Capitolo 26

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"Mi dispiace, Andrea. Ero ubriaca e non mi sono resa conto della situazione" si scusa Ketty per l'ennesima volta con voce supplichevole.

"Lo so, non preoccuparti. L'ho spiegato anche a Gaia e lei non ce l'ha con te. Le ho promesso che te ne avrei parlato però, affinché non ricapiti. È stato anche un mio errore, avrei dovuto essere più attento"

Ieri sera, dopo aver accompagnato Gaia a casa, ho mandato un messaggio a Ketty, dicendole che oggi sarei passato a casa sua nel pomeriggio per parlarle. La mattina sarebbe stato impossibile dato che mi sarei sicuramente ritrovato una Ketty dormiente o con i postumi della sbronza.

Ketty mi guarda sbalordita "Tu e Gaia state ancora insieme? Pensavo che dopo quello che avesse visto ti avesse lasciato. È... una vera fortuna che sia riuscita a capire la situazione"

"Straordinario, vero? Pensavo anche io di essere spacciato, ma mi sono dovuto ricredere. A volte penso che riesca a capirmi come pochi" mi riviene in mente quando l'altra notte, alla festa, le ho fatto cenno di mia madre e al modo in cui è riuscita a guardarmi negli occhi e comprendermi.

Riconcentro la mia attenzione su Ketty, la quale mantiene uno sguardo offeso anche quando le dico "Ovviamente tu sei tra quei pochi. Non c'é neanche bisogno di precisare. Su, non fare la gelosa" la prendo in giro.

"Fino alla fine sarà lei gelosa della nostra amicizia e ti chiederà di scegliere come ha fatto quell'altra stupida. O peggio ancora sarai tu stesso a non volermi più calcolare perché ormai mi avrai sostituita con la tua Merida" si fa prendere dalla paranoia. Sembra proprio una bambina capricciosa quando fa così. Però so che in realtà non sono altro che le sue insicurezze che vengono a galla.

"Prima di tutto Gaia non è il tipo di persona da chiedermi una cosa del genere, e secondo, non ti potrei mai sostituire. Siete due persone diverse a cui mi rapporto in modo differente, e siete entrambe insostituibili. In fine, mi spieghi chi diavolo sarebbe Merida?" provo a star dietro ai suoi ragionamenti.

"È un personaggio del cartone Disney Ribelle. Sai, quella con i capelli ricci e rossi che trasforma per sbaglio sua madre in orso? Come fai a non conoscerla!" si esaspera a causa della mia ignoranza in materia.

La mia faccia è un punto interrogativo.

"Non ho idea di chi tu stia parlando. Sai, non ho come te cugine piccole con cui spaccarmi i cartoni durante le festività"

"Che vita triste" mi compatisce.

"Ora scusa, ma devo andare e sono già in ritardo" le dico mentre guardo l'orologio che segna le nove di sera.

"Fammi indovinare... Gaia?" chiede con prevedibile ironia mentre alza gli occhi al cielo.

"Già"

"Sei diventato un tipo noioso. Prima eri tu a non sopportare le ragazze troppo appiccicose ed ora sei peggio della colla vinilica"

"Non dire scemenze, ci vediamo quando entrambi possiamo"

"Ma se passate tutto il tempo insieme. Te la porti dietro ovunque. Prima o poi non saprete più che dirvi e uno dei due si stancherà dell'altra"

"Se ragioni così, io mi sarei dovuto stancare di te da tempo ormai"

"No, perché io sono una persona dalle mille sfacettature che non smette mai di sorprendere" si autocomplimenta pur di avere ragione.

"Anche Gaia lo è, per questo mi piace" ribatto mentre infilo la giacca e metto il telefono, che avevo lasciato sulla scrivania di Ketty, in tasca. "Adesso devo proprio andare. Ci vediamo a scuola" la saluto con un bacio, circoscritto alla guancia questa volta.

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