Capitolo 19

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Un raggio di sole mi fa svegliare improvvisamente, facendomi capire che evidentemente la sera prima non ho oscurato bene i vetri.

Stropiccio gli occhi e pian piano sento del calore provenire da dietro la mia schiena.
Mi giro di colpo e proprio affianco a me ritrovo Ander con solo i boxer addosso, mente io mi accorgo solo ora di essere completamente nuda.

«Non è possibile...» sospiro mentre dei piccolissimi ricordi di ieri notte mi tornano in testa.

Sono infuriata con me stessa.
Non solo sono andata a letto con una persona impegnata, cosa che non è mai stata da me, ma in più sono stata a letto con la persona che più mi ha distrutta in quest'ultimo anno.

«Ander, svegliati!» gli ordino alzando il tono della voce e coprendomi il più possibile con il lenzuolo.

Nonostante sia estremamente difficile non notare la sua evidente bellezza, la rabbia che ho in corpo ora è notevolmente superiore.

«Hei...» dice con voce roca mentre si stropiccia gli occhi.

«Vattene per piacere!» sbotto subito io rialzando il tono di voce.
«Ma che ti prende? Sei impazzita?» chiede lui guardandomi stranito.
«Pazza io? Non ti sei fatto sentire per un anno intero, vengo qua, scopro che ti sei fatto un'altra vita e appena puoi te ne approfitti e ti infili tra le mie mutande! Alla fine sono sempre stata questo per te, una da scoparsi e basta! La mia vita è stata un inferno per colpa tua, fin dagli inizi, quando mi ignoravi, poi tornavi, poi davi la colpa a me per la tua litigata con Polo, che diciamolo, ha ferito molto di più me, e quando finalmente tutto andava bene cosa fai? Sparisci, non ti fai più sentire, te ne freghi di me e mi rifili le tue stronzate, mi dici che mi ami ancora, che tutto questo lo hai fatto per me. Sei patetico, sai? Tu hai fatto uscire la parte peggiore di me e non ti perdonerò mai per questo!» sputo acida senza nemmeno rendermi conto della pesantezza delle parole che ho appena detto.

«Quindi è questo che pensi di me...» dice a voce bassa mentre raccatta i suoi vestiti per poi metterseli.
«Beh, scusami se ti ho rovinato la vita allora, non lo farò mai più» dice infine con piena amarezza per poi uscire da camera mia e probabilmente anche dalla mia vita.

Solo ora mi rendo del casino che ho appena combinato.
Solo ora mi rendo conto che, se avevamo una speranza, ora non ne abbiamo neanche mezza.
Solo ora ho capito di averlo davvero perso per sempre.

Iniziano a scendere fiumi di lacrime dai miei occhi, inizio a tremare.
Sento un vuoto dentro incolmabile.
È come se tutti gli organi interni mi si stessero comprimendo, uno contro l'altro per poi schiacciarsi contro la gabbia toracica.

Sento un dolore fortissimo, dolore che solo alla morte di mio padre ho provato probabilmente.

«Sei una stupida Emma, sei solo una stupida. Sei una bambina!» mi dico guardandomi allo specchio.

Butto a terra le prime cose che mi capitano, almeno finché davanti a me non vedo quella che probabilmente può essere la mia unica salvezza, l'unica cosa che può farmi dimenticare il casino che ho appena fatto e anche farmi calmare.

Mi vesto con le prime cose che mi capitano davanti e vado nel balcone.
Faccio su la prima canna senza sapere nemmeno io come dato che sto tremando.

Appena aspiro il fumo il mio corpo si calma notevolmente, si rilassa, mi sento quasi in pace.
È per questo che ho iniziato a fumare questo tipo di sostanze nonostante prima ne fossi contraria, mi rilassano quando nessun altro può farlo, mi fanno vedere il mondo sotto un'altra prospettiva.
Mi fanno sentire solo una spettatrice della mia vita, come se quello che mi accade in realtà appartenesse a qualcun altro e io fossi solo lì a guardare.

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