Capitolo 34

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Non sono il classico ragazzo che, vedendo una coppietta stare insieme e sbaciucchiarsi, si lamenta o dice "Andate da un'altra parte a fare i piccioncini". Non lo ero fino a quel momento.
"Amore stasera i miei non ci sono. Perché non passi da casa e ci vediamo un film?" chiede Ketty a Claudio mentre si siede sulle sue gambe e gli stampa un bacio facendo scorrere la lingua sul labbro inferiore.
"Sarebbe figo. Non siamo mai stati a casa tua soli soletti" fa lui accondiscendente.
Ketty e Claudio non fanno altro che stare appiccicati per tutte le ore scolastiche ed oltre, il che è diventato alquanto fastidioso dato che si trovano l'una al mio fianco e l'altro d'avanti al mio banco. Neanche i
professori li tollerano più.
"Voi due, lì in fondo! Ricomponetevi, siamo in una classe, non in uno squallido motel" li riprende il professore appena rientrato dal bagno.
Sono passate due settimane dalla festa in spiaggia e dalla loro scoperta attrazione recíproca. Ormai stanno ufficialmente insieme, il che significa, che anche
quando usciamo fanno coppia agli occhi di tutti.
Claudio mi sembra molto preso da lei. Mi ha anche proposto di fare un'uscita a quattro con le nostre ragazze. Non so perché ma l'idea mi ha dato fastidio.
Mi fa strano pensare a Ketty come la fidanzata di qualcuno dal momento che non ha mai avuto un ragazzo. Di certo non potevo pensare che rimanesse single a vita ma neanche immaginare che sarebbe avvenuto tutto così in fretta, né che la persona a lei destinata fosse uno dei miei più intimi amici. Pensavo che anche Ketty lo ritenesse solo un amico fino a poco tempo fa.
"Troglodita" bisbiglia Claudio mentre scioglie l'abbraccio con cui aveva intrappolato a sè Ketty e la lascia scendere.
Ketty passa il resto dell'ora a giocherellare con i capelli biondi di Claudio e a sporgersi sul banco per sussurrare parole, che non ho alcune intenzione di sapere, al mio amico.
Sento come se la nostra amicizia si stia incrinando giorno dopo giorno. Ogni passo verso Claudio, è uno in meno a me.
Chiudo gli occhi un attimo e cerco di isolarmi, così da non sentire ed ignorare ciò che mi circonda.
"Perché stasera non metti il vestitino dell'altra volta che mi piaceva tanto?" chiede piano Claudio a Ketty per far
in modo che non lo senta. Ma fallisce, così come fallisce il mio intento di ristabilire il mio chakra. Non è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, piuttosto
un diluvio.
"Prof, posso andare in bagno?" alzo la mano.
"Vai Biucci, e non disturbare più la lezione". Gentile come sempre. Ci manca solo lui perché esploda sul serio.
Inghiotto il rospo e a grandi passi raggiungo il bagno maschile al piano di sopra. Allo specchio posso vedere la vena che ho sulla fronte pulsare. Non è affatto un bello spettacolo.
Le mani mi prudono così tanto da sentir il bisogno di tenerle impegnate. Prendere a cazzotti qualcuno -il volto di Claudio aleggia nei miei pensieri- sarebbe un'idea,
ma opto per il cellulare. Quando lo prendo dalla tasca vedo la notifica di un messaggio da Gaia.
"Ehi,ce la fai a verirmi a prendere da scuola? Ho voglia di vederti ;)"
"Ci vediamo tra poco" le rispondo, forse troppo freddo per i miei gusti ma non sono in vena di smile felici e cuoricini. Aspetto per qualche minuto una risposta ma non arriva. Forse si sarà offesa o semplicemente non mi potrà rispondere. So quanto Gaia sia fanatica su certe cose che riguardano la scuola.
Risponde ai miei messaggi solo durante le ore di religione, educazione fisica ed inglese. Io non mi sono mai fatto certi problemi.
Il rumore della porta che si apre mi ridesta dai miei pensieri facendomi ritornare alla realtà.
La testa di Gabriele -il secchione della mia classe- sbuca dalla porta e mi guarda perplesso vedendomi al centro del bagno, immobile, mentre lo fisso a mia volta.
"Il professore ha detto di rientrare. Sono già dieci minuti che sei fuori" mi dice mentre solleva gli occhiali sul naso.
"Dai Gabri, mancano quindici minuti e poi suonerà la campana per andarcene a casa. Digli che sto poco bene"
"Come vuoi André"
"Grazie" gli do una pacca sulla spalla, riconoscente.
I restanti quindici minuti li passo sfogliando la bacheca di Facebook, cosa che faccio solo quando sono davvero
annoiato. Foto di ragazze in bikini che già vanno al mare, di universitari alle feste, post sull'amore, post su "quanto rodi perché io sono figo e tu no",
eccetera eccetera. Sempre la stessa cantilena.
La campanella dell'ultima ora finalmente suona e gli schiamazzi dei ragazzi che si riversano dalle aule si
ripercuotono in tutta la scuola. Aspetto che le urla finiscano, così da assicurarmi che non vi sia più nessuno una volta entrato in classe. Non mi va di vedere un'altra sceneggiata d'amore mentre Romeo e Giulietta si salutano teatralmente per vedersi l'indomani.
Una volta affacciatomi in aula ed aver visto che è effettivamente vuota, recupero le mie cose dal banco e vado via. Sarei andato via, se solo il professore che mi aveva mandato in bagno poco tempo prima non mi avesse fermato appena fuori la porta.
"Biucci, si sente meglio adesso?" mi chiede circospetto.
È evidente che non abbia creduto al mio malore.
"Sì, prof. Nulla di grave, solo un po' di emicrania"
"Spero non le sia venuto a causa mia. Anche io soffro di emicrania. È notevolmente fastidioso. A volte non riesco a dormire per giorni. La cosa peggiora se si aggiunge uno stress psicologico. In questi giorni l'ho vista un po'... rigido"
"Lo stress per l'esame di maturità che si avvicina" mi giustifico, sebbene in realtà quello fosse l'ultimo dei miei pensieri.
"Tutti gli studenti ci sono passati, stia sereno. A proposito, ha già deciso di cosa tratterà la sua tesina?"
"La scelta. Le varie vie e cosa comportano" affermo sicuro, sebbene in realtà mi rendo conto di non aver deciso fino a quel momento.
"Scelta interessante, se mi permette il gioco di parole. E a cosa è dovuta? Spero di non essere troppo indiscreto"
"Ad un sogno che ho fatto. Mi frullava in testa già da un po' a dire il vero" l'immagine di Gaia e Ketty che mi indirizzano per due strade differenti mi ritorna in mente.
"Sono un amante dell'interpretazione dei sogni. Non a caso il mio filosofo preferito è Freud. I sogni possono mostrarci molte cose, anche insinuando in noi piccoli dubbi. Ci permettono di vedere cose che a volte abbiamo addirittura paura ad immaginare" dice, ma i pantaloni iniziano a vibrarmi
inducendomi a perdere la concentrazione. "Una piacevole chiacchierata, ma è chiaro che ora la sto trattenendo contro il suo volere, ed inoltre la scuola si è svuotata. Sarà meglio andare a casa e ancor meglio per lei andarsi a fare una bella dormita. A domani, e si assicuri di recuperare i compiti che ho assegnato a fine lezione" mi saluta con un cenno della mano prima di uscire dalla scuola con la sua ventiquattro ore stretta tra le mani.
Di certo, uno dei professori più strani che abbia incontrato.
Quando prendo il cellulare dalla tasca per vedere chi mi abbia chiamato, lo schermo mostra in grande il nome di Gaia,e accanto, l'orario. Porca miseria! Gaia mi starà aspettando fuori da scuola già da dieci minuti senza avere mie notizie. Le mando un messaggio per avvisarla del mio arrivo e mi precipito da lei.
Quando arrivo, l'ingresso della scuola è ormai vuoto e c'è solo Gaia sui gradoni ad aspettarmi. Gaia, ed un ragazzo mai visto prima d'ora. Un ragazzo che le parla ad una
distanza molto ravvicinata, quasi nulla, e che ora la sta bloccando alla parete del grande muro di pietra dietro di lei. Gaia gli mette le mani sul petto e... gli da un forte
spintone che lo fa traballare all'indietro.
Gaia volta lo sguardo pervaso dalla rabbia e si accorge della mia presenza. Non devo neanche chiamarla che già si sta precipitando verso di me, scendendo i grossi scaloni che ci separano.
"Amore, per fortuna sei arrivato" mi abbraccia stringendomi a sé cercando una protezione. Sono un po' confuso dal susseguirsi della vicenda, così la guardo in cerca di spiegazioni. So che lei odia la
violenza -me lo ha ribadito più volte dopo avermi visto picchiare suo cugino alla festa in spiaggia, facendomi promettere che non sarebbe ricapitato- ed è per questo che sto cercando di trattenermi con tutto me stesso dall'andare in contro al tipo che ora ci aveva raggiunti e mi guardava dall'alto verso il basso col suo caschetto biondo da ragazzo per benino e lo sguardo arrogante.
"Chi sei e che vuoi dalla mia ragazza?" gli chiedo minaccioso continuando a tenere stretta a me Gaia.
Potrei dire di voler evitare una rissa ma la verità é che non aspetto altro da tutta la mattina.
Mister-camicia-griffata però neanche mi risponde e si rivolge direttamente a Gaia "È per questo fallito che non vuoi più uscire con me? Sei caduta davvero in basso". Deve essere il suo ex, il bastardo che si è
approfittato di lei.
L'idea che quel viscido possa aver toccato la mia Gaia mi manda in pappa il cervello, ma prima che possa reagire,una mano si scaraventa sul suo viso.
L'impronta della mano di Gaia è ben visibile sulla pallida guancia del ragazzo, che ora la guarda disgustato. Io, al contrario suo, sono molto fiero di lei.
"Non ti permettere mai più di parlare così al mio ragazzo. Non vali neanche la metà di quanto vale Andrea. Ora sparisci, non mi cercare e non farti più vedere da queste parti" gli punta un dito contro. Lui sembra impaurito ed indignato al tempo stesso, ma prende la decisione migliore e fa dietrofront.
Il mio cuore pompa ancora velocemente per l'entrata in circolo dell'adrenalina. Inaspettamente, mi volto verso Gaia e la bacio ardentemente, cercando così di scaricare l'eccitamento, ottenendo come controindicazione di farne aumentare un altro.
Baciarla é così bello da farmi morire e rinascere al tempo stesso. Non vorrei mai staccarmi dalle sue labbra, anche a rischio di lasciare dietro di me tutto ciò che ci
circonda. Forse è proprio quello che desidero. Niente più test, migliori amiche lunatiche o sogni nel cassetto impossibili da realizzare. Solo io e lei. Un mondo perfetto.
Ma come tutte le dipendenze che si rispettino, ne voglio sempre di più ed improvvisamente quel casto bacio non mi basta.
Gaia percepisce la frenesia crescere in me mentre la tocco sotto la canotta leggera.
"Andrea, siamo in una strada aperta al pubblico. Potrebbe uscire qualche professore dalla scuola e vederci" mi ammonisce riportando la mia mano al suo
posto.
"Ti prego, non tornare a casa per pranzo. Resta con me. Ho bisogno di te" le sussurro in una dolce supplica, che lei prontamente accoglie. Un último bacio prima di una lunga serie.
Gaia avvisa i genitori che avrebbe mangiato da un'amica e poi mi trascina con sé. Con la sua allegria e la sua voglia di stare con me. Ciò che ci accompagna durante il tragitto verso la spiaggia è il silenzio, interrotto solo dallo scoccare di altri e più fervidi baci.
La scogliera su cui siamo seduti è umida ed intrisa di sabbia. La stessa sabbia che ora imbratta la mia maglietta. Un letto roccioso non è il più comodo su cui sdraiarsi, ma diventare a mia volta il letto di Gaia, mi
ripaga di tutto.
I capelli di Gaia mi accarezzano la fronte e le guance, facendomi il solletico. Le magliette non ricoprono più la nostra pelle, permettendoci di conoscere meglio i nostri corpi. Il seno di Gaia è nascosto da un semplice reggiseno di pizzo bianco. Manovro dietro la sua schiena per potercene disfare, ma Gaia mi ferma. "Aspetta" fa lei con il respiro spezzato e le gote arrossate.
"Non ci può vedere nessuno quì, Gaia. Non aver paura" cerco di tranquilizarla mentre le accarezzo con il pollice il mento.
"Non è per quello. Voglio provare una cosa. Una cosa che non ho mai fatto prima" sembra imbarazzata.
"Farò tutto quello che vuoi. Non devi vergognarti di chiedermi niente" penso a tutte le cose che vorrei e potrei farle, ed il rigonfiamento nei miei pantaloni, alla sola idea, cresce.
"Tu devi solo stare immobile" richiede.
Non oso controbattere alla mia piccola leonessa e rimango immobile ad osservarla, non sapendo cosa aspettarmi quando mi sbottona i pantaloni e abbassa l'orlo delle mutante. Penso che a breve mi accarezzerà per poi continuare a baciarmi, ma le sue labbra non tornano alla mia bocca, ebbene altrove. Mi ci vuole qualche momento per realizzare cosa stia accadendo. La sorpresa mi lascia di stucco e per un attimo trattengo il respiro, rilasciandolo in fine molto velocemente.
Stringo gli occhi per il piacere ma mi costringo a riaprirli per poterla guardare. E lei è lì, che mi guarda a sua volta, e non ci potrebbe essere cosa più eccitante di
questa.
Sento che è insicura ed inesperta, ma ciò lo rende solo più prezioso ai miei occhi.
Non voglio finirla in questo modo, quindi la prendo gentilmente per il viso, avvicinandola al mio.
"Sei fantastica" le dico dandole un bacio sul naso e poi sulla bocca a fior di labbra "Voglio farti stare bene anche io".
Non c'è bisogno di altre parole. Il mio pensiero è connesso al suo. E come le nostre menti, anche i nostri
corpi si fondono.

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