"Andrea, è pronta la colazione" urla dall'altra stanza mio padre.
"Ti prego non urlare" sussurro più a me stesso che a lui.
L'ultima volta che ho avuto un mal di testa da dopo sbornia del genere é stato al mio ultimo compleanno, quando a Ketty venne la brillante idea di giocare a "I Draghi", un gioco da tavola a dadi il cui scopo é arrivare all'ultima casella, tipo gioco dell'oca. Solo che ad ogni casella, invece che star scritto "rilancia" o "rimani fermo per tre turni", vi trovi frasi come "bevono quelli la cui età è un número dispari" subito seguito da "bevono quelli la cui età é un número pari" e così via.
Ovviamente diviene complicato rimanere sobri man mano che avanza il gioco, figurarsi finirlo. Riuscii ad arrivare in finale ma fui battuto per un soffio da un mio amico, il quale aveva avuto più fortuna di me con i dadi. Il giorno dopo, in compenso non riuscivo neanche ad alzarmi dal letto. Il problema è che quel giorno potevo permettermi di non alzarmi, dato che non c'era scuola. Oggi sono costretto. Il compito d'italiano mi richiama come un fischio fastidioso nelle orecchie. Non posso permettermi di saltarlo, perchè ciò significherebbe dover recuperare con un'interrogazione, e la professoressa diviene particolarmente sadica quando si tratta di torturarmi alla cattedra. Esperienza personale. Ketty sostiene che si comporti così perché é una vecchia bisbetica che vorrebbe essere domata, da me. Il problema é che io non ne ho la minima intenzione. Preferisco un'insufficienza all'incoraggiare un suo flirt. In più le puzza l'alito.
Mio padre, non vedendomi arrivare, entra a grandi passi nella mia stanza e apre la tenda della finestra, facendo entrare più luce di quanto possa sopportare in questo momento.
"Andrea, sono le 7:20. Se non ti sbrighi farai tardi a scuola" mi avvisa.
"Mmh..." mugugno mentre infilo la testa sotto il cuscino.
"Non fare il piagnucolone" mio padre afferra il cuscino e lo butta ai piedi del letto "Così impari a fare le ore piccole il giorno prima di andare a scuola. Ieri sono rincasato alle tre del mattino da lavoro e tu non eri ancora tornato".
"Va bene, va bene. Mi alzo" faccio, arrendendomi.
Barcollo fino al bagno e decido di farmi una veloce doccia fredda per riprendermi. Nonostante la pelle d'oca, sembra funzionare.
Dopo aver fatto colazione, mi vesto di tutta fretta e mi lavo i denti. Sólo in quel momento mi accorgo, guardandomi allo specchio, del mio aspetto. Ho la pelle pallida e gli occhi dilatati e rossi. Sembro uno zombie. Il danno è che ho promesso a Gaia di andarla a prendere dopo scuola e non posso darle buca. Non stiamo nemmeno insieme e non so come la potrebbe prendere sapendo che sono stato tutta la notte in giro a bere. Vorrei poter dare tutta la colpa a mia madre per aver bevuto così tanto e per stare così male adesso, ma so che sarebbe solo un capo espiatorio. Sono io l'unico padrone delle mie azioni e ne sono responsabile, così come lei é responsabile delle sue.
Mi metto il piumino -stamattina fa più freddo del solito, o forse sono io ad avere una percezione distorta al momento- e prendo le chiavi della macchina che avevo lasciato sulla mensola in cucina. Sono le 7:56 e non ce la farei ad arrivare in tempo a scuola andando a piedi.
Mio padre mi da un'ultima occhiata prima di uscire ed anche lui sembra rendersi conto adesso delle condizioni in cui si trova la mia faccia.
"Figliolo, scusa se te lo dico ma non hai affatto una bella cera" commenta mio padre ridacchiando di me.
"Grazie papà, per fortuna tu sai come confortarmi".
Sento la risata di mio padre trascinarsi fino a quando non chiudo la porta di casa e scendo le scale del palazzo.
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Come cibo per la vita
RomanceCosa vi aspettate quando in una storia entra in scena il solito bel ragazzo dallo sguardo ammaliante? Che si comporti da prevenuto snob egocentrico? Andrea non è nulla di tutto ciò. Ma è sicuramente uno che ci sa fare con le ragazze. Tutte tranne...