it's poison

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Bruce Banner esitò.

Eravamo da soli, nel suo laboratorio, dopo che aveva intimato a tutti di rimanere fuori per farmi la visita in pace; si prese il tempo di esercitare pressione sulla cicatrice che mi causava tutto quel dolore e di esaminare le mie mani, che avevano prosciugato la piena potenza del Tesseract che avevo nel corpo.
Il problema di quel controllo fu che alle pressioni del dottor Banner, non lamentavo dolore. Non accusavo neppure quel fastidioso doloretto che il Vicodin non riusciva ad eliminare del tutto, quello del quale ci avevo fatto l'abitudine.

Poi, verificò i miei riflessi e le condizioni del mio sistema nervoso.
Alla fine, controllò battito e respirazione, tornati entrambi regolari dopo quel breve lasso di tempo in cui entravo e uscivo dall'incoscienza.

E fu allora che Banner esitò nel darmi una risposta su che cosa non andasse in me.
Era forse il farmaco? Eppure nei precedenti quattro mesi il Vicodin funzionava così bene.

Bruce si tolse gli occhiali, li sistemò sulla scrivania e si massaggiò la fronte, socchiudendo gli occhi e mettendosi a sedere sulla sedia davanti al mio lettino.

Richiusi la zip della felpa e pazientai qualche secondo, sperando che fosse l'uomo a interrompere quel silenzio imbarazzante. Eppure, alla fine dovetti essere io la prima a parlare, oppure non ne saremmo mai venuti a capo.

"Che cos'ho, Bruce?" chiesi timidamente, inclinando la testa per cercare di capire cosa stesse pensando.

Alzò lo sguardo su di me e fece un lungo sospiro, seguito poi da una lieve alzata di spalle.

"È psicosomatico. Il tuo dolore è psicosomatico." rispose, facendo una risatina nervosa che non era affatto da lui.

Psicosomatico? Quindi tutti i crampi all'addome e alle mani non erano reali, ma solo una stupida convinzione del mio cervello?

"Il dolore psicosomatico è sempre legato ad una condizione mentale come lo stress o l'ansia, a sua volta legata ad un evento oppure ad un trauma. Prescrivendoti il Vicodin, ho rischiato di avvelenarti, perché non era quello di cui avevi bisogno." riprese, inforcando di nuovo gli occhiali e spingendosi con la sedia nella direzione della scrivania.

"Quello di cui ho bisogno sono antidepressivi e delle sedute psicoanalitiche?" ribattei, provando a non utilizzare un tono troppo accesso.

Io sapevo solo che il Vicodin funzionava alla perfezione, mi aiutava sul serio, e non capivo come questa diagnosi non fosse uscita fuori prima.
Se fosse stato psicosomatico, non avrebbe dovuto funzionare così bene, o peggio, non avrebbe dovuto funzionare affatto. Perché il problema si era presentato solo ora, dopo mesi?

Continuavo a sostenere con grande piacere la mia ipotesi che il Vicodin non aveva avuto semplicemente il tempo di entrare in circolo prima che arrivasse il dolore. Mi rifiutavo di credere di aver bisogno aiuto psicologico e di dover perdere tempo a parlare con uno sconosciuto di tutte le torture, gli abusi e gli omicidi che erano avvenuti in settant'anni.

"A quando risale il tuo ultimo attacco di panico?" domandò Bruce, con la sua voce perennemente pacata, mentre lisciava la pagina di un quadernino che aveva recuperato da un cassetto.

Come facesse non lo so, riusciva a mantenere una calma unica quando non era Hulk, che io mi sarei solo potuta sognare.
Era un mago dell'autocontrollo, quello che non avevo.

"Non lo so, un mesetto fa. Credo che sia stato dopo aver combattuto contro quella banda di squilibrati, in California." dissi, molto confusa dal rapido cambio di argomento.

L'uomo scrisse qualcosa che non riuscii ad interpretare per via della calligrafia disordinata e aggrovigliata, identica a quella dei medici.

"Prima di quello?"

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora