Sento una pressione sulla testa e un dolore lancinante, così apro leggermente gli occhi portando le mani sulla fronte.
Okay, sarà un semplice mal di testa post serata a sbronzarsi.
Man mano che la vista migliora sempre di più mi rendo conto di non essere in camera mia, o meglio ancora di non essere proprio a casa mia, ma per fortuna riconosco la stanza, che sarebbe quella dice ho dormito appena sono arrivata qua a Miami.
Non so perché io sia qui sinceramente, quindi ovviamente mi toccherà chiedere a mio fratello quale casino ho combinato ieri sera, ma prima ancora mi accorgo che c'è qualcuno affianco a me, così mi giro e noto Ander.
Faccio per alzarmi di scatto ma lui mi afferra la mano e mi spinge contro al letto.
«Che succede?» chiede lui con voce roca, ancora impastata dal sonno mentre si stropiccia gli occhi e fa per guardarmi.
«Vorrei capire perché ogni cazzo di volta che faccio una serata e esagero con il bere mi sveglio con te accanto senza ricordarmi niente.» affermo abbastanza irritata incrociando le braccia sotto al seno e solo ora mi rendo conto che non indosso i miei vestiti, bensì quelli di Ander, ne sono certa.«Non abbiamo scopato se è questo che ti interessa.» risponde mettendosi a sedere
«Ti stupirai da ciò che ti sto dicendo, ma è decisamente meglio così.» dico in modo piuttosto acido.«Puoi dirmi cosa ti ho fatto di male? Voglio che tu mi dica tutto. Perché hai così tanto astio nei miei confronti?» questa volta sembra lui quello irritato e lo si può capire dal tono della voce, come dal fatto che continua a picchiettare le dita sulla sua coscia nuda facendomi notare solo ora che indossa solo dei boxer.
«Davvero non lo sai Ander? mi stupisce questa cosa, davvero. Prima che sei partito per Miami finalmente eravamo tornati assieme stabilmente, non discutevamo più, c'eravamo promessi che saremmo rimasti in contatto, che ci saremmo sentiti ogni giorno, che la nostra relazione sarebbe continuata nonostante la distanza, ma no. Improvvisamente non ti sei fatto sentire più, non avevo tue notizie se non da Polo o ogni tanto da tua madre se la incontravo nei corridoi della scuola. Quando chiedevo a Polo se poteva passarti il telefono in modo tale da poter parlare mi diceva che non c'eri, ma poi puntualmente sentivo la tua voce capendo che semplicemente non volevi sentirmi. Sono stata male un anno intero per questo e poi quando sono arrivata qua ho scoperto pure che ti sei fidanzato. Io non credo di aver sbagliato in qualcosa, non credo di non averti mai trasmesso il mio amore per te, ed è per questo che non sono mai riuscita a capire il tuo comportamento. Volevi lasciarmi perché non mi amavi più? Bene, bastava prendere su il telefono e dirmelo, bastava anche un messaggio, anche perché non me la meritavo una cosa del genere dopo tutto quello che ho fatto per mantenere in vita la nostra relazione nonostante tutto e tutti. Lo sai quello che ho dovuto passare con Polo per noi, e tu alla fine hai fatto finire tutto in questo modo.
Forse per te era solo sesso, forse per te la nostra relazione era basata solo su quello e quindi quando non ci siamo più visti hai preferito ignorarmi, ma per me non era affatto così. Ecco perché ce l'ho con te, ecco perché ho così tanto astio nei tuoi confronti.» sputo tutto d'un fiato senza versare nemmeno una lacrima stranamente.Lui è in silenzio, forse cercando di metabolizzare tutto ciò che gli ho appena detto. Guarda un punto della stanza e non distoglie lo sguardo da lì, almeno fino ad ora che sta guardando me.
«Tu non sai niente» si limita a dire con gli occhi lucidi e piedi di rabbia.
«Allora dimmelo, cazzo!» urlo io presa dalla rabbia.
«Io non ho mai smesso di amarti» sussurra facendomi ridere.
«Tu non avresti mai smesso di amarmi? Bella questa!»«Si Emma, non ho mai smesso di farlo...» sospira guardando a terra e io smetto di ridere non sapendo se crederci o no.
«Quando sono arrivato a Miami i primi giorni era difficile sentirci, ma in ogni caso trovavo sempre il modo per farlo.
Dopo circa una settimana parlando con tuo fratello mi aveva detto che era meglio che ti lasciassi stare, che comunque con la distanza sarebbe stato troppo difficile per noi restare insieme, che probabilmente tu saresti stata meglio se non mi avresti più sentito in modo tale che col tempo mi avresti dimenticato e io avrei dovuto fare la stessa cosa. So che non avrei dovuto ascoltarlo, ma forse un po' per la distanza, un po' perché mi mancavi troppo... fatto sta che l'ho ascoltato. Poco dopo ho conosciuto Alexis, le ho parlato molto di te, ha provato a farmi stare meglio, mi ha aiutato molto in quel periodo e poi così forse per colmare anche un po' il vuoto che avevo ci siamo messi insieme, ma non ti ho dimenticata nemmeno ora, e sapere che sei stata così male per me mi uccide. Non sai quanto mi sento in colpa per questo.»Ottimo, ora sono io che sono rimasta in silenzio.
«Dimmi qualcosa, ti prego.» mi "supplica" lui.
«Quindi è tutta colpa di mio fratello?» chiedo continuando a non sapere che dire.
«Non credo lo abbia fatto con cattive intenzioni.» mi risponde avvicinandosi a me.
«Conoscendolo invece io penso proprio di sì» dico infine prendendo i miei vestiti e andando in bagno per darmi una sciacquata e poi metterli.Appena esco dal bagno vado verso l'uscita dove incontro Polo. Ovviamente lo ignoro, esco dal suo appartamento e vado via dal palazzo indirizzandomi verso il mio.
Ho decisamente bisogno di parlarne con Carla.
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Siamo un rompicapo 2
FanfictionContinuo della storia "Siamo un rompicapo" Dopo la partenza di Ander fra lui ed Emma restano molte cose in sospeso. Emma, spinta dalla madre, andrà all'università che frequenta anche suo fratello e i suoi due migliori amici, e sarà accompagnata da...