Crollo.

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Si può definire così, questa giornata. Un crollo. Proprio come la carta più brutta del mazzo nei tarocchi, la torre, che simboleggia il crollo di tutto. Quando proprio tocchi il fondo, ti ci schianti.
Ma iniziamo da stamattina.
Non ho neanche avuto il tempo di aprire gli occhi, che sento vibrare il telefono. Elia, dal salone, mi scrive "I miei sanno tutto, nega a morire".
Infarto.
Il cuore mi va su in gola, battendo come se stesse letteralmente per esplodere, rispondo ansiosamente "Se sanno tutto, negare è inutile. Non accusi qualcuno senza averne prova.. ammetti. Arrivo". E mi sono alzata, vestendomi frettolosamente, anche se data la situazione avrei preferito restare in camera e non uscire più.
Non so se vi avevo detto che sarei partita due settimane e che una di queste l'avrei passata dai familiari di Elia.
Ma comunque.
Vado in salone tesa come un bastone, saluto ed entro in cucina per farmi un caffè, quando mio suocero irrompe e mi chiede "è questa l'impresa per cui lavori la sera a far pulizie?", mostrandomi un'immagine dal telefono.
Aiuto.
Prendo il caffè e torno in salone, mi siedo a tavola e rispondo "ok, siediti e parliamo". E quella è stata la genesi del disastro. Lui e sua moglie erano sconvolti, schifati, incazzati neri e delusi. Mi hanno detto le peggiori offese possibili. Madre di merda, puttana, rovina famiglie. Mia cognata urlava insulti dal divano. E in tutto ciò mia figlia li, spettatrice di questo orrore. Ha solo undici mesi. L'ho guardata e mi son detta "Nina, mantieni la calma e placa gli animi in qualche modo".
Ho provato a spiegare i motivi di quella drastica scelta, sentendomi solo dire "son soldi facili, ti piace questo mestiere. Sei solo una puttana, sei sempre stata libertina, hai trovato lo stupido che lo accetta". Come uccidere qualcuno con le parole. Elia mi difendeva a spada tratta. Non mi ha lasciata sola neanche per un secondo, ha fatto valere le mie ragioni facendosi carico del 50% di responsabilità.
Così dopo urla ed insulti vari, abbiamo preso le valigie e siamo partiti. Ma Elia era a pezzi.. così siamo tornati indietro. Ho trovato mia cognata che continuava a darmi della puttana, ha iniziato a sbattere porte e finestre bestemmiando come una pazza psicopatica e mia suocera piangeva. Io con la bimba in braccio, mi son messa fuori. Mia cognata sale a casa sua, urlando e sbattendo tutto e Elia mi raggiunge in veranda, piangendo anche lui. Mio suocero viene e lo porta su, ma non so cosa sia successo per le scale.. inizio a sentire un respiro affannoso, delle grida e dei pianti, apro la porta e vedo mio suocero a terra per le scale, in piena crisi respiratoria, con accanto tutti che piangevano. Con mia figlia in braccio, ho chiamato un ambulanza, mentre mia suocera correva a prendere il Ventolin, lo spruzzino per l'asma. Non vi dico la paura.
Fortuna è che si è ripreso, facendomi annullare l'ambulanza. Da lì si son calmati tutti, come avessero preso una doccia fredda.
Io e Elia ci siamo stretti in un lungo abbraccio, anche con mia cognata, mia suocera e poi anche mio suocero.

È stato un delirio allucinante, una vera tempesta. Ho sconvolto tutti. Ho preso un pugno in faccia, realizzando davvero cosa faccio.

Quindi ragazzi, questa probabilmente è la fine della mia "carriera" da escort. Vi racconterò ancora qualcosa, visto che dovrò comunque tornare al club a prendere le mie cose e consegnare le chiavi, ma.. è finita.
Ho finito.
E mi sento finalmente libera.

Diario di una escortDove le storie prendono vita. Scoprilo ora