never stop

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A/N: piccola avvertenza! In questo capitolo si parla di trauma e altre tematiche pesanti (che novità, direte, la storia è nella categoria 'mature'). Questo è per dire che so che per molti può sembrare strano o inappropriato, ma tante persone superano il loro trauma scherzandoci su o prendendolo alla leggera, per così dire - io incluso: spessissimo le mie battute sono incentrate sul mio stesso trauma, perché é il mio coping mechanism.
Anche i personaggi del capitolo hanno questo coping mechanism.
Tuttavia, questa non è una giustificazione per scherzare del trauma degli altri. Ci tengo sempre a specificare quest'ultima parte: NON SCHERZATE DEL TRAUMA ALTRUI.
Detto ciò, ricordate che uno dei tanti numeri per l'assistenza e prevenzione al suicidio è questo: 800 86 00 02. Se avete bisogno di aiuto, non esitate a contattare il numero o a parlare con qualcuno. Le voci di tutti saranno ascoltate.
Buona lettura!

***

Le stelle erano particolarmente belle, quella sera. E per questo dovevo ringraziare un blackout. I blackout a New York, specialmente l'estate, non erano per nulla delle rarità: gli impianti elettrici erano vecchi, la gente accendeva i condizionatori a palla e boom, sovraccarico e spegnimento di ogni singola luce su tutta Manhattan. L'unico edificio a illuminare a giorno per tutti i trecentosessantacinque giorni, che nevicasse o ci fosse il sole, che ci fosse un blackout o meno, era la Avengers Tower. Perfino da Washington Heights si riusciva a vedere la gigantesca A turchese.

Guardai in basso, nella direzione della moto che Bucky aveva 'preso in prestito' e penzolai i piedi nel vuoto. Il tetto del Presbyterian Hospital era in una posizione strategica, e non fu neanche difficile arrampicarsi fin lassù, perché le scale antincendio non erano sorvegliate.

"Posso prendere una sigaretta?" chiesi, voltandomi per guardare Bucky.

Quest'ultimo corrugò la fronte, schiudendo appena le labbra. "Come...?"

"Non credere che non ti abbia mai visto, Barnes. Porti sempre un pacchetto con te, anche se non le fumi perché hai paura di prendere di nuovo il vizio. Eppure ti danno un senso di familiarità e nostalgia di cui tu non puoi fare a meno. Sfiori il pacchetto di Chesterfield, ripensi al sapore di libertà che avevano e poi ti rabbui di nuovo," spiegai con molta calma, la mia attenzione completamente rivolta ad un sassolino che avevo trovato sul parapetto. Poi, gli lanciai un'occhiata e, vedendo la sua faccia sorpresa, feci un sorrisino. "Ti ho fatto pelo e contropelo, Sergente."

"Non pensavo fosse così ovvio, tutto qua," provò a giustificarsi. Mise una mano nella tasca dei pantaloni, rovistò un po' e poi tirò fuori il pacchetto ancora sigillato. "A te l'onore."

"Grazie." risposi, prendendo il pacchetto e rigirandomelo fra le mani per qualche secondo. Con cura, come se fosse una cosa fragile, ruppi il sigillo e tolsi la plastica prima di aprirlo. Presi una Chesterfield fra le dita e poi restituii il resto del pacchetto a Bucky.

Quest'ultimo si riprese il pacchetto e mi porse un Flipper. "Come avevi intenzione di accenderla, sennò?" disse, divertito.

Abbozzai un sorriso e feci scattare la rotella dell'accendino. Guardai la fiammella crepitare, bruciacchiandomi appena il pollice. Anche una scintilla così piccola mi fece ripensare subito agli eventi di poco più di un ora prima: la base sotterranea dell'HYDRA completamente in fiamme e Meg che moriva. Scossi la testa, accesi la sigaretta e lasciai cadere il Flipper fra le mani di Bucky. Feci un tiro, assaporai la nicotina e socchiusi gli occhi quando buttai fuori la nuvoletta di fumo, godendomi quella sensazione piacevole che permetteva ai pensieri di annebbiarsi e ai problemi di sparire per qualche secondo alla volta. Spinsi la lingua contro il palato per sopprimere un colpo di tosse.

In men che non si dica, anche Bucky si era acceso una sigaretta.

"'Soddisfa'." recitai lo slogan originale delle Chesterfield.

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora