XXIX. Strawberry and peach.

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Scusate il ritardo😫

🍓🍑

🛑

Freddo.

Queste è il primo elemento che sento appena i miei polmoni si riempiono di aria, apro gli occhi iniziando una vera lotta con le mie palpebre pensati che cercano di rimanere chiuse al sicuro.

«Aiuto.» un urlo soffocato abbandona le
mie labbra.

Non so quanto tempo sia passato ma sento mancarmi l'aria appena la mia vista appannata
osserva le catene che mi stringono i polsi.
Delle catene di metallo massiccio, arrugginito
è gelido mi contornano i polsi sottili, facendomi
notare la pesantezza del mio corpo penzolante che si basa solo sulle mie braccia ossute.

Riesco ha sentire con la punta delle dita il pavimento sporco è freddo mentre cerco di reggermi la testa con le ultime forze.

Mi sento morire.

Adocchio i tagli sulla pancia che sembrano essere troppo profondi per reputarli dei semplici graffi che diventeranno invisibili come solo il tempo sa fare, una fitta allo stomaco mi fa sobbalzare appena a stento mi muovo.

I miei occhi si chiudono. Si aprono. Si chiudono
è si riaprono appena dei passi pesanti richiamano la mia attenzione.

«Il mostro si è svegliato?» l'alito puzzolente del uomo che mi afferra il viso fra le mani mi fa rivoltare lo stomaco.

Così mi sforzo ad aprire gli occhi, o almeno quello che posso dato che le mie palpebre sono due sacchi di cemento.

Le sue dita lacerano la mia mascella mentre sorride facendo intravedere i suoi denti gialli
è non appena lo vedo avvicinarsi più del dovuto alle mie labbra, aggroviglio la poca saliva che
mi è rimasta in gola per sprecarla sul suo volto.

«Lasciami.»

L'uomo dalla capigliatura ramata inizia a ridere di gusto prima di raccogliere con le dita la mia saliva che scorre con lentezza sul suo volto disgustoso prima di portarsele in bocca.

«Pscicopatico.» esclamo cercando di scalciare.

Inizio a urlare, piangere, è sudare freddo.

«Vuoi del acqua?»

Stop.

La voce che mi sta parlando non è quella di quel squallido uomo ma è bassa, delicata è maschile riesco ha sentirla nel mio orecchio destro.

«Non piangere Tesoro.» sussurra quella voce nel mio orecchio prima che qualcosa di caldo si poggi sulla mia guancia.

Non è puzzolente, profuma benissimo.

«Per favore non piangere.»

Di nuovo.

Così mi sforzo ad aprire le palpebre pensati trovandomi il buio davanti agli occhi.

Ho bisogno di aria.

«Dove sono?» bisbiglio cercando di mantenere il controllo.

«Tra poco arriveremo a Los Angeles.» la voce bassa di Asher mi batte delicata sulla guancia.

Potrei riconoscere la sua voce anche nella follia.

«Tu... Io... Cosa è successo?» le luci sono spente mentre al mio fianco con la coda dell'occhio intravedo una coppia dormire.

È l'uomo? Il freddo che mi congelava le viscere?

«Ti sei addormentata.»

«Non è vero, quel uomo c'era davvero...» sussurro affretta ad alzarmi la canottiera per controllarmi la pancia.

FIRSTLOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora