the hell i won't || 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒎𝒆𝒛𝒛𝒐

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Volevo scrivere questo intermezzo? No.
L'ho fatto perché ho deciso di rimescolare le carte in tavola e aggiungere un effetto sorpresa? Sì.
È il capitolo/intermezzo più corto che abbia mai scritto? Anche questo, sì.
Ma va bene così, sinceramente. Consideratelo come un'aggiunta all'ultimo capitolo, che però non ho messo per via del cambio di POV. Enjoy!
- The Winter Writer

***

Narrator's POV
Unknown location

I passi dell'uomo riecheggiarono nell'ampia sala vuota. Gocce d'acqua cadevano intermittenti, dovute forse a qualche perdita dei tubi. L'edificio era molto vecchio e poco curato, perciò non fu una grande sorpresa quando egli si ritrovò a dover scavalcare calcinacci e a dover guardare dove metteva i piedi per evitare di cadere e spaccarsi la testa su qualche mattone. Rimandò indietro i capelli castani con un gesto distratto, troppo occupato a pensare al compito che aveva.
Lisciò il collo di pelliccia della giacca, senza però interrompere il suo passo cadenzato, e tirò fuori una pistola dalla tasca, verificando il numero di munizioni nel tamburo e poi rimettendola nella tasca.

Fuori era buio, ma il cielo stava gradualmente iniziando a rischiarare, preannunciando una piacevole giornata di primavera, prossima agli inizi di Aprile. Mancava così poco al processo del Caporale Wyatt, e quest'ultima era stata così stolta dall'aprire un file riguardante suo fratello a così pochi giorni dalla fatidica data. Non aveva potuto prevedere che adesso le cose sarebbero state il doppio più complicate? Che la giuria ci avrebbe pensato trenta volte, prima di dare il verdetto? Che lei si sarebbe presentata davanti ad un giudice con il rimorso e il dolore e il senso di colpa - e quindi non sarebbe neanche riuscita a pensare in maniera lucida?

Oltre al danno, la beffa, Caporale, pensò l'uomo, attraversando quel lungo sotterraneo infinito.

Dopo quella che parve un'eternità di cammino, egli si fermò davanti alla porta di una cassaforte arrugginita e segnata dalle intemperie. Era incassata nel muro, come un caveau, ma i graffi e le macchie nere di bruciatura facevano capire che per parecchio tempo quella cassaforte era stata all'esterno e aveva visto la luce del sole.
Inserì la combinazione, girò la maniglia e la serratura si aprì con un scatto rumoroso e poco fluido.

"Un po' di lubrificante per ingranaggi non ha mai ucciso nessuno." commentò a bassa voce, spalancando, poi, la porta verso l'esterno.

L'interno della cassaforte era molto più grande di quanto uno potesse immaginare, ma allo stesso tempo era buio e a malapena si poteva vedere più in là del proprio naso. L'uomo schioccò la lingua e accese la torcia che portava in mano fin dall'inizio, per poi puntarla dentro il locale blindato. Attraversò la soglia e puntò il fascio di luce prima a destra e poi a sinistra, constatando che la cassaforte era vuota.

O perlomeno, sembrava vuota.

Riportò la torcia dritta davanti a sé e fece un sorrisetto quando si accorse della presenza di ciò che cercava: era dalla parte completamente opposta alla porta, appoggiata contro il lato corto di ferro. Le lampadine che dovevano fare luce al contenuto protetto all'interno di essa erano rotte, esplose completamente.

Sospirò e raggiunse la capsula, schiacciando le schegge di vetro dei bulbi. Appoggiò una mano contro di essa e pulì la condensa fredda dal vetro per guardare meglio quello che c'era dentro. Chi c'era dentro. Era così illogico e insensato, continuare a tenere in vita una persona che non aveva avuto alcuna utilità per l'HYDRA. Non aveva alcuno scopo se non quello di fare da test - e anche in quello aveva fallito, quindi che senso aveva?

Appoggiò la torcia per terra e recuperò nuovamente la pistola. Tolse la sicura e sparò alla capsula, ben attento a non colpire il 'prezioso' contenuto, e poi fece un passo indietro. Crepe si allargano alla velocità della luce, partendo dal punto dove la pallottola aveva attraversato il vetro, andando a ricoprire tutta la superficie quest'ultimo. Ci fu un momento di assoluto silenzio, e poi il vetro implose, distruggendosi in mille schegge e rilasciando il vapore freddo contenuto nella capsula.

Un uomo giovane inciampò nei suoi stessi piedi ed uscì dalla capsula ormai distrutta, rischiando di cadere a carponi sul pavimento metallico della cassaforte e tossendo come se non avesse ricevuto ossigeno per decenni. I capelli biondi gli ricaddero sugli occhi mentre cercava di riacquisire la capacità di respirare autonomamente. Sputò sangue e poi cercò di riprendere un certo contegno quando si accorse che davanti a lui c'era un altro uomo.

"Dove diavolo siamo?" domandò, pulendosi la bocca con il dorso della mano.

"Un posto sicuro." rispose l'altro.

"Un posto sicuro dove?"

"New York."

"L'ultima volta-"

"Non era a New York, sì - ma le cose cambiano, Sergente."

"È Sergente Maggiore," puntualizzò il biondo, gli occhi vacui e le pupille fin troppo dilatate. "Che fine hanno fatto le buone maniere? Non so neanche come si chiama, per la miseria."

"Tempo al tempo, Sergente Maggiore. Sono solo venuto a prelevarla."

"Prelevarla per andare dove? Voglio solo tornare a casa mia, dalla mia famiglia e da Jason. Ho affari da intrattenere, che sicuramente non sono stati calcolati dalla mio servizio taxi."

"Vedo che il sarcasmo e la parlantina hanno persistito anche dopo quasi ottant'anni," ridacchiò il castano, godendosi l'espressione perplessa del giovane uomo davanti a lui. "Cercheremo di liberarla al più presto."

"Che significa 'ottant'anni'? E soprattutto, perché non sono morto? Credevo fosse quello il mio destino, siccome 'non avevo utilità'."

"Ha una missione da parte dell'HYDRA," proseguì, ignorando le domande. "Un ruolo da interpretare. Deve essere, beh, un... distrattore, sì. Un elemento distrattore per un nemico comune."

"Sarò libero di tornare a casa e di ricevere spiegazioni, oppure devo lavorare gratis senza nulla in cambio?" rimbeccò il Sergente Maggiore, ancora troppo confuso e sotto effetto di quei medicinali necessari per affrontare il criosonno. Avrebbe voluto chiedere di più, ma non solo si sentiva la bocca come fosse cartavetrata, ma era anche come se il cervello stesse provando a rimettersi in moto dopo anni. E stava avendo qualche piccola difficoltà tecnica.

"Non sia mai; se eseguirà gli ordini, poi sarà libero di andare e fare ciò che vuole. Si fidi, l'HYDRA ha tutti i mezzi," disse l'altro. "Ma se non vuole-"

"Col cazzo che non voglio. Ho solo bisogno di tornare dai miei genitori, da mia sorella e dal mio... partner." si affrettò a dire il biondo.

Il castano annuì, soddisfatto dalla risposta. "Molto bene, allora. Sergente Maggiore Easton Wyatt, io sono il Barone Helmut Zemo e le do il benvenuto nel 2020. Sono sicuro che questo secolo le piacerà."

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora