Mancare

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Scorrete l'immagine per ascoltare la musica mentre leggete..
Buona lettura ❤️


Le nuvole passavano veloci, coprendo i raggi che illuminavano la camera da letto a intermittenza.
Erano passati mesi da quando ci eravamo trasferiti in un angolo sperduto della Francia, in una piccola casa immersa nella natura.

Mi spostai nel letto, muovendo le braccia tra le lenzuola sperando di toccare il corpo di Levi, ma al suo posto il tessuto vuoto di una sua maglietta mi riportò alla realtà.

Lui era con me anche quando non c'era, nella mia testa dormivo e mi svegliavo davanti al suo viso e ogni tanto mi sembrava di sentire la sua voce profonda rimbombare nella stanza, inghiottita dal vuoto.

Aprii gli occhi a fatica, avvicinando la maglietta al viso, ispirando l'odore debole che ancora impregnava il tessuto scuro.

Mi mancava da morire. Stavo divertendo pazza per lui.

Mi spostai a pancia in su, la maglietta adesso toccava la mia ventre evidenziandone la grandezza, ero sempre più sorpresa di quanto crescesse ogni giorno.

Ottavo mese, e già ero un uovo di pasqua pronto ad esplodere.

Sembrava solo ieri, il giorno della prima visita.
Eravamo in ritardo di almeno due settimane ma quel aspettare in più ci aveva ripagato dal sentire due battiti completamente scoordinati, quasi in contrasto.
La sua espressione inizialmente turbata si era presto trasformata in un sorrisetto quasi compiaciuto. Io cercavo ancora di decifrare le parole della ginecologa. Ero spaventata e non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, lui mi aveva preso la mano "Sono due gemelli" aveva detto, spostando la sua attenzione dallo schermo nero a me.

Piangevo, ancora, al solo pensiero di quel momento.


Ormai non sentivo più Levi da sei mesi, la verità era che avevo una fottuta paura di tutto.

Paura di non rivederlo mai più.

Odiavo il suo silenzio, le sue bugie, ma non riuscivo a non amarlo.
Mancava, la sua voce, il suo tocco, il suo profumo, mancava tutto.

Voglio credere che tornerai Levi, voglio crederti* ripetevo nella mente ogni giorno

Aveva studiato tutto alla perfezione.
Mi aveva isolato dal mondo, in un posto senza luce, senza televisione, senza internet, dove non potevo chiedere a nessuno, perché nessuno parlava la mia lingua.

Ero fuori, da ogni tipo di informazione. Ero fuori dalla sua vita.

Lontana da ogni contatto sociale, l'unica persona con me oltre ai contadini era mikasa, una ragazza asiatica che con lo stesso sguardo gelido di Levi si stava prendendo cura di me.

Lei, prima ancora che lo sapessi mi aveva sorvegliata per anni. Era stata il mio angelo custode e i suoi rari sorrisi erano davvero preziosi per me.
Sapeva mostrare una dolcezza quasi materna e dovevo ammettere a me stessa che molte volte le sue braccia delicate e forti mi ricordavano quelle di mia madre.

Il giorno in cui Levi era partito mikasa sembrava quasi volesse ucciderlo.
Lo odiava in maniera quasi viscerale, forse perché a causa sua era stata costretta a stare lontana da Eren.

C'era un accordo strano tra loro: mentre lei doveva sorvegliare me, lui pensava a quel ragazzo.
"A costo della nostra vita" così aveva detto prima di andarsene.

Nessuna lacrima era riuscita a fermarlo, ma dentro di me, sapevo che quell'indifferenza in quel momento nascondeva tanto sconforto e preoccupazione.


Undisclosed desires  (levixreader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora