Capitolo 11

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Ho appena finito le lezioni e devo dire che sono andate abbastanza bene. Le materie mi interessano davvero molto e certi professori sono talmente bravi a spiegare che resto quasi incantata quando parlano.

Guardo l'orologio che tengo al polso sinistro per vedere tra quanto ho la visita dalla psicologa.
Manca una mezz'ora, così decido di prendere un caffè macchiato e dirigermi verso il suo ufficio.

Sono seduta nella sala d'attesa e sto sorseggiando lentamente il mio caffè. Il mio piede tamburella ripetutamente contro il pavimento e il cuore mi sta battendo all'impazzata. Sono nervosa, non so nemmeno io perché.
Alla fine devo solo vedere una sconosciuta a cui devo raccontare le mie cose, anche se questa situazione mi ricorda molto ciò che mi era successo a Barcellona, tutta la sfilza di psicologi e neurologi che ho dovuto cambiare prima di trovare quella giusta, tutto il percorso che ho dovuto fare per stare meglio, ma se posso tornare ad essere quella di prima mi impegnerò e darò tutta me stessa. Voglio stare bene e non dipendere da nessuno se non da me medesima.

Appena finisco il discorso fra me e me una signora sulla cinquantina molto magra e slanciata urla il mio cognome pronunciato male.
È così difficile capire che è spagnolo? Io non credo.

Mi alzo buttando il contenitore di carta nel cestino ed entro nella stanza. Mi guardo intorno e  noto che è  abbastanza spoglia se non per qualche cartellone qua e là.
Resto alzata per un po' guardando la donna davanti a me cercare qualcosa sulla scrivania abbastanza disordinata. Iniziamo bene.

«Siediti pure cara. Ho pronunciato bene il tuo cognome? Sai, faccio sempre difficoltà, sono Italiana» dice non appena trova ciò che stava cercando, un taccuino verde petrolio.
«Si, tranquilla» mento e mi siedo.

«Allora, come ti stai trovando in questa università? Dicono sia la migliore della Florida»
«Abbastanza bene, ma il primo trimestre è iniziato da poco, quindi vedrò successivamente.»
«Fai moda, giusto?»
Annuisco.
«Come mai? Vorresti diventare una stilista?»
«Adoro la moda, fare shopping e creare look. In più mia madre vuole rendermi erede della sua azienda multimilionaria di moda, quindi direi che era la scelta più azzeccata da fare.»
«E non ti sarebbe piaciuto fare altro?»
«Sinceramente non c'ho mai pensato, ho sempre saputo che avrei dovuto fare moda, quindi non ho considerato altre opzioni.»
«Capito. Con la tua famiglia come ti trovi invece?»
«Non sento mia madre dal giorno in cui sono arrivata qua. Non andiamo tanto d'accordo e a me va bene così. Invece ho un fratello maggiore che sta qua, con lui mi trovo bene e abbiamo sempre avuto un bel rapporto.»
«Capito, beh, io direi che come prima volta è abbastanza. Oggi volevo farti solo qualche domanda comune per conoscerti, poi andremo più nello specifico, d'accordo?»
«Va bene, arrivederci.» dico prendendo la borsa e uscendo dalla porta per poi chiudermela alle spalle.

M'incammino verso l'uscita e vedo Alec, sta venendo verso di me.

«Hei, che ci fai qua tutta sola?» domanda sorridendomi a trentadue denti.
«Nulla di che, stavo andando verso casa per mangiare qualcosa»
«Bene. Comunque questa sera fatti trovare verso le dieci sotto casa, voglio portarti in un posto e ci sarà anche Jace»
«Dove vuoi portarmi?»
«Ad una festa, non ti dico niente di più. Ah, più sei scollata e meglio è per questo tipo di festa»

Scuoto la testa sorridendo e gli do una spallata.

«Ora vado dai, ciao»

Prendo il telefono e leggo i messaggi di Carla e Polo, entrambi mi stanno chiedendo com'è andata con la psicologa. Rispondo che è andata bene e che oggi voleva solo conoscermi.

Rimetto il telefono in tasca e penso a che tipo di festa potrebbe portarmi questa sera Alec.

Mentre m'incammino verso casa decido di cambiare rotta. Ho bisogno di passare del tempo con me stessa  per stare meglio.
Entro dentro un salone di parrucchieri, ho visto su internet che è uno dei migliori. Voglio cambiare look ma non voglio tagliare i capelli, quindi direi di tingerli, magari renderli più chiari.

«Hei, avevi un'appuntamento?» mi chiede un ragazzo abbastanza giovane mentre sfoglia un'agenda.
«No, se possibile vorrei schiarirmi i capelli»
«Certo, va bene. Se vuoi puoi darmi la giacca e la borsa, metto tutto nel guardaroba.»

Gli do le mie cose e gli sorrido per ringraziarlo, poi mi metto a sedere su una poltroncina e il ragazzo inizia a preparare il colore.
«Quindi vuoi una sorta di shatush?»
«Esatto, abbastanza naturale però»
«Certo, va bene.»

Inizia a passare la tinta e man mano mette le ciocche tra la carta stagnola.
Quando i capelli sono tutti pronti mette sulla mia testa quella specie di casco che da calore, in modo tale che la tinta abbia più risultato.

Passano circa venti minuti e poi mi porta a fare lo shampoo. Da bagnati già mi piacciono.
Taglio un po' le punte e poi faccio fare la piega piscia. Da asciutti sono proprio una meraviglia.

Uscita dal parrucchiere decido di fare un po' di shopping visto che qua attorno è pieno di negozi.

                                             ~•~

Sono nel vialetto di casa mia e in lontananza vedo una persona sotto al mio portone che sta guardando nella mia direzione, più mi avvicino e più capisco di chi si tratti, Ander.

Non appena la sua figura si fa del tutto chiara e la noto venire in mia direzione, torno indietro, camminando a passo molto svelto.

«Emma, fermati per piacere...» urla non troppo forte in modo tale che possa sentirlo, ma io continuo a camminare. Sento i suoi passi sempre più vicini ai miei e io sono travolta da una marea di emozioni.

«Mi spieghi cosa vuoi?» urlo non appena afferra per la spalla facendomi voltare verso di lui.
«Te, cioè... voglio parlare con te»
«Beh, io invece no, quindi lasciami stare»
«Emma, fammi questo piacere»
«Lo vuoi capire che non voglio? E non devo farti assolutamente nessun piacere. Ora lasciami stare.» gli urlo nuovamente contro e me ne vado a casa.

Ora sono in bagno che sto iniziando a prepararmi per la festa.
Decido di mettere una gonna bianca abbastanza corta con un top a canotta coordinato, una cintura nera, delle sneakers bianche e un giubbotto di jeans corto e oversize.

Mi trucco leggermente e poi resto fissa a guardarmi allo specchio. È incredibile quanto io sia dimagrita in così poco tempo. Mi sembro quasi uno scheletro, mi faccio così schifo.

«Emma, andiamo?» Urla Carla dal corridoio, e senza dirle niente prendo la borsa e la raggiungo.

~•~

Sono alla festa da circa mezz'ora e già sono totalmente brilla.
Io, Carla, Alec e Jace stiamo ballando tutti quanti al centro della pista e devo dire che mi sento veramente felice, libera e spensierata, ed era veramente da tanto che non mi sentivo così.

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