendosi accanto a lui.
"Si narra che tu abbia accettato un libro babbano da una Sanguesporco. L'ha visto oggi Lavanda Brown in biblioteca, che l'ha detto a Calì Patil, che l'ha detto ad Asteria Greengrass, che l'ha detto a Pansy Parkinson, che ha fatto una scenata per tutto il dormitorio." iniziò, guardandosi distrattamente le unghie, sapendo che Malfoy avrebbe smentito subito quella diceria.
"Donne! E non si narra che l'ho fatto per insultarla? Io onoro le scommesse." ghignò Malfoy in risposta, cercando di non andare a uccidere Lavanda Brown, quella pettegola. "Devo fare pozioni." cambiò improvvisamente discorso.
"Ci ha pensato Pansy per te. Ti giuro Draco continui a illuderla per poi respingerla, ma che hai al posto del cuore?"
"Io non ce l'ho un cuore"
"Tutti lo abbiamo. Vuol dire che qualcuno te l'ha preso" rispose Nott.
L'altro rimase in silenzio e se ne andò di sopra.
Nessuno aveva il suo cuore, nessuno l'avrebbe mai avuto.

Hermione salì le scale del dormitorio arrabbiata. Aveva dato alla serpe la copia di sua madre del suo libro preferito, colpa del suo stupido orgoglio! Prese la copia di Ginny e lo iniziò di nuovo, arrivando fino al primo ballo, al primo insulto di Darcy e poi scese per andare a cena incontrando i suoi amici per le scale.
"So dice che tu abbia prestato un libro a Malfoy. L'ha visto oggi Lavanda Brown, che l'ha detto a Calì Patil, che l'ha detto a Luna Lovegood, che l'ha detto a mia sorella" disse Ron, risentito.
"Si dice anche che era una scommessa?" ringhiò lei in risposta, la Brown avrebbe pagato per quello.
"Non è saggio fare scommesse con i Serpeverde" ricordò pragmatico il moro, ma Hermione non ascoltò. Sapeva di aver agito d'impulso, ma non poteva ammetterlo.
Si sedettero in sala grande e, davanti a loro c'era la combriccola Serpeverde intorno al capo.
Che fortuna - pensò sarcastica la ragazza.
Stavano sparando nomi di ragazze e rispettivi voti. Lo facevano una volta a settimana e insultavano pesantemente, per poi fare commenti poco casti su chi definivano bella. Nessuno osava interromperli, nessuno osava mettersi contro Malfoy, Nott e Zabini.
Bambini - pensò Hermione, poi sentì il suo nome.
Qualcuno disse "carina" e una voce familiarmente odiata continuò:
"Ma non abbastanza bella da tentarmi" proprio mentre lei si girava, e Ron anche. Già il rosso le stava raccomandando di lasciar perdere, non capendo che era una cosa personale. Se la Serpe voleva Jane Austen, Jane Austen avrebbe avuto.
"Avrei perdonato facilmente il suo orgoglio se non avesse ferito il mio" rispose a Ron rivolgendosi a Malfoy, poi fece una mezza riverenza e si voltò.
"Sanguesporco" sentì in un sussurro.
"Ragazzino" sputò lei tra i denti prima di mettersi a ridere.
Ron rimase confuso, Harry sospirò: nemmeno lui prendeva così sul serio Malfoy, per Hermione sembrava quasi una faccenda personale ed importante. Così importante da spingerla a una scommessa.

Tornata nella Sala Comune, stava spettegolando sulla giornata con Ginny, che nel frattempo la intossicava con delle sigarette babbane di contrabbando che Fred e George avevano fatto arrivare da Londra solo per la loro deliziosa sorellina.

"Lizzie uno, Darcy zero. Granger uno, Malfoy zero."  rise la rossa al racconto di Hermione.
"Se pensa di riuscire a insultarmi non ha capito nulla quella lurida Serpe! Sono così nervosa", la Granger continuava a torturarsi i capelli e a lanciare pezzi di carta straccia sul fuoco. Lo odiava, lo odiava a morte, altro che disprezzo! Quello era odio puro.
"Hermione.." la Weasley cambiò discorso "lo troveremo il nostro Darcy?"
"Dove meno ce lo aspettiamo" rispose la mora sorridendo.


Nota autrice

HO RISOLTO IL PROBLEMA CON GLI SPAZI! AMEN ALLELUIA, GRAZIE WATTPAD, CE L'HAI FATTA!

Emh... ciao. Sei capitoli sono troppo corti/troppo lunghi ditemelo! Se vi annoiano se sono scritti male ecc.. potete anche parlarne bene ma questo non lo dovrei dire :) Beh che dire, cercherò di aggiornare il più possibile e cercherò di scrivere senza cadere nel banale. Nella mia storia ci sono riferimenti e citazioni di Jane Austen se le devo segnalare fatemi sapere!

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