Capitolo 9

682 23 0
                                    

Questa mattina sento come se la testa mi stesse scoppiando. Ho i muscoli tesi, quasi doloranti e mi sento priva di forze.

Mi stiracchio leggermente e appena mi giro nel letto trovo un ragazzo totalmente nudo accanto a me che sta dormendo. Non ho la più pallida idea di chi possa essere. 

Ma aspetta, ci ho scopato? Cazzo.

Lo scuoto continuamente ma non vuole saperne proprio di svegliarsi. Io non mi arrendo finché finalmente non apre gli occhi e mi copro con il lenzuolo ricordandomi di essere totalmente nuda.

«È inutile che ti copri piccola, ieri abbiamo scopato da Dio» dice con voce roca ancora impastata dal sonno. È meglio se evita certe battutine che oggi è proprio una giornata no.

«Senti tesoro, ora prendi i tuoi vestiti, mettili e vattene, chiaro?» dico con rabbia.
«Cos'è, non vuoi il secondo round?»
Ma quanto cazzo è impertinente?

«Ho detto che te ne devi andare, hai capito o no?»
Sto per perdere totalmente la pazienza.
«Ti è appena venuto il ciclo per caso?»

Appena pronuncia quella frase prendo i suoi vestiti e li butto giù dalla finestra di camera mia.
Oggi non ho per niente pazienza ed è meglio che nessuno provi a provocarmi.

«Ma che cazzo fai? Sei malata per caso?» domanda allibito.
«Ora vattene se non vuoi essere buttato giù pure tu.» dico con pura rabbia.

Lui scappa velocemente da camera mia e velocemente sento la porta d'ingresso chiudersi seguito da un urlo di Carla.
Sarà sicuramente scioccante trovarsi di prima mattina un ragazzo totalmente nudo che ti corre per casa.

In poco tempo, come immaginavo, Carla irrompe nella mia stanza con volto scioccato.

«Chi cazzo era quello?»
«Un coglione che non voleva andarsene via» sputo acida.
«E per quale motivo era tutto nudo?»
«Ieri sera credo di essermelo scopato e questa mattina non voleva andarsene e quindi gli ho buttato i vestiti dalla finestra»
«È tornata la vecchia Emma!» esclama battendo le mani, non capendo che ho la testa che scoppia e che voglio restare sola.
«Allora, facciamo colazione?» propone, ma io faccio subito segno di no con la testa.
Finalmente ha capito che oggi è una di quelle giornate in cui mi sento incredibilmente depressa e voglio stare sola, così è tornata in cucina.

Saranno mesi ormai che non prendo gli antidepressivi, e perché non li prendo? Per potermi ubriacare.

Si, ancora una volta preferisco stare male.
Sento come se mi stessi autodistruggendo.

Accendo la tv e do uno sguardo a netflix.
Non posso fare a meno di notare tutte quelle serie tv lasciate in sospeso solo perché le vedevo con Ander e non le ho più continuate.

Do una spulciata anche ai film, soprattutto quelli deprimenti, e infatti scelgo "le pagine della nostra vita" dov'è impossibile non piangere.

Guardo quel film da quando ho compiuto 9 anni ed è inutile negare che ho sempre voluto qualcuno che mi amasse come Noah ama ad Allie.

Il loro è vero amore, uno di quelli che ti consuma e della quale hai sempre più bisogno. Lui la ama ancora nonostante la grave malattia, nonostante lei non si ricorda più chi sia l'uomo che ha sposato e che ha amato così tanto.

Ovviamente non vorrei arrivare a non ricordare più una cosa così bella, ma vorrei trovare una persona che mi ama, con la quale invecchiare e magari fare dei figli.

Forse sto affrettando un po' le cose, in fondo ho solo 19 anni, quasi, però al momento la penso davvero così.

Finito il film decido di mettermi le cuffie ed ascoltare musica deprimente.

Sto piangendo senza un'apparente motivo, forse per il resto delle canzoni, o forse per la mia orrenda vita.

Per chi mi guarda dall'esterno può pensare che la mia vita è perfetta. Provengo da una ricca famiglia spagnola, mia madre è una stilista importante e conosciuta, presente in tutte le riviste di moda spagnola, mio padre era un ricchissimo proprietario di aziende multinazionali sparse in tutto il mondo,  insomma, potrei dire di navigare nell'oro, ma tutto questo non fa la felicità, perché ora sto terribilmente male e i soldi non possono certamente comprare l'amore della persona che vorrei ora al mio fianco.

Carla entra più volte in camera mia per vedere se è tutto okay, anche se penso che ogni volta io stia peggio.

Fa il possibile per farmi distrarre, per farmi ridere, ma con scarsissimi risultati.

Improvvisamente sento suonare al citofono, sarà il postino o il corriere, anche se oggi è domenica ed è un po' strano visto che dovrebbe essere il loro giorno di riposo.

In poco tempo sento due voci maschili.

Cazzo, Carla ha chiamato Polo e Guzmàn.
Spero solo non vengano a rompere a me, soprattutto ora che sono in questo stato.

Come non detto.
Ora qualcuno sta bussando alla mia porta, ma io resto in silenzio per evitare che qualcuno entri.

«So che sei sveglia diavoletto!» dice Guzmàn aprendo la porta.

«Hei, che hai?» domanda con un'espressione compassionevole.
«Nulla, voglio solo riposare» dico fredda.
«Beh, non penso che se vieni in salotto con noi ti stanchi»

Pur di non sentire altre prediche e pur di non far entrare anche mio fratello in camera vado in salotto insieme a Guzmàn.

Saluto mio fratello con un cenno della mano e poi mi metto seduta sul divano abbracciandomi le gambe che ho portato al petto.

Gli altri parlano, ma io sembro nel mio mondo, non li sto totalmente ascoltando.

«Emma?»
Mi sento chiamare da Polo ed è come se improvvisamente mi fossi svegliata da una lunga dormita.
«Emma, che ti prende? Stai bene?» continua e io faccio cenno di si con il capo.

«Siamo preoccupati per te» sussurra ancora.

Ecco, apposto. Ci mancavano solo le sue prediche.

«Perché scusa?» domando irritata.
«Non sei più tu. Nessuno ti riconosce.
Sei sempre depressa, non mangi, non scherzi. Sei sempre pallida e si vede che stai male. Non dormi sicuramente bene visto che tutte le mattine hai due occhiaie impressionanti e non pensi a divertirti come prima. Sembra che dentro di te ci sia un'altra persona.» Bene, mi sto irritando maggiormente.

«Ma che cazzo dici? Prima ti lamentavi del mio comportamento e ora ti lamenti perché pensi che sono cambiata? Fai pace con te stesso tesoro, perché al massimo quello che è cambiato se tu e non io.» dico furiosa, Polo avrà anche ragione, ma come si permette a dirmi una cosa del genere?

«È vero Emma, sei cambiata tanto, in peggio però...»
Mi sussurra Guzmàn, come se in realtà non volesse farsi sentire.

«Bene, quindi anche tu la pensi così. Perfetto. E tu Carla? Sentiamo anche la tua opinione.»
Sono un fascio di nervi e sto tremando dal nervoso.

«Emma, noi pensiamo che tu debba farti seguire da una psicologa. Ti abbiamo già prenotato una seduta per dopodomani. Può aiutarti...»

«Non posso credere a ciò che sentono le mie orecchie e a parere mio dovete andarci voi dalla psicologa a farci controllare. E poi come vi permettete a prendermi una visita senza nemmeno chiedermelo? Siete proprio degli stronzi.»

Vado subito in camera mia e mi chiudo a chiave.
Sono incazzata come una belva e non voglio stare con loro un secondo di più.

Ma chi si credono di essere per dirmi una cosa del genere?

Siamo un rompicapo 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora