Vi avevo accennato di alcune dinamiche non tanto simpatiche nella mia sfera privata ed è forse arrivato il momento di parlarvene. Anche perché, per quanto sia brutto dirlo, è proprio a causa di questa situazione che ho deciso di fare questo lavoro. Ma cominciamo dall'inizio.
Febbraio 2021, mia figlia aveva appena quattro mesi, ancora allattata al seno e tanto attaccata alla mamma. Io, appena ripresa praticamente da gravidanza e parto, con il seno stracolmo di latte e con tante ore di sonno in meno. Nonostante ciò, avevo trovato un lavoro in un call center e avevo passato i colloqui per essere assunta. L'unico problema era la distanza: la bellezza di 100 km. Sul momento non mi era sembrata una distanza assurda, era un'ora di viaggio, due con il ritorno e mi era già capitato di dover fare tanta strada per lavorare. La differenza era che quando avevo dovuto fare la stessa quantità di strada, non ero una mamma alle prese con una neonata che mi faceva dormir poco la notte. Mi alzavo la mattina già distrutta, con il terrore di addormentarmi alla guida, sbadigliavo durante le nove ore di lavoro e a fine giornata avevo bisogno di due redbull, per poter fare la strada di ritorno. Il mio corpo ha dato segnali di allarme fin da subito, con nausee, vomito, febbre.. un giorno di assenza a settimana per via della stanchezza. Giorni in cui ho ricevuto grida e insulti dalla famiglia del mio compagno, che pensava facessi finta di star male per non andare a lavorare. Ultima settimana di lavoro, ultima perché mi hanno licenziata, sono finita direttamente al pronto soccorso: tiravo su anche l'acqua. Avevo un banalissimo virus intestinale, che però mi aveva distrutta. Ed è lì che si è rotto qualcosa. Perdendo quel lavoro, ho guadagnato una caterva di insulti e cattiveria, ne ho sentite proprio di tutti i colori: "sanguisuga, ti sei fatta mettere incinta apposta per farti mantenere, tornatene a casa tua, cattiva madre, persona superficiale, Elia sta con te solo perché avete una bambina.". Si lo so, forse era il caso di prendere la bambina e andare via, perché il mio compagno purtroppo non ha mai preso le mie difese, non ha preso alcuna posizione e mi ha lasciata sola ad affrontare quello scempio. Tra l'altro anche lui ha iniziato a minacciarmi di non pagare più la mia assicurazione sanitaria o la scheda telefonica, così da finire tra i cattivi pagatori e aver problemi. Sono una creatina forse ad essere rimasta.. ma l'ho fatto per mia figlia. E perché nonostante tutto io lo amo e so che anche lui mi ama.. è solo che sua madre gli fa il lavaggio del cervello.
Ho poi cercato lavoro per ben due mesi senza trovare nulla e, pur di fare stare tutti zitti e avere un attimo di indipendenza tale da permettermi anche di prendere la bambina e andarmene se dovesse succedere il patatrak, ho iniziato a fare questo mestiere. Adesso posso garantirvi che nessuno si permette di dire una sola parola.Torniamo alla situazione attuale: nessuno sa che lavoro faccio, tranne ovviamente Elia. Se i suoi venissero a saperlo, sarebbe la catastrofe. Non vedrebbero mai il sacrificio, sarebbero anche capace di dirmi che mi piace e che lo faccio perché soldi facili, senza neanche provare a mettersi nei miei panni. Loro non hanno idea di cosa possa significare andare a vendersi pur di arrivare a fine mese. E non capirebbero. Tipica famiglia un po' bigotta, casa e chiesa, quelli che io chiamo "prega a Dio e fotti il prossimo".
In tutto ciò, ieri mi sono iscritta all'università telematica. La mia speranza di cambiare mestiere, la mia via d'uscita. Un giorno ci riderò su. Ma non mi pentirò mai di aver fatto questa scelta.
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Diario di una escort
RandomTutto quello che leggerete è reale. Ho deciso di raccontare il mio mondo, il mondo di una escort, della prostituzione al giorno d'oggi. Prometto di non traumatizzarvi.