Come cibo per la vita

Capitolo 29

*Buongiorno :)*

*Per me lo è di certo ;) Giorno splendore* rispondo a Gaia, digitando velocemente le parole sulla tastiera del telefono.

Lo è davvero, una bella giornata. Mi sono svegliato con il sorriso sulle labbra a la sensazione di avere ancora Gaia sulla mia pelle.

La sera prima, é stato difficile staccarsi l'uno dall'altro. Avrei voluto fermare quel momento per riviverlo ancora ed ancora. Saranno stati cento e uno i baci che ci siamo dati in macchina prima di lasciarla entrare in casa, ognuno preceduto dalla stessa frase "Questo é l'ultimo".

Abbiamo continuato a messaggiare fino a tarda notte come due ragazzini alla prima cotta, divagando su quali fossero i nostri colori e stagioni preferite o le materie che odiamo di più. Ho così scoperto che ama il nero e la primavera ed odia il greco, unica materia in cui abbia mai preso un quattro e mezzo ad un compito in classe. L'ho presa in giro quando mi ha detto che crede nei segni zodiacali e gli ascendenti, anche se ha ribattuto rinfacciandomi che io da piccolo fossi molto superstizioso. Non credevo ci avesse mai fatto caso ma in effetti, quando eravamo al catechismo insieme, c'era sempre fuori all'entrata dell'aula dove andavamo a fare catechismo, una scala che il custode utilizzava per pulire le mensola sopra la porta, e che io prontamente spostavo ogni volta per evitare di passarvi sotto. Per non parlare del gatto nero che a volte la catechista Giovanna portava con lei. Lo evitavo come la peste.

Anche se le nostre curiosità riguardanti l'altro non erano finite, alla fine ci siamo arresi al sonno, rimandando tutto al giorno dopo.

Gaia mi aveva già avvertito che oggi non sarebbe potuta uscire poiché deve vedersi con le sue amiche. A quanto pare l'hanno accusata di non trascorrere più abbastanza tempo con loro da quando ha iniziato a frequentare me. È una frase che mi suona famigliare dal momento che anche la mia migliore amica continua a ripetermelo. Oggi però posso approfittare della situazione per stare con lei ed il resto della comitiva, evitando così di dovermi sorbire per l'intera settimana scolastica, una compagna di banco acida per non essere uscito per l'ennesima volta. Inoltre, é risaputo che la domenica é il nostro beer day, il che non mi dispiace affatto.
Questo mi fa venire in mente che devo togliere dal forno l'impasto a base di birra che ho lasciato lievitare. È una rivisitazione salata della Torta Angelica, ripiena di olive, pomodori secchi, feta e salame. Un toccasana per la dieta. Almeno è quello che mi ripete Ketty ogni volta che la invito a mangiare a casa mia e cucino questo, come molti altri piatti non esattamente dietetici. Non capisco di cosa si lamenti, dato che ha un bellissimo fisico con le curve al punto giusto. Non che mi ci sia mai soffermato più di tanto, ma penso che se fossi stato un qualsiasi altro ragazzo, oggettivamente, l'avrei trovata attraente.

Però si sa, tutte le ragazze si lamentano del proprio corpo anche quando non ci sarebbe nulla di cui lamentarsi.

Dopo aver steso l'impasto, lo spennello con un uovo e vi cospargo il ripieno che avevo precedentemente tagliato a cubetti. In fine lo arrotolo, taglio trasversalmente e intreccio per dargli la forma desiderata. Ora dovrò aspettare un'altra ora di lievitazione prima di metterlo a cuocere in forno. Ho già l'aquolina in bocca. Grazie al cielo la maggior parte di noi ragazzi -ed io sono fiero di essere uno di loro- non si preoccupa di quante calorie o grammi contenga un piatto.

Il mio unico problema in cucina, come al solito è mio padre, il quale darebbe di matto se mi vedesse ai fornelli piuttosto che sui libri. Oggi però non dovrò preoccuparmi di questo, dato che il nuovo datore di lavoro di mio padre lo terrà impegnato fino a notte inoltrata, essendoci un banchetto matrimoniale di una giovane coppia, la quale ha deciso di fare orario continuato dal pranzo alla cena. Per fortuna infatti, in questo periodo, le cose non stanno andando poi così male in ambito lavorativo e mio padre viene chiamato sempre più spesso. Forse riuscirá anche ad ottenere un posto fisso finalmente.