IX. Can you cook or can't even do that, honey?

3.6K 117 2
                                    

Quando avevo accettato la proposta di mia madre, non sono riuscita a stilare nell'immediato una lista di tutti i pro e i contro da prendere in considerazione. Come ad esempio non sapermi cucinare qualcosa, oppure non far notare a nessuna forma fisica che non mi trovo a mio agio in questa casa.

Un altro degli innumerevoli contro e sicuramente il fatto che l'essere con il quale avrei dovuto dividere questa abitazione non è uno qualunque come avevo previsto, bensì tutto l'opposto.

Mentre adesso mi trovo seduta sul bancone della cucina, comincio ha contare i secondi che passano fino al suo rientro sbuffando mi mangiucchio le pellicine delle unghie cercando di placare l'ansia... Anche se non so bene ha cosa sia dovuta ma la presenza di Asher mi mette in scompiglio l'ordine delle parole.

Il rumore del Kit di medicazione che sbatte contro il marmo del bancone mi fa sobbalzare; Lui si muove veloce come se già sapesse cose fare mentre si passa distrattamente una mano nei capelli scombinati.

- Ci hai messo tanto. -

I suoi occhi scuri si improvvisamente alzano per dedicarmi un po' di attenzione mi scrutano senza perdersi nemmeno un lembo della pelle scoperta delle cosce.

- Non pensavo che cronometrassi persino i secondi, mi sarei sbrigato. - sussurra ironico passandosi la lingua sulle labbra secche.

- Non cronometro un bel niente mi fa solamente male la coscia. - esclamo indicando la mia coscia ricoperta da vari schizzi di sangue.

La sua figura si avvicina lentamente a me mentre le sue mani si spostano sulla coscia ferita e con gli occhi conficcati nei miei mi abbassa la calza parigina.

Oh mio dio.

Trattengo il fiato non appena mi accorgo che la mano di Asher è giusto un po' troppo stretta intorno alla mia carne ma lui non sembra rendersene conto è troppo perso ha esaminare il taglio senza mai abbandonare la sua rigidità appena lo sfiora con la punta delle dita.

- Il taglio è troppo profondo devi andare in ospedale. -

- Cosa? Non se ne assolutamente parla. - dico sbrigativa.

- Tesoro ti devono mettere i punti o preferisci rimanere con la coscia mezza aperta? -

Ma cosa sta dicendo? È poi perché diamine lo dice in modo così tranquillo?

Come se cucirsi la propria carne è la cosa più normale e piacevole al mondo.

- Ma non esiste proprio con un po di disinfettante mi bassa. - lo contraddico.

- Non eri tu quella che studiava per diventare chirurga?- domanda con un cipiglio alzando il capo.

Il suo viso è ha un palmo dal mio.
Lo fa apposta a ridurre le distanze qusto imbecille?

- Asher... Non mi va di andare in ospedale per un stupido taglietto per favore. -

Dio lo sto sul serio supplicando?

Negli ospedali non ci ho passato di certo giorni belli i corridoi bianchi, la puzza di disinfettante mentre i dottori corrono fra essi con cartelle di medicazione in mano. Un orrore che si avvera non appena Asher tira fuori il suo Iphone dalla tasca della tuta cercando tranquillamente in rubrica il numero di mia madre.

- Ciao Elizabeth perdonami per averti chiamato ma Magaret si è ferita per la precisione si è fatta un taglio molto profondo sulla coscia destra che per chiudere esso servono dei punti; Ma lei non vuole saperne di andare al ospedale. -

La voce opaca di Asher rimbomba nell'isola della cucina mentre i suoi occhi sono fissi nei miei mi scrutano con durezza.

- Va bene. -

Improvvisamente mi passa il suo telefono lo appoggio al orecchio staccandolo subito dopo appena mia madre comincia ha urlare.

- Per santi numi ragazzina, sali in macchina e corri in ospedale con Asher se non vuoi che venga io a tirarti per le orecchie fino ha farti piangere è ti farò fare anche una figura davanti
hai tuoi amici, non vorrai più uscire di casa! -

- Ma mammaa. - piagnucolo lasciando un'occhiatccia ad Asher che i tutta risposta mi guarda con superiorità.

- Non voglio sentire lamentele. - subito dopo attacca facendomi rimanere turbata.

- Sei un infame. -

Decisamente.

Si alza dal sgabello così velocemente che lo perdo di vista, si piazza improvvisamente davanti alla mia figura mentre un suo palmo si poggia al lato delle mie cosce è solo ora mi rendo conto che l'altra sua mano è ancora stretta intorno alla mia coscia ferita.

- Cos'hai detto? - domanda.

- E possibile che io debba sempre ripetere? -

- Ragazzina... - La sua guancia sfiora la mia non appena la sua bocca giunge al mio orecchio.
- Devi smetterla... - Sto tremando. - Di parlarmi in questo modo, intesi? - Sussurra con alito bollente sul mio orecchio facendomi tremare le viscere.

Cosa mai mi potrà fare.

A giudicare però dallo sguardo di disprezzo e le parole dettate con cattiveria ieri sera, sicuramente avrà voglia di tirarmi uno schiaffo. Eppure dubito che lo voglia fare, Asher non sembra un tipo violento, a scuola sta sempre alla larga dai gruppetti più popolari, quindi probabilmente tenterà solamente di mantenere il controllo con i sbalzi di nervi dalla sottoscritta.

- Okay. - mormoro.

Sembra più infastidito del solito. Oggi a scuola l'ho incrociato nei corridoi con quella Anderson, avrei voluto parlargliene d'ieri sera e magari tradire il mio orgoglio e chiedere un "scusa per ieri" veloce anche se non c'è un vero motivo per chiedere scusa, ma non ci sono riuscita.

Winny era sempre fra i piedi, di certo non voglio che nessuno senta che io abbia chiesto scusa ha qualcuno ma appena mi ha vista, ha girato il capo ritornando su quella ragazzina ignorandomi completamente.

- Bene ora a andiamo. -

- Ma... -

- Ma? - Chiede poco paziente.

- Fasciami la gamba, se macchiassi le piastrelle di James probabilmente mi ucciderebbe. -

- Perché da sola non sai farlo? - dice impassibile.

- Mi bruciano le dita cretino sennò non mi sarei mai abbassata al livello di chiederlo a te. -

Gli suoi occhi scuri si chiudono per qualche secondo prima di avvicinarsi è afferrare dal kit di soccorso una garza sterile, lentamente circonda la mia coscia macchiando il tessuto bianco di rosso.

- Muoviti ha scendere. - tuona cercando di mantenere la calma.

- Aioo! -

- Sei in grado di scendere da un mobile? -

- Ma ti lamenti per tutto? - Strillo massaggiandomi la coscia.

- Sei proprio una bambina. -

- Deficiente. -

Aspetto che si allontani prima di mormoralo, certo non sono mica stupida da dirglielo in faccia.

- Ma andiamo con la macchina? - domando zoppicando.

- No in metro. -

- Scusa è perché? -

- Non ho la patente, parli sempre così tanto? -

Dio che sfigato.

- Andiamo prima che muoia per un emorragia. -

FIRSTLOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora