Capitolo 17

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«Buon compleanno amica mia!» sento urlare improvvisamente, facendomi mettere subito a sedere. Prendo il telefono dal comodino per vedere che ore fossero.

«Cazzo Carla, sono le otto del mattino! Mi spieghi che problemi hai?» impreco stropicciandomi ancora gli occhi.

Ieri abbiamo passato tutta la notte a parlare di ciò che mi ha detto Ander, abbiamo dormito pochissime ore eppure lei è già così raggiante.

«Dai su, vestiti che andiamo a fare colazione. Abbiamo molto da fare oggi!» la guardo a sottecchi e mi alzo, ma prima riceve una cuscinata in faccia dalla sottoscritta. 

Faccio la mia solita routine mattutina per prepararmi e poi io e la mia amica bionda usciamo di casa.

«Dove vuoi fare colazione?» mi domanda lei con il tono di voce carico di gioia.
«Non so, Starbucks?» propongo io e lei accenna un sorriso.

In poco tempo raggiungiamo la nostra destinazione e facciamo la fila per prendere la nostra ordinazione.

«Cosa volete ragazze?» chiede il solito ragazzo dietro al bancone
«Io prendo un frappuccino al caramello e un muffin ai frutti di bosco» dico. Oggi non voglio pensare al cibo di troppo, non voglio sensi di colpa. Oggi è il mio compleanno e voglio stare serena.

Dopo aver pagato andiamo a consumare la nostra colazione in un tavolino all'aperto.
Incredibile come a Miami faccia sempre caldo.

                                    ~•~

«Dai, devo solo prendere la borsa che ho dimenticato da tuo fratello e poi andiamo a cena fuori io e te» insiste Carla trascinandomi per il braccio.
«Perché devo salire anch'io? Non ho piacere a vedere nessuno in quella casa, tranne che Guzmàn ovviamente.» replico io scocciata.
«Non pensi che vogliano farti gli auguri? Dai, sali con me!» mi assilla per l'ultima volta convincendomi.

Appena apriamo la porta l'appartamento è tutto buio, poi appena accendo la luce sbucano Ander, Polo, Guzmàn, Aitana, Alec e Jace. Tutti quanti urlano "Sorpresa!" e alcuni  vengono ad abbracciarmi e a farmi gli auguri.

«Beh, non me l'aspettavo...» sospiro io felice e un po' malinconica allo stesso tempo.

«Emma, auguri» mi dice Ander aprendo le braccia e avvicinandosi sempre più al mio corpo. Un po' titubante mi avvicino e lo abbraccio.

Il suo profumo inebria le mie narici e il contatto col suo corpo mi fa venire le farfalle nello stomaco e un gran calore nel basso ventre.

Finché posso mi godo quei pochi secondi che hanno avuto la capacità di farmi dimenticare tutto ciò che è successo in questi ultimi due anni.

Quando ci stacchiamo entrambi facciamo un sorriso imbarazzato e distogliamo lo sguardo da un'altra parte.

«Vieni con me un secondo?» Richiama la mia attenzione e io lo seguo in camera sua.
«Ho un pensierino per te. In realtà l'ho preso lo scorso anno sperando di potertelo dare prima o poi, c'ho sempre sperato...» dice prendendo una busta in carta lilla per poi darmela.

La apro e intravedo una lettera dello stesso medesimo colore della busta e un piccolo pacchetto di Pandora.

Prendo la busta e trovo una lettera scritta a mano e una nostra foto in vacanza ad Ibiza prima di litigare per colpa di Valerio.

Appena la guardo sorrido istintivamente e poi lo guardo negli occhi.
«Leggila» mi ordina e così faccio.

"Ciao Emma.
Onestamente, per come stanno ora le cose tra noi non so se leggerai mai questa lettera, ma io spero davvero di sì.
È passato un mese esatto da quando sono qua, ed è passato un mese esatto dall'ultima volta che ti ho vista all'aeroporto.
So che ti avevo promesso che mi sarei fatto sentire ogni giorno e che avrei lottato per la nostra relazione, ma io davvero non riesco ad averti lontana, non riesco a sopportarlo. Non posso sopportare il fatto di sentire la tua voce ogni giorno per telefono e non averti accanto, di non poter sapere sempre con chi sei e come stai, di non poterti tenere per mano, baciare, abbracciare e anche fare l'amore con te, perché solo Dio sa quanto è bello e quanto mi sento amato mentre i nostri corpi si uniscono e ti sento venire dicendo il mio nome.
Io ti amo Emma, ti amo ed ogni giorno che passa mi manchi sempre di più. Sento un vuoto dentro  incolmabile. È come se la metà di me stesso se ne fosse andata da un'altra parte pronta a non tornare più, e questo non lo capisco e non lo sopporto.
Ti ho allontanata cercando di dimenticarti, cercando di non pensarti più, ma non riesco proprio, e non sai quanto vorrei dirti tutto questo. Ad ogni modo spero davvero che tu adesso stia bene, perché anche se non posso sopportare il fatto che tu possa stare con un'altra persona, voglio solo la tua felicità e voglio davvero tanto che tu stia bene.

Per sempre tuo.
Ander"

Non posso credere a ciò che ho appena letto, ed è inutile dire che dai miei occhi stanno sgorgando lacrime.

Guardo Ander in faccia che risulta apparentemente nervoso, così mi alzo e corro ad abbracciarlo. Ne avevo davvero bisogno.

«Non ho mai smesso di amarti Emma, mai» mi sussurra all'orecchio lasciando un bacio umido poco più sotto.

«Apri il pacchetto ora, spero ti piaccia.» mi fa ricordare, così riprendo la busta in carta e prendo il pacchetto regalo. Appena lo apro trovo un anello davvero ma davvero fantastico. È in argento con un diamantino davvero molto fine. Noto poi che all'interno dell'anello c'è inciso "I love you", e lì torno a piangere, così lui mi raggiunge e mi abbraccia.

Appena ci stacchiamo mi mette l'anello e io sorrido malinconica pensando a tutto ciò che è appena successo.
«Che c'è?» mi domanda Ander con espressione interrogativa sul volto.
«Non possiamo stare insieme. Io ti amo, tu mi ami, ma non possiamo stare insieme.» sospiro rattristita guardando un punto vuoto della stanza.
«Perché no?» chiede poi e sposto lo sguardo su di lui.
«Non è ovvio? Tu sei fidanzato, ed a ogni modo abbiamo sempre questa assurda capacità di autodistruggerci a vicenda.» gli spiego il mio punto di vista e lui scuote la testa.
«Beh, io non la penso come te...» mi dice andandosene in salotto.

Sospiro un attimo e poi esco anch'io dalla stanza, ma prima di raggiungere tutti quanti vado in bagno a ritoccarmi il trucco.

Appena arrivo Polo mi prende dal braccio e mi trascina in una parte della stanza un po' più appartato.

Mi porge una busta rosa sorridente.
«So che spesso mi comporto davvero di merda con te e che tu non te lo meriti, ma tutto ciò che ho fatto l'ho fatto per proteggerti e perché ti voglio un bene inimmaginabile.»

Apro la busta e al suo interno ci trovo una piccola scatoletta rosa con un fiocco argento.
La apro e al suo interno trovo le chiavi di una macchina, ma non una macchina qualunque, bensì quella che mio padre aveva venduto e che era stata la mia preferita quando avevo 13 anni.

Per esserne sicura guardo mio fratello in volto e lui annuisce.
«Come hai fatto a trovarla?» gli domandò curiosa e felicissima allo stesso tempo.
«Ho chiesto a mamma e convinto le persone che la possedevano a darmela, infine l'ho fatta arrivare qua» mi spiega fiero di se e io lo stringo fortissimo.

«Grazie»

|Spazio autrice|
Ciao a tutti!
Scusatemi per la grossissima assenza, ma diciamo che gli ultimi mesi non sono stati i migliori.
Voi invece come state? È iniziato bene il vostro anno?
Ad ogni modo spero che questo capitolo, seppure non lunghissimo sia bastato a "tappare" un po' la mia assenza.
Vi voglio bene!❤️❤️

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