7. Prima Parte

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Terrorizzata scattai all'indietro e corsi verso la camera di Charlotte, sperando di riuscire a nascondermi prima che la guardia reale mi prendesse

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Terrorizzata scattai all'indietro e corsi verso la camera di Charlotte, sperando di riuscire a nascondermi prima che la guardia reale mi prendesse. Anche se oramai era ovvio che non avessi più modo di scappare: avrebbero smontato la casa per trovarmi, ne ero quasi certa!

Maledicendomi mentalmente e premendo ripetutamente il tasto nascosto, sperando che così la porta si aprisse più velocemente, cominciai a tremare. Ero una stupida ragazzina che aveva appena condannato la sua famiglia a morte! Mamma non mi avrebbe mai perdonato per questo.

Perciò, quando quel dannato aggeggio decise di aprirsi, io ero in lacrime e spacciata, infatti non riuscii nemmeno a infilare un piede oltre la fessura che la guardia mi afferrò per i fianchi tirandomi verso di sé. Provai a liberarmi colpendolo allo stomaco, ma questo mio maldestro gesto lo fece solo infuriare di più. Infatti, a quel punto, mi strinse contro il suo petto bloccandomi le articolazioni talmente forte che per un attimo temetti che volesse uccidermi, il che però sarebbe stato un bene... la mia morte sul posto avrebbe potuto salvare la mia famiglia.

«Mary! Calmati!» ordinò la calda voce della guardia al mio orecchio. «Sono io Mary!»

Mi immobilizzai all'istante, ma non per i brividi lungo il corpo che mi aveva procurato il suo timbro di voce deciso o perché mi avesse, in effetti, appena ordinato di farlo. Mi bloccai perché io conoscevo la persona ferma alle mie spalle... certo la voce era più profonda di quanto ricordassi e più autoritaria, tuttavia risultava ancora familiare. E mentre la mia mente cominciava a elaborare teorie quasi complottistiche e il mio cuore si sentiva stranamente sollevato, una parte di me cominciò a chiedersi se tutto quello fosse reale. La sua presenza in casa mia era da escludere! Non poteva essere vero!

Lentamente la guardia mi girò verso di sé ed io potei osservare meglio il suo sorriso entusiasta e gli occhi di un intenso verde: erano della stessa tonalità che ricordavo. Era veramente lui...

«Everard?» mormorai confusa, poi automaticamente il mio corpo si piegò in una riverenza, come un gesto spontaneo di una vita che non mi apparteneva più.

«Mary, no! Per favore...» disse lui a disagio facendomi alzare velocemente. Poi senza alcun preavviso mi abbracciò. Subito restai spiazzata da quel gesto così informale, poi però cominciai ad apprezzare il calore e le emozioni che questo contatto mi stava dando, arrivando quasi a desiderare che non mi lasciasse più andare. Improvvisamente tutta la mia vita a Salem Village cominciò a sfrecciarmi davanti agli occhi ed io compresi perché quel contatto mi facesse sentire così bene: lui era una parte fondamentale di quella vita.

Ovviamente, con mia profonda sofferenza, Everard, o per meglio dire Sua Altezza Reale il Principe Everard, mi lasciò andare per osservare la mia intercapedine da cui proveniva la luce che gli stava illuminando il viso. Charlotte aveva ragione: era veramente carino. Gli occhi luminosi, che davano uno strano contrasto con le lunghe occhiaie di chi dorme poco, gli conferivano un'aria misteriosa... chissà, magari anche lui era tormentato dagli incubi come me.

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