the good old zelda

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Mi pulii le mani sporche su un panno e feci due passi indietro per ammirare l'opera che avevamo creato io e Tony.

"Dai, chiudila." lo incitai spostando una ciocca di capelli dalla mia fronte imperlata di sudore.

L'uomo sfiorò il reattore situato sul petto dell'armatura e quest'ultima, come per magia, si rimpicciolì fino a diventare un anello d'oro con incastonato uno zaffiro, assumendo così gli stessi colori brillanti che aveva quando era aperta.

"Perfetto." bisbigliò Tony prendendolo tra le mani e mettendolo in un piccolo contenitore di velluto blu scuro.

"Direi che il mio lavoro qui è completo!" esclamai, facendo un sospiro sollevato e finendo di togliermi il grasso dalle mani.

"Completo? Ma sei impazzita? Ti sei già scordata la parte più importante?" mi ammonì l'uomo, tenendo gli occhi fissi sull'anello.

"Credevo che fosse la nanotecnologia la parte più importante." replicai perplessa, sciogliendomi la coda per rifarla meglio.

"L'armatura ha bisogno di un nome, Revenant." roteò gli occhi l'uomo, degnandosi finalmente di lanciarmi uno sguardo.

Un nome per un armatura destinata a Pepper. Le cose si facevano complicate: io ero un soldato quindi la mia armatura, per conseguenza, si chiamava Iron Soldier, ma Pepper era il co-CEO della Stark Industries, quindi potevamo chiamare l'armatura Iron CEO?

"Rescue." dissi ad un tratto, rialzando lo sguardo e puntandolo su Tony.

"Rescue?" ripeté diffidente.

"Rescue. Pepper é l'unica persona che è riuscita a salvarti dai tuoi demoni e continuerà a farlo per l'eternità, perché sarà sempre pronta. Rescue."

"Potrebbe piacermi. E brava la mia Zelda!"

"Se mi abbracci un'altra volta ti meno." lo avvisai, mettendomi sulla difensiva per poi sciogliermi in un mezzo sorriso.

"Per carità, ci tengo alla pelle..." guardò il suo Rolex e sgranò gli occhi. "Santa pazienza, è tardissimo e non ancora ho finito di ricevere i fornitori per gli alcolici! Che ci fai ancora qui impalata? Vai a prepararti, chop chop!"

E con tali belle parole di rosa, fui spinta fuori dal laboratorio.

Nel frattempo era già calato il buio sulla città che non dorme mai; erano solo le cinque di pomeriggio, ma la luna quasi piena aveva già fatto la sua timida comparsa, accompagnata da qualche sporadica stella che non era stata coperta dall'inquinamento luminoso. La neve continuava a riflettere le luci della città e a conferirle un atmosfera propriamente natalizia.

Appena arrivò l'ascensore, ordinai a Jarvis di portarmi al cinquantesimo piano, che raggiungemmo in pochi secondi.
Entrai nella stanza e un pensiero mi investì come un treno in corsa. "I biglietti." gemetti, passandomi entrambe le mani sugli occhi.

Feci un sospiro e decisi di prendere in mano la situazione: prima scrivevo quei biglietti, prima potevo iniziare a cercare un vestito adatto per la serata. Agguantai la prima penna che mi capitò sotto mano e presi dei fogli da un cassetto del mio comodino, per poi andarmi a sedere alla scrivania. Cercai di incanalare quella vecchia indole da poetessa che avevo, ma sembrava praticamente impossibile recuperare quel pezzo di passato in particolare, poiché continuavo a cancellare ogni bozza che scrivevo.

"Serve aiuto?"

Mi voltai in direzione della porta scorrevole e notai Bucky, con le braccia incrociate e i capelli tirati indietro in un piccolo codino.

Sospirai e allargai le braccia, osservando le numerose brutte copie sparse su tutta la superficie della scrivania. "Forse. Sai scrivere i biglietti per i regali di Natale? Attribuendo formule diverse a ciascuno di questi?"

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora