Arroganza

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Facendoci largo tra la gente riusciamo a tornare verso il giardino del locale. Il ragazzo dagli occhi scuri e penetranti non mi ha lasciato, ha sempre tenuto la mano ben stretta con la mia per tutto il tragitto dal bagno all'esterno del locale.
Quando arriviamo fuori noto che c'è un po' meno gente rispetto a prima e, anche se non ho il telefono con me, deduco che si sia fatto abbastanza tardi.
Riusciamo a trovare un angolo un po' appartato ed il ragazzo lascia finalmente lascia la stretta forte con cui avvolgeva la mia mano. È decisamente nervoso, lo vedo dalla sua mascella serrata e dai pugni stretti. Tira fuori un pacchetto di sigarette e se ne accende una, facendo un bel tiro. Si guarda intorno senza rivolgermi neanche una parola... la situazione mi sta mettendo in imbarazzo.

«Mi alzi una sigaretta?» gli chiedo per rompere il silenzio. Sono agitata per tutto quello che è successo in questa serata, ho proprio bisogno di fumare per smorzare un po' la tensione. Non ho mai preso il vizi del fumo, ma ogni tanto, in situazioni stressanti, faccio un'eccezione.

«Per ringrazià qualcuno glie scrocchi le sigarette?» domanda lui con un sorrisetto arrogante stampato in faccia mente mi porge il pacchetto.

«Di che dovrei ringraziarti scusa?» Chiedo portandomi la sigaretta alla bocca, per poi ricordarmi che ovviamente l'accendino è nella mia borsa al tavolo con gli altri.

«Del il fatto che t'ho praticamente salvata da quello stronzo» risponde in tono sarcastico accendendomi la sigaretta con il suo clipper.

«In realtà ti sei messo in mezzo, potevo cavarmela da sola. Non ho bisogno di un "cavaliere dall'armatura splendente" che mi protegge» rispondo portandomi la sigaretta alla bocca, faccio un bel tiro e sento che quando butto fuori il fumo i miei nervi sono già un pochino più distesi.

«Non pensavo che un tipo come te fumasse» dice lui cambiando discorso, sembra quasi offeso dalla mia risposta.

«Perché, che tipo sono io?»

«A tipica brava ragazza in cerca della sua favola»

«beh tu sembri il tipico cattivo ragazzo, quindi decisamente non rientri nel concetto di "favola"» rispondo in tono sarcastico

Lui accenna un sorriso, come a voler confermare quello che ho appena detto. Finalmente riesco a vederlo meglio, nel punto dove siamo le lucine degli alberi colpiscono perfettamente lo sconosciuto e soprattutto l'alcol che avevo in corpo non circola più così forte. Resto ammaliata dal suo viso, quei lineamenti marcati, incorniciati dai capelli castani mossi e lunghi fino alle spalle, gli zigomi alti e pronunciati, la bocca non troppo sottile e l'arco di cupido del labbro superiore assolutamente perfetto. Ma più di tutto sono i suoi occhi a colpirmi, quegli occhi scuri sono in grado di strapparti l'anima.

«Oh se vuoi na foto puoi chiedermela, così ti potrai vantà co le amiche tue» mi dice in tono arrogante, schioccandomi le dita davanti alla faccia.
Una foto? Ma di che parla questo? Perché dovrei volere una sua foto? Certo il suo viso mi è familiare, ma non capisco il motivo di dovergli chiedere un selfie.

«E di che mi dovrei vantare scusa?» rispondo io a tono. Ma chi si crede di essere?

«Che me te sei praticamente scopata nel bagno degli uomini» dice facendomi l'occhiolino mentre aspira la sigaretta per poi far uscire il fumo dalla sua bocca perfetta.

«Mettiamo in chiaro le cose! Intanto, io e te non abbiamo scopato, c'è stato un bacio... ma non sarei comunque andata oltre, soprattutto perché non ti conosco. Non so chi ti credi di essere, ma hai proprio sbagliato se credevi fossi una facile» Mento a me stessa, ne sono consapevole. Lui pure sa benissimo che se ci fosse stata la possibilità sarei andata oltre il semplice bacio, ma non ho alcuna intenzione di ammetterlo visto il suo atteggiamento arrogante e strafottente.
Lui si avvicina, mi continua a guardare negli occhi mentre siamo a pochissimi centimetri di distanza, ed io già sento che se mi baciasse non opporrei resistenza.

«Quindi tu non me te scoperesti?»

«NO» che bugiarda che sono...

«Dimostralo...» dice lui in tono di sfida avvicinandosi sempre di più, sento il suo respiro caldo sulla faccia.. è troppo vicino.
Alle nostre bocche manca davvero pochissimo per sfiorarsi, devo resistere alla tentazione di far scomparire quella piccolissima distanza che ci divide.
Restiamo così qualche secondo.
Il mondo intorno a noi sembra essersi fermato ed il tempo sembra non passare più, ci guardiamo ed io sento che potrei perdermi nei suoi occhi.
Quando è lui che sta per fare il primo passo per annullare quella distanza, finalmente ritrovo un briciolo di lucidità e di buon senso. Mi giro di fretta e mi inizio ad allontanare prima che possa fermarmi, lasciandolo lì a guardarmi mentre me ne vado.

CHE ARROGANTE! Ma chi si crede di essere?
Continuo a camminare alla ricerca dei miei amici, che trovo tutti seduti al nostro tavolo.

«Ma che fine hai fatto?!? Ci stavamo preoccupando!» esclama Ele alzandosi dalla sedia quando mi vede arrivare.

«È una lunga storia...» dico grattandomi i capelli con una mano, sperando non mi chiedano ulteriori dettagli che non ho voglia di raccontare in questo momento.
«Paghiamo e andiamo ragazzi? Non ho più molta voglia di stare qui» aggiungo.
Mi guardano tutti con aria interrogativa, non capiscono che cosa stia succedendo

«Ci dobbiamo preoccupare?» chiede Ale con tono ansioso.

«No no tranquilli, vi spiego tutto una volta in macchia» a quel punto ci alziamo.

Mentre camminiamo verso l'uscita del locale, con la cosa dell'occhio rivedo lo sconosciuto poggiato allo stesso muro dove prima stavamo parlando, con un ragazzo castano con i capelli lunghissimi e un altro invece alto e con i capelli chiari. Vicino a loro noto anche una ragazza bionda, davvero molto bella.
Come se potesse sentire la mia presenza, quel ragazzo arrogante dagli occhi magnetici si volta verso l'uscita, mi guarda e mi sembra di vedere sue labbra si incurvano in un sorriso presuntuoso e sicuro di se.

Devo andare via il prima possibile da qui, o non credo che sarò in grado di resistere a quegli occhi.

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