Il numero di ossidazione dell'ossigeno è sempre -2 tranne che nei perossidi. Invece per l'idrogeno é +1 eccetto negli idruri, continuo a ripetere mentalmente per memorizzare le regole di chimica.
È difficile concentrarmi come dovrei, quando ho per la testa il ricordo del sapore di Gaia ancora sulle labbra.
Ketty ha mandato un messaggio stamattina presto, chiedendomi come sia andata la serata. Stranamente, per la prima volta da quando conosco Ketty, ho sentito il bisogno di tenere i dettagli della scorsa sera per me, come se fosse qualcosa di così effimero, da aver paura di svelarlo a qualcun altro.
Perciò le ho risposto "Bene, quando torni ne parliamo. Come va con tua cugina?", cercando di sviare il discorso ed indurla a parlare d'altro. Per fortuna ci riesco, perché inizia a raccontarmi di quanto sia insopportabile stare con Valeria, la cugina, e che non veda l'ora di tornare a casa.
Mi piacerebbe che anche Gaia non raccontasse nulla a nessuno per ora, così da mantenere quei momenti solo nostri.
L'ossigeno è più elettronegativo dello zolfo e dell'idrogeno, ma il fluoro é più elettronegativo dell'ossigeno, sfoglio la pagina.
Ieri sera, dopo aver fatto il giro -o per meglio dire la corsa- in auto, Gaia ha ricevuto la chiamata dal padre, il quale le raccomandava di ritirarsi. Non volendo fare una cattiva impressione ancor prima di presentarmi a lui, ho eseguito i comandi ed accompagnato immediatamente Gaia a casa. Giulio, il padre di Gaia, ci stava aspettando sulla porta di casa, perciò non abbiamo potuto salutarci come avrei voluto.
Poco importa, l'avrei rivista domani dopo scuola quando sarei andato a prenderla. Almeno lì non ci sarebbe stato Giulio ad osservare ogni nostra mossa.
In un bilanciamento, la massa dei reagenti deve essere uguale a quella dei prodotti, sottolineo con l'evidenziatore giallo.
È quasi ora di cena e sono sui libri da più di quattro ore consecutive ormai. Chiudo il libro compratomi da mio padre appositamente per potermi esercitare per il test di odontoiatria che dovrò sostenere ad Agosto.
Nel pomeriggio studierò italiano per il compito di domani, e se non ce la dovessi fare a finire, mi butterò sul tema di cronaca, traccia preferita dalla maggior parte della mia classe, dal momento che nessuno studia italiano a meno che non ci sia un'interrogazione programmata. Inutile puntualizzare che Ketty predilige la traccia di letteratura, ed essendo l'unica, è la favorita della professoressa.
É sempre uno spasso chiamarla "cocca della prof" e vedere la reazione buffa che ha mentre diviene rossa in viso. Pare che possa scoppiare da un momento all'altro mentre mi minaccia di morte per l'ennesima volta, il ché lo rende solo più esilarante.
Rifletto anche se uscire o meno stasera. La domenica è la serata dell'happy hour beer e non sarebbe proprio il massimo fare il compito con il mal di testa del dopo sbornia. Opto per il rimanere a casa.
Lo squillo del telefono mi distoglie dai miei pensieri e riporta alla realtà.
È una grande scocciatura dover andare in cucina per poter rispondere, ma essendo da solo in casa non c'è nessun altro che possa farlo, quindi mi costringo ad alzarmi.
"Pronto?" rispondo al telefono fisso, vecchio di oltre otto anni.
"Pronto, tesoro? Sono la mamma" mi richiama dall'altro capo del filo. Un misto tra rabbia e nostalgia si insinua dentro di me, ribollendo in tutta la sua intensità. Bestemmio contro me stesso per non aver controllato il numero sul display.
Non aveva ancora capito come stessero le cose? Non volevo alcun rapporto con lei, né vederla o tanto meno sentirla. Non é una stupida. Sa che ignoro deliberatamente le sue chiamate al cellulare e limito al minimo ogni contatto. Eppure continua incessantemente a mandarmi messaggi e spedirmi regali e cartoline per i miei compleanni. Le ho perfino rifiutato l'amicizia su Facebook e messo la privacy ad ogni mia foto o post. Non le avrei permesso di partecipare -seppur indirettamente- alla mia vita, quando aveva scelto molto tempo addietro di non farne più parte.
"Ciao" saluto gelido.
"Come stai? Scusa se ti disturbo, devi essere indaffarato con lo studio. Tuo padre mi ha detto che ti stai preparando per un test d'ingresso universitario. Odontoiatria, giusto? Ti starai impegnando un sacco. Io e papà siamo molto fieri di te"
Da quando mio padre parla amabilmente con mia madre, raccontandole di me?
"Si, in effetti sono parecchio impegnato in questo periodo" cerco di farla il più breve possibile e allo stesso tempo di non chiuderle il telefono in faccia. L'ultima volta che l'ho fatto, mio padre si è molto arrabbiato con me, dicendomi che si tratta comunque di mia madre e che non dovrei trattarla male, nonostante la situazione non idilliaca che si era venuta a creare.
Ammiro e rispetto mio padre più di tutti, ma a volte davvero non riesco a capirlo. Dovrebbe odiare la mamma più di me per quello che ci ha fatto, eppure cerca sempre di coprirla e di farmi riavvicinare a lei, sostenendo che io non abbia nulla a che fare con la loro separazione e che perciò non debba schierarmi da nessuna parte.
Io non la penso così. Separandosi, non ha abbandonato solo papá ma anche me, facendo soffrire entrambi. Non la potrei mai perdonare per questo.
"Certo, capisco. Se è quello che davvero vuoi fare, dài il massimo e vedrai che ce la farai. L'importante è che qualsiasi cosa tu scelga, ti renda felice. Io sarò sempre fiera di te" mi dice con un filo di voce, quasi si sia commossa. Sento attraverso il telefono qualche colpo di tosse, come a voler ristabilire il normale timbro di voce.
"Scusa, sono un po' raffreddata" si giustifica, per poi continuare "Volevo anche avvisarti che probabilmente io e Sergio scenderemo in Puglia a luglio per il tuo diploma. È da un po' che non ci vediamo e mi é sembrata l'occasione perfetta, non trovi?" chiede mia madre entusiasta.
In me tutto poteva esserci in quel momento, tranne che entusiasmo. Il solo nome di quell'uomo mi faceva accapponare la pelle per il disgusto, ed ancora peggio immaginare di vederli insieme. L'ultima volta che è successo è stata anche l'ultima volta che ho rivisto mia madre, e dire che non ci vedessimo da un po' è un eufemismo, considerando che siano passati quattro anni.
Era il mio quindicesimo compleanno ed avevo organizzato una piccola festa a casa mia con i miei amici più intimi.
Loro due si presentarono nel bel mezzo della festa, pensando di farmi una sorpresa non dicendomi nulla. Peccato che alla loro vista, rimasi così scioccato che andai via di casa senza dire una parola, e non mi ritirai fino a quando mio padre non mi assicurò che se ne fossero andati. Ketty mi seguì a ruota appena capì le mie intenzioni e rimase con me tutto il tempo. Una volta ritornato a casa, i miei amici erano andati tutti via. Mio padre si era inventato la scusa che non mi fossi sentito bene e che per questo la festa dovesse essere annullata.
Dopo quel giorno, mia madre aspettò un mese prima di richiamarmi, non facendo però mai cenno a quella sera.
"Come volete" si sente che la mia voce é a malapena trattenuta. Non avrei resistito ancora per molto.
"Perfetto! Ora ti lascio andare, e scusa ancora se ti ho trattenuto per tutto questo tempo. Ci vediamo tesoro. Ti voglio ben..."
Riaggancio prima che possa terminare la frase. Non mi importa se se la sia presa o se é stato maleducato da parte mia. È stato già tanto sopportare fino a questo punto. Tiro un pugno contro il muro per la frustrazione, facendomi divenire le nocche rosse. La rabbia sovrasta del tutto la nostalgia e prende a rimontare più violentemente di prima.
Decido all'ultimo di cambiare i miei piani per la serata. Faccio un giro di telefonate ed avviso i miei amici di mettermi da parte un paio di bicchieri di birra da due litri. Al momento non ho bisogno di chiarirmi le idee, ma di annebbiarle.
STAI LEGGENDO
Come cibo per la vita
RomansaCosa vi aspettate quando in una storia entra in scena il solito bel ragazzo dallo sguardo ammaliante? Che si comporti da prevenuto snob egocentrico? Andrea non è nulla di tutto ciò. Ma è sicuramente uno che ci sa fare con le ragazze. Tutte tranne...