Capitolo 13

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Non ho mai capito come le ragazze possano passare ore ed ore a prepararsi prima di un'uscita. La scelta del trucco, l'acconciatura e il vestito da indossare -tutto coordinato ovviamente- é così minuziosa che quasi mi dispiace al pensiero che i ragazzi in realtà non le notino neanche. La maggior parte di noi a malapena -e non sempre- nota se cambiano tinta di capelli. Per noi conta solo che abbino un buon profumo e, se possibile, una profonda scollatura dove far cadere gli occhi. Non notiamo se la loro carnagione sia di un leggero tono più colorito a causa del fard o se l'ombretto formi cinquanta sfumature o più per creare un gioco di contrasto sulle palpebre.

Eppure oggi sono costretto a mettere da parte tutti i miei pregiudizi, o sarei un ipocrita. Infatti è da più di un'ora che cerco di decidere cosa indossare per uscire con Gaia. Se fosse stata una semplice ragazza non ci avrei neanche pensato, ed un'informale felpa su jeans sarebbe bastato. Ma Gaia non è come le altre. Può sembrare sciocco ma ci tengo che lei non mi consideri il pezzente fallito che mi accusarono di essere i bambini del catechismo. Inoltre non posso ignorare il fatto che venga da una famiglia che le ha sempre dato il meglio ed insegnato a richiederlo. Io voglio poter rispecchiare tutte le sue aspettative ed essere quel meglio che vuole.

Opto in fine per una camicia celeste ed una giacca formale, lasciando però i jeans.

"Dove vai?" mi chiede mio padre quando mi vede vestito.

"Esco a fare un giro"

"Con Ketty?". Il ricordo della lite di stamattina mi colpisce come uno schiaffo, ma lo metto da parte per ora.

"No, con una ragazza" dico vago. Non che mio padre capirebbe chi sia se gli menzionassi il nome di Gaia.

"E da quando ti tiri così a lucido per uscire con una ragazza? Quella è la giacca che hai indossato al matrimonio di tua zia Caterina. Non l'hai più messa da allora" osserva lui mentre mi guarda stranito.

"Da oggi mi va di indossarla" dico sbrigativo cercando di chiudere il discorso per paura di arrivare tardi a casa di Gaia.

Dieci minuti dopo, cammino lungo il vialetto di casa sua e sono di fronte la porta. Suono il campanello che produce un trillio assordante. Ad aprirmi però, non è Gaia ma sua madre.

"Buonasera, signora. Gaia è in casa?"

"Sì, certo giovanotto. Sta finendo di prepararsi. Accomodati" mi invita ad entrare.

La sua casa è proprio come me l'aspettavo, decorata con i più strani -e probabilmente costosi- ornamenti, ed enorme. La mamma di Gaia mi fa cenno di entrare nel salone e sedere su uno dei divani in pelle, disposti in circolo per tutto il perimetro della stanza.

"Se Gaia non mi avesse detto che sei Andrea, il bambino che andava a catechismo con lei, non ti avrei mai riconosciuto. Tu però non credo ti ricorda di me, quindi ricominciamo dalle presentazioni. Piacere sono la madre di Gaia, Isabella" mi stringe la mano con vigore.

"Piacere, Andrea"

Non lo avrei mai ammesso con nessuno, ma questa donna mi intimorisce. Non riesco a capire come dovermi comportare con lei. All'apparenza sembra una di quelle donne superficiali che pensano solo al parere degli altri. Che altra impressione avrebbe dovuto darmi una donna che indossa degli orecchini di diamanti ed un vestito da sera in casa propria?

Gaia scende dalle scale. La sua camera da letto deve essere al piano superiore. Indossa un gonna nera a vita alta che le arriva appena sopra le ginocchia e una camicetta gialla. Ha solo un accenno di mascara che le mette in evidenza le ciglia, ed un rossetto aranciato. I capelli li ha legati in una treccia che porta di lato. É bellissima. Forse non é poi tanto vero che non guardiamo i piccoli dettagli per cui le ragazze faticano così tanto.

"Gaia, stavo facendo conoscenza con Andrea" dice Isabella alla figlia.

"Allora come va, e come stanno i tuoi genitori? Ho saputo che sono separati" ora si rivolge a me.

"Mamma...!" Gaia riprende la madre.

Mi ha sempre infastidito parlare della situazione dei miei genitori ma ancor di più provo una profonda rabbia al pensiero che altre persone possano averne fatto oggetto di discussione.

"Oh, scusami. Non volevo offendere" sembra davvero dispiaciuta.

"Nessuna offesa, signora" la rassicuro.

"Menomale. Ho saputo che vai allo scientifico. Che hai intenzione di fare dopo il diploma?"

"Proverò il test d'ammissione alla facoltà di odontoiatria" le risposi senza alcun entusiasmo per quello che sarebbe stato il mio futuro.

"Un futuro dentista. Fai bene. Le parcelle dei dentisti sono sempre più alte e tutti oggigiorno vogliono avere una bella dentatura. Gaia ha tenuto l'apparecchio per due anni. Sono andati via fior di quattrini". Come avevo immaginato, la prima cosa di cui si é interessata è lo stipendio. Ora almeno sarei stato sicuro di avere la sua completa approvazione per uscire con la figlia. Un futuro dentista é degno di frequentarla. Per fortuna che non ha visto la macchina con cui sono venuto. Potrebbe avere degli impprovisi ripensamenti su di me. Gaia però mi sembra imbarazzata dai commenti della madre.  

"Beh, noi andiamo. Ci vediamo più tardi mamma" avverte Gaia con voce urgente, probabilmente desiderosa di volermi allontanare dalla madre.

"A dopo, tesoro. È stato un piacere, Andrea!" dice Isabella mentre Gaia mi trascina letteralmente fuori la porta.

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