Solletico

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Una volta arrivati a casa, Damiano si è spaparanzato sul divano per guardare un po' di televisione.
Io, invece, dopo aver mandato un messaggio veloce a mia madre, per dirle che il viaggio era andato bene e che eravamo arrivati a casa, ho deciso di farmi una bella doccia.

L'acqua calda continua a scorrere sul mio corpo, come i pensieri che mi affollano la testa in questo momento... e che non sembrano volersi fermare. Continuo a ripetermi la conversazione avuta con Vic sul treno, le parole che ha detto... ed ogni volta ho sempre più domande e meno risposte. Cosa avrà voluto dire? Mi voleva mettere in guardia da qualcosa? Che cosa mi dovrebbe ancora dire Damiano? Dovrei chiedergli spiegazioni?
Non vedo l'ora che arrivino i miei amici questa sera, in modo da raccontargli tutto. Magari il loro punto di vista da esterni a tutta questa storia assurda sicuramente potrà solo che aiutarmi a capire il da farsi.

«Chia? Tutto bene?» mi chiede la voce di Damiano dall'altro lato della porta del bagno, che per prevenzione ho chiuso a chiave, visto che volevo avere un momento solo per me.

«Si... tutto... tutto bene... ho finito» rispondo balbettante.

Chissà da quanto tempo sono qui dentro per averlo fatto preoccupare.
Una volta uscita dalla doccia mi rendo conto che deve essere passato parecchio, visto che il bagno è pieno di vapore dovuto all'acqua calda. Prendo l'asciugamano e me lo avvolgo intorno al corpo, poi cerco di pulire lo specchio dalla condensa che si è creata per il calore della stanza. Afferro la spazzola e mi do una pettinata ai capelli, in modo da farli stare un pochino più in ordine.

Una volta finito, mi fermo per un secondo davanti alla porta. Prendo un bel respiro, in modo da darmi coraggio, e faccio scattare la serratura.
Con mia grande sorpresa trovo il corridoio deserto, così mi dirigo velocemente verso la mia camera da letto.
Spalanco le ante dell'armadio per scegliere cosa indossare questa sera, in modo anche da tenere la testa impegnata a pensare ad altro. Faccio scorrere una ad una le stampelle con i vestiti appesi, finché non mi soffermo a guardare un vestito bianco a fiori che non ho ancora mai messo. Lo prendo e lo posiziono sul letto dietro di me.

Una volta chiuse le ante dell'armadio, sobbalzo per lo spavento quando mi vedo Damiano appoggiato allo stipite della porta della mia camera. Per quanto ero persa nei miei pensieri e nelle mille domande non mi ero minimamente accorta della sua presenza.

«Allora sei viva! Avrai usato tutte le scorte idriche de Roma pe sta doccia» dice sorridente.

«Avevo proprio bisogno di rilassarmi un po'...» rispondo, con un sorriso decisamente forzato.

«Me dici che succede?» chiede lui, guardandomi con aria interrogativa. «È da quando siamo scesi dal treno che sei strana» aggiunge subito dopo, lasciandomi spiazzata per un attimo.

«Niente...» rispondo cercando di essere convincente, ovviamente senza successo.

«Chia... non sei proprio capace a mentì...» dice lui, ridendo.

Sospiro dopo aver sentito la sua affermazione. Non posso dargli torto, non sono mai stata brava a dire cazzate, fin da quando ero piccola... purtroppo o per fortuna sono una di quelle persone a cui si legge tutto in faccia...

«Me dici cosa succede in quella tua testolina?» chiede Damiano mentre mi si avvicina.

Quando siamo uno davanti all'altro mi scosta delicatamente una ciocca di capelli, mettendola dietro l'orecchio.

«Niente... sono solo paranoica...» rispondo, dopo un bel sospiro.

Alla fine, non è successo nulla per cui preoccuparsi così tanto... probabilmente è veramente solo la mia testa che si fa mille film da oscar... ma sento comunque una strana sensazione di allarme che non mi fa stare tranquilla.

«Bene... visto che non me lo vuoi dì co le buone... te dovrò convince in un altro modo» dice Damiano.

Quando alzo lo sguardo per incontrare il suo viso, mi trovo davanti il suo sorriso da furbetto, che mi fa presagire che ha qualcosa in mente.

«Che mod....»

Non ho neanche il tempo finire la frase che mi ritrovo sul letto, con Damiano sopra di me.

«Te do un'ultima possibilità» dice da sopra di me «Dimme che te passa per la testa» aggiunge con un tono fintamente minaccioso, che mi fa scappare una risata.

«Sennò che fai?» chiedo con aria di sfida.

Dopo aver sentito la mia domanda, fa un sorrisetto.
Quando inizia a farmi il solletico sui fianchi non posso fare a meno di scoppiare ridere. Devo ammettere che mi sarei aspettata qualunque cosa da lui, ma non questa. Mentre continua a stuzzicarmi le nostre risate riempiono la stanza, in quello che è forse uno dei suoni più belli che abbia mai sentito. Incredibile come con poco sia riuscito a farmi dimenticare tutto quello che mi tormentava, a fare in modo che la mia testa si svuotasse completamente dai dubbi, per lasciare posto solo alle nostre risate ed a questa felicità.

Quando finalmente si ferma, riesco a riprendere fiato. I suoi occhi profondi mi scrutano, finché poi si avvicina e posa le sue labbra sulle mie. La sua mano si posiziona sulla mia guancia e ci perdiamo in un bacio lento, delicato. Poco dopo però entrambi vogliamo di più, nessuno dei due riesce ad accontentarsi di così poco, ed in un secondo quel bacio si trasforma in pura passione. La sua lingua scorre sulla mia, facendomi avvampare.

Ed ecco il citofono che suona. Devono essere i miei amici...

Damiano sbuffa staccandosi dalle mie labbra.

«Incredibile come non se riesca a sta tranquilli con la propria ragazza...» dice poggiando la testa sul mio petto.

Per un momento la mia mente si blocca cercando di capire se magari potrei aver capito male.

«come mi hai chiamata?» chiedo sorpresa quando realizzo.

Non voglio farmi castelli in aria, potrei comunque aver frainteso... Magari la posto di "ragazza" potrebbe aver detto: "tazza", "chiazza", "terrazza"... anche se nessuna di queste parole ha molto senso... cioè perché avrebbe dovuto dire "terrazza"...

«T'ho chiamata la mia ragazza» ripete, tirando su la testa per poter incontrare il mio sguardo.

A risentire quella parola uscire dalla sua bocca mi sembra toccare il cielo con un dito.

«Sempre se per te va bene... perché dalla tua faccia pare che hai visto un fantasma» dice lui ridendo.

Non dico nulla, porto solo le mie labbra sulle sue come risposta. In questo momento voglio dimenticare tutto, i dubbi, le domande... non mi importa di nulla.

«Lo prendo per un si» dice lui, sorridente. «Vestite però! Perché dubito de riuscì ad andarmene da sta casa senza fa nulla... se resti ancora così» aggiunge indicando l'asciugamano che avvolge il mio corpo.

Vorrei dirgli di restare, ma ho davvero bisogno di stare un po' da sola con i miei e amici... almeno anche lui passerà un po' di tempo con la sua famiglia. In fondo è giusto che entrambi ci ritagliamo del tempo per noi stessi.
Infilo di corsa il vestito, e dopo essermi data un'occhiata allo specchio e una sistemata ai capelli, mi precipito ad aprire la porta per accogliere gli altri.

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