20

57 8 33
                                    

Guardai fuori dal finestrino il paesaggio che ci sfrecciava accanto; mio padre aveva ragione: il Regno di Salem era bellissimo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Guardai fuori dal finestrino il paesaggio che ci sfrecciava accanto; mio padre aveva ragione: il Regno di Salem era bellissimo. Si passava da villaggi rurali a città ampiamente civilizzate, dove le automobili non erano solo un lusso di pochi come succedeva nel mio paese. Alan e la sua famiglia possedevano un'auto, ma erano gran pochi a potersela permettere; la maggior parte dei sudditi si muoveva con tram o autobus. Tuttavia, più ci si allontanava dal castello, più la situazione cambiava: avevo visto qualche calesse in giro, il che mi sembrava una cosa veramente antiquata e forse nemmeno così economica. Quanto poteva costare mantenere un cavallo?

Spostai lo sguardo dal finestrino al mio piatto quasi vuoto. Puntuale come un'orologio svizzero, due ore dopo essere uscito dalla nostra cabina, Phil era tornato con il nostro pranzo ed io lo avevo accolto con fin troppo entusiasmo. In parte perché avevo una gran fame e in parte perché ormai ero stufa di danzare con Thomas, che sembrava tutto tranne che collaborativo, anzi, mi faceva sbagliare apposta cosicché Lia potesse sgridarmi. In quel momento tuttavia mi resi conto che abbracciare il mio ex ragazzo, come se fossimo ancora due ragazzini che giocavano nel giardino di casa sua, non era stata un'idea saggia: l'espressione con cui Phil mi aveva guardata prima di uscire mi aveva lasciato addosso un'emozione strana.

Il pranzo fu comunque eccezionale, dato che non gustavo il salmone da diversi anni (avevo quasi dimenticato quanto fosse buono!), anche se Lia aveva impiegato i primi dieci minuti a illustrarmi come sedere e come mangiare o come conversare con un duca. E mentre io seguivo l'etichetta alla perfezione, Thomas se ne stava stravaccato a bere e ridere, rubandomi di tanto in quanto qualcosa dal piatto. Il che mi portò a chiedermi se l'etichetta non servisse solo a me o forse, più probabilmente, anche lui aveva bisogno di qualche ripasso!

Fortunatamente Lia si addormentò subito dopo pranzo, lasciandomi finire il mio piatto in santa pace... già pregustavo l'odio che avrei provato a vivere con un duca per il resto della mia vita. Forse per questo il mio pensiero tornò improvvisamente a Everard. Rividi chiaramente i suoi occhi, fuori da quel finestrino, tra gli alberi verdi. Rividi il suo sorriso e percepii chiaramente le sue mani nei punti che avevano sfiorato la mia pelle nuda. A quel punto, senza alcun controllo sentii la magia scivolarmi tra le vene ed era calda, piacevole e invogliante: voleva comunicare con Everard, voleva sentire ancora una volta la sua voce, anche se sarebbe stato solo un suo pensiero. Voleva leggergli dentro quelle parole che la sera prima lui non era riuscito a dirmi. Oppure ero io a volere tutto questo? Forse volevo semplicemente sentire che mi amava, probabilmente perché io stessa non riuscivo a essere sicura delle mie emozioni. Vero, non riuscivo a smettere di pensare a lui, ma era anche vero che non avevamo avuto molte occasioni per parlare veramente. Era stato tutto travolgente, come se qualcosa di magico mi avesse spinto verso di lui ed io non riuscivo a dare un nome a tutto questo. In fondo, per anni avevo immaginato una vita con un ragazzino occhialuto che ora a malapena riconoscevo, non potevo sprecare il resto della mia vita a pensare a come sarebbero potute andare le cose con Everard... alla fine avrei commesso lo stesso errore che avevo fatto con Phil.

SALEM Noi e LoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora