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Per un lungo momento restai a studiare Phil come se fosse uno schifoso insetto entrato dal finestrino della carrozza

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Per un lungo momento restai a studiare Phil come se fosse uno schifoso insetto entrato dal finestrino della carrozza. «Questo odio sta ferendo solo te» precisai rabbiosa.

I soldati alle mie spalle si mossero nella mia direzione, quasi percepissero un pericolo che a me era invece invisibile; anche Lia, nella sua infinita genuinità, si nascose in un angolo raccogliendo al petto le ginocchia, come se davanti a lei vedesse un mostro orribile. Stranamente cominciai a chiedermi se non fosse vero: in fondo già nove anni prima io conoscevo a malapena Phil. Esserci scambiati appassionati effusioni nel bosco non ci rendeva meno estranei, anche perché, verso la fine, baciarci era l'unica cosa che facevamo. Forse mi piaceva Phil per questo: era un'emozione nuova ed io ero avida di nuove emozioni da ragazzina.

«Ferirà anche loro prima o poi, Mary. È solo questione di tempo» rise Phil colpendomi con una nuvola di fumo grigio dall'odore intenso di tabacco. «Siamo più vicini al cuore di Salem di quanto pensi.»

E questo cosa voleva dire? Era una minaccia? O forse si riferiva al rapporto tra sua moglie e Everard? Magari credeva che lui li avesse mandati con me solo per proteggere Ann... o forse lo aveva fatto veramente? Di quella storia, in fondo, mi aveva semplicemente detto "non è come pensi", io la ritenevo la passione di una notte, ma se non fosse andata così?

«Secondo le regole di corte non è tollerato per un maggiordomo un simile comportamento» precisò Lia drizzando la schiena e cercando di sembrare più adulta. Gli occhi fissi in su Phil. «Inoltre Lord Toothaker è stato chiaro sul fatto che dovete rivolgervi a Lady Mary come ad una signora, non sarà affatto contento quando tornerà qui.»

Phil girò lo sguardo verso di lei sorridendo, fece un altro tiro e lasciò che il fumo grigio si spargesse sopra il piccolo tavolo tra loro due. «Sarai tu a fare la spia?»

«Non può darmi del tu!» urlò Lia indignata, ma io percepivo la paura che stava provando. Era un'ombra nera alle sue spalle.

Phil però continuò a fumare incurante, così mi avvicinai e gli strappai la sigaretta dalla mano spegnendola nel mio bicchiere d'acqua. Poi mi girai di scatto verso di lui. «Non potete fumare qui dentro, signore» dissi a denti stretti.

«Forse mi sbagliavo, non sei cambiata affatto» rise Phil accendendosi un'altra sigaretta e, incrociando le gambe, si lasciò scivolare contro il poggiaschiena imbottito.

«Ti è andato di volta il cervello!» urlai. «Qualsiasi cosa tu stia cercando di fare, smettila subito!»

«Non sto cercando di fare nulla, Lady Marilyn» precisò Phil con sguardo rabbioso. «Negli ultimi anni ho guardato il nostro caro principe crescere e cambiare, perdere quell'energia che tanto odiavo da ragazzino, ma che mi elettrizzava in te. Poi ti ho rivista a corte e, una volta passata la confusione dovuta alla sorpresa, mi sono reso conto che anche tu avevi perso la tua energia.»

Lentamente, ma senza distogliere lo sguardo da Phil, mi spostai verso Lia e mi sedetti accanto a lei, poco lontano dal mio piatto o, per meglio dire, dalle mie posate. In realtà mi interessava principalmente il coltello... con quella lunga lama frastagliata sarebbe potuto tornarmi utile.

SALEM Noi e LoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora