Cosa ne pensa di me tuo fratello?

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"Fratellone~"

Jimin corrugò le sopracciglia con ancora gli occhi chiusi e lentamente annusò  l'aria, per poi mugolare infastidito e coprirsi meglio sotto il piumino, girandosi con la schiena rivolta alla porta.

"Fratellone~~"

All'improvviso ci fu un ondata d'aria fredda e il biondo si voltò di scatto, pronto ad urlare a chiunque avesse aperto la finestra nel bel mezzo di ottobre di prima mattina. Sorpreso si bloccò. "Jihyun?"

Il quindicenne era lì, seduto con gambe incrociate infondo a letto e illuminato solo dalla poca luce della finestra e una piccola candelina che era posizionata sulla cima di una grande torta ricoperta di cioccolato, dietro di lui c'era sia sua madre che suo padre, tutti e tre che lo fissavano con ampi sorrisi inquietanti.

Jimin urlò.

Velocemente si alzò, non ancora realizzando del tutto che fossero loro e si preparò ad attaccarli. "YAH CHE CI FATE QUI?!" Urlò ancora, mentre tutti e tre i suoi famigliari erano più concentrati sul suo corpo, quasi completamente nudo eccetto per i boxer. Appena Jimin realizzò di essere mezzo nudo si rituffò nel netto e sotto le coperte. "Guai a chi mi risveglia così-" Ringhiò a denti stretti, facendo ridere suo fratello.

"Sembri stupido."

Jimin lo fissò a bocca aperta e si preparò a tirarli un pungo in faccia quando velocemente si mise in mezzo sua madre. "Buon compleanno tesoro! Che ne dici di spegnere la candelina?" Domandò, spingendo la torta nella sua direzione mentre Jihyun faceva linguacce a suo fratello. Jimin lo mandò a quel paese sotto un sussurrò e sorrise ai suoi genitori, soffiando sulla candelina.

I Park si erano sempre trattenuti dall'adozione della vecchia tradizione coreana di esprimere un desiderio prima di soffiare le candeline, non è che non credevano nei desideri, semplicemente non lo trovavano necessario, se tu avevi un sogno facevi di tutto per renderlo realtà, perché restringersi solo a pensarci il giorno della propria nascita?

"Ma', ho fame."

"Sta zitto figliolo—"

"Park Dohyun!"

._.

"Jiminie tesoro! Guarda è arrivato Yoongi-ah!" Esclamò la signora Park mentre puntava attraverso la finestra il solito e vecchio cancello. Sia lei che Jihyun si slanciarono verso la finestra per poter osservare il ragazzo diciannovenne che stava fermando la moto.

Era ormai diventata routine per i due fissare Min Yoongi ogni mattina quando veniva a prendere il loro prezioso Jiminie il quale però non sembrava mai veramente, escluse un paio di volte, apprezzare l'arrivo del maggiore; era buffo vedere come, senza neanche dargli il buongiorno, andava a prendere la sua moto e, senza aspettare niente o nessuno, sfrecciava semplicemente via, mentre il corvino lo rincorreva subito con un piccolo sorriso nascosto.

"Spero sappiate di essere insopportabili." Mormorò Jimin, mentre addentava l'ultimo pezzo di torta della sua fetta. Svelto si alzò, afferrò la giacca e uscì di casa con un ultimo 'Ciao' e un 'A dopo e auguri figliolo' da suo padre. La signora Park e Jihyun si fissarono per un istante e sorrisero divertiti.

"Beh, in tutto ciò comunque ha smesso di lamentarsi e si sbriga anche quando deve uscire." Disse Jihyun mentre osservava suo fratello avviarsi verso il corvino che subito gli passò un casco nero che aveva legato sul posteriore del veicolo.

Proprio ieri Jimin stava pulendo la moto e si era reso conto che non partisse più a causa di un problema alla ruota frontale e con qualche lamentela simile a quella di un bambino piccolo aveva contattato Yoongi e gli aveva chiesto se gli avrebbe potuto dare un passaggio il giorno seguente, fortuna che gli zaini non dovevano portarli siccome c'era la partita di palla a canestro e la staffetta organizzata dalla scuola.

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