Quando aprii gli occhi non mi aspettavo di certo che avevo dormito per ben cinque ore, senza interruzioni e senza incubi o sogni. Mi puntellai su un gomito per osservare Bucky, che durante la notte aveva cambiato posizione e mi stava abbracciando da dietro; dormiva anche lui, con un aria più tranquilla del solito.
Sapendo quanto era sensibile Buck agli spostamenti, cercai di scendere dal letto il più piano possibile, nel tentativo di andare a preparare la colazione. Non fu facile raggiungere la porta perché:
1) mi toccò raccattare il mio vestito blu per appenderlo ordinatamente nella cabina armadio;
2) dovetti raccogliere il resto dei vestiti per metterli nel cesto dei panni sporchi;
3) dovetti mettermi un paio di pantaloni e dovetti anche disattivare il protocollo di sicurezza nella maniera meno rumorosa possibile – il che è difficile quando devi interloquire con un AI che ha il volume della sua voce sempre impostato su 100.Quando riuscii finalmente ad uscire, chiamai l'ascensore e aspettai in silenzio, godendomi la pace della Torre in una semplice mattinata di neve a New York. Probabilmente erano ancora tutti a dormire, perché per quanto ne sapevo io, gli altri Avengers erano rimasti nel salotto anche dopo che io e Buck eravamo andati via.
"Jarvis, portami in cucina, per favore." dichiarai a voce alta.
Le porte si chiusero e, in un batter d'occhio, mi ritrovai nella cucina dove, come avevo previsto, non c'era nessuno.
Aprii qualche cassetto a caso alla ricerca di un grembiule da cucina -che trovai dopo secoli- e mi misi all'opera per preparare un paio di torte; d'altronde questo era il mio metodo di reazione alle cose che mi scombussolavano.Il tempo di tirare fuori tutti gli ingredienti, che sentii uno strano formicolio alla nuca accompagnato da un leggero giramento di capo.
Ero osservata, e sapevo anche da chi."Parla adesso o taci per sempre." esordii senza neppure voltarmi.
"È un piacere rivederti anche per me."
"Non sono disposta a stare ai tuoi giochetti. Jarvis agirà non appena gli dirò una singola parola: pericolo." proseguii, aprendo il pacchetto di farina e versandolo sul piano di legno.
"Vengo in pace, giuro." mi rispose il biondo, entrando nel mio campo visivo periferico.
Aprii le uova con troppa energia e sospirai. "E perché dovrei crederti? Sei in una Torre ultra tecnologica senza un badge, mi perseguiti, fai discorsi strani e sei vestito come se fossi appena uscito da un film dei miei tempi. Per me sei scappato da un ospedale psichiatrico."
"Non sono scappato da un ospedale, questo te lo posso assicurare."
"Questo è tutto da vedere. Lasciami in pace, chiunque tu sia."
"Non posso."
Presi un coltello che avrei dovuto utilizzare successivamente e lo puntai nella direzione del ragazzo, che scattò all'indietro e alzò le mani in segno di resa. "Non vorrai davvero farmi del male, Z."
Un attimo di smarrimento attraversò le mie iridi. Solo una persona mi chiamava in quel modo e quella persona l'avevo perso tanto tempo prima. All'improvviso mi fu tutto chiaro, come se qualcuno mi avesse tolto una benda dagli occhi e avessi rivisto la luce del sole dopo secoli. Mille pensieri mi vorticarono in testa, mille domande e soprattutto un senso di sollievo e allegria si impossessò di me
Abbassai il coltello e sentii gli occhi pizzicarmi. "East?" mormorai, il labbro inferiore che tremava."Finalmente mi hai riconosciuto." disse sollevato. "Credevo che fossi scomparso del tutto in quel tuo cervellino malridotto."
Poggiai il coltello sul piano da cucina e lo abbracciai, tenendolo stretto a me per paura di perderlo di nuovo. Le domande continuavano ad affluire nella mia testa, ma gliele avrei fatte dopo; ora dovevo prima parlargli e recuperare il tempo che avevo perso.
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𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]
Fanfiction[sequel di 𝒕𝒊𝒍𝒍 𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆] [contiene spoiler dei due libri precedenti!] - Dopo aver rivelato al mondo la sua vera identità, Zelda Wyatt sta attraversando un periodo difficile; il mondo è diviso fra persone che la odiano...